Click day, la filiale calabrese e la rete dei broker stranieri

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C’era un collegamento tra un sodalizio criminoso dell’area calabrese dedito a favorire l’immigrazione clandestina su quel territorio e alcuni soggetti operanti anche nelle province di Napoli e Salerno.

Una serie di cointeressenze, i cui esiti sono stati segnalati dalla Procura di Castrovillari a quella salernitana, che ha poi portato all’attuale procedimento giudiziario con l’arresto di 31 persone in cui è emersa l’esistenza di un’articolata organizzazione criminale – composta da soggetti italiani e stranieri – capeggiata secondo le accuse da Raffaele Nappi con la complicità anche di pubblici ufficiali. Ieri la Procura salernitana ha chiarito che tali pubblici ufficiali non sono dipendenti prefettizi ma dipendenti degli uffici di Salerno e Napoli degli Ispettorati territoriali del lavoro che avrebbero dovuto controllare la congruità e rilasciare il parere sull’accoglimento delle richieste da parte degli immigrati. Oltre alla falsificazione dei requisiti necessari a consentire l’ingresso o la regolarizzazione dei cittadini stranieri sul territorio italiano, le indagini dei carabinieri per la Tutela del Lavoro (in collaborazione con la Guardia di Finanza) avrebbero portato alla luce che molte aziende per le quali erano state presentate le istanze erano di fatto inattive, create ad hoc proprio per la presentazione dell’illecita richiesta di manodopera. Ognuno aveva un ruolo ben definito: c’erano i soggetti stranieri intermediari dei cittadini extracomunitari che aspiravano ad ottenere un titolo legittimo per entrare o rimanere sul territorio italiano; i datori di lavoro compiacenti che, percependo un compenso per ogni pratica, inoltravano le domande e attestavano falsamente la necessità di manodopera per la propria attività oltre all’esistenza dei requisiti come la capacità economica, la congruità delle condizioni lavorative, la disponibilità di terreni e alloggi. E, ancora, i soggetti impegnati a reperire e a formare la falsa documentazione necessaria per la presentazione e il buon fine delle istanze; i referenti dei patronati (incaricati di pubblico servizio) che hanno inoltrato telematicamente le centinaia e centinaia di richieste durante i «click day» in cambio di 20 o 30 euro a istanza; i pubblici ufficiali presso l’Ispettorato territoriale del lavoro di Salerno e Napoli che avrebbero consentito l’esito favorevole delle istanze e l’emissione dei falsi titoli di ingresso o soggiorno, sempre in cambio di compenso per ogni pratica andata a buon fine. E, al termine della catena, soggetti che si sono occupati di riciclare i proventi illeciti.

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LE INTERCETTAZIONI

Un’attività illegale iniziata da Nappi nel 2004 come si è appreso da un’intercettazione nel corso di un incontro con un intermediario quando lavorava in Marocco con l’avvocato Gerardo Cembalo (raggiunto da una seconda ordinanza cautelare come, del resto, lo stesso Nappi). Dopo il primo arresto (luglio 2024) Raffaele Nappi ha anche reso all’autorità giudiziaria salernitana dichiarazioni autoaccusatorie ed eteroaccusatorie, ammettendo ad esempio di aver pagato circa 2mila euro a pratica ad ogni datore di lavoro «disponibile» alle false assunzioni; che il suo guadagno personale era tra i 1500 ai 2mila euro a pratica e che gli extracomunitari intermediari raccoglievano i soldi nei loro Paesi di origine chiedendo 6/7mila euro a passaporto in modo da coprire le spese, arrivando a fare per circa 110-120 pratiche anche 300mila euro insieme a Ferdinando Cascone (che conosceva da una quindicina di anni). E attraverso quest’ultimo, Nappi ha affermato di aver conosciuto Catello Cascone (anche lui raggiunto da misura cautelare) con cui ha iniziato a intrattenere rapporti dal 2021 ricordando altresì come questi cercava persone con grosse disponibilità di liquidità finanziaria.

Nappi, quindi, iniziò a portargli i soldi, Cascone gli faceva assegni o bonifici e lui andava a farsi emettere le fatture dal suo commercialista, lo studio Salvati, facendo inoltrare dal commercialista la fattura dopo aver ottenuto il denaro. E, in alcune occasioni, Nappi aveva fatto presente al padre o al figlio Salvati che effettivamente si trattava di fatture per vendite in realtà inesistenti. Ricordiamo che il blitz dell’altro ieri, che ha portato agli arresti domiciliari 31 persone (36 sono le misure emesse dal gip, ma cinque cittadini stranieri sono irreperibili), ha portato alla luce un enorme giro di permessi falsi attraverso il sistema del click day favorendo in questo modo l’immigrazione clandestina con accuse per gli indagati che vanno vario titolo dall’associazione per delinquere dedita appunto all’immigrazione clandestina, alla corruzione, falso in atto pubblico e riciclaggio.
 





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