Consiglio Grande, intervento del Coordinamento Volontari Alluvione 2022

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“Non sarà un momento per progettare insieme soluzioni condivise, né per ascoltare il sapere locale ed esperienziale”

Mercoledì 5 febbraio, alle ore 10.30, si terrà il Consiglio Grande a Senigallia alla presenza del governatore Acquaroli e del Vicecommissario Babini. L’obiettivo? Coinvolgere la cittadinanza nella pianificazione e progettazione della città e del territorio, in particolar modo rispetto ad opere ad alto impatto urbanistico, essenziali nel disegno complessivo di mitigazione del rischio idrogeologico.

Peccato che il “progetto già condiviso” (con chi?) del Ponte Garibaldi, tema principale della discussione, sia esecutivo e “non modificabile”. Peccato che solo gruppi organizzati e formalmente riconosciuti potranno partecipare alla discussione, non le/i singole/i cittadine e cittadini. Peccato che la riunione si svolga in un momento della giornata in cui la maggior parte delle persone che abita, vive e lavora nel territorio non potrà essere fisicamente presente. Il Consiglio Grande “servirà a chiarire” i prossimi interventi in città, non a raccogliere le preoccupazioni, le esigenze e le priorità di chi da anni convive con la paura di essere travolto da acqua e fango, subendo le conseguenze dell’incuria. Non sarà un momento per progettare insieme soluzioni condivise, né per ascoltare il sapere locale ed esperienziale di chi conosce a fondo la grave situazione di fragilità territoriale che affligge il Comune di Senigallia.

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Il 28 marzo scorso, alla presenza dell’assessore Aguzzi, è stata formalizzata la sottoscrizione dell’accordo di programmazione negoziata che avrebbe ricostituito la vigente assemblea del Contratto di Fiume Misa-Nevola. L’accordo rappresentava il punto di arrivo nella forma – ma di partenza nella sostanza – di un percorso iniziato ufficialmente nel 2015, con la prima costituzione del Contratto di Fiume. Anche qui, l’obiettivo? Definire, con soli 9 anni di attesa, le modalità del processo partecipativo da mettere in atto e le linee d’indirizzo strategico del piano d’azione per la ricostruzione.

Forse, in occasione del Consiglio Grande, sarebbe stato utile ascoltare le valutazioni del Comitato Tecnico rispetto ad alcuni degli elementi chiave del processo di riduzione del rischio idrogeologico: la ricostruzione del Ponte Garibaldi secondo norma di legge, il ripristino di tutti i ponti gravemente danneggiati o distrutti dalla scorsa alluvione, la realizzazione di nuove vasche di laminazione, il completamento della vasca di Brugnetto-Bettolelle, gli interventi di restringimento dell’alveo fluviale in corrispondenza dell’opera di presa della vasca. Ancora una volta assisteremo alla presentazione di interventi cruciali per la vivibilità del territorio, ma privi di un’integrazione in una visione d’insieme del sistema fiume. Ad oggi, questi interventi appaiono scollegati non solo da un’analisi approfondita dei costi sociali e dei benefici economici, ma anche da un reale processo di confronto con la comunità. La pianificazione/progettazione, infatti, resta prerogativa esclusiva di amministratori e aziende appaltatrici, senza un coinvolgimento attivo e concreto degli abitanti.

Questo approccio, estremamente settoriale e calato dall’alto (top-down), risulta non solo anacronistico ma anche in netto contrasto con le attuali linee guida nazionali, europee ed internazionali in materia di pianificazione e progettazione territoriale. Le strategie più avanzate, infatti, promuovono modelli partecipativi inclusivi, in cui il coinvolgimento attivo degli abitanti è considerato essenziale per garantire interventi efficaci, sostenibili, realmente rispondenti ai bisogni del territorio e socialmente accettati. Ignorare questa prospettiva non solo preclude opportunità di sviluppo equilibrato e consapevole, ma condanna il territorio a un inevitabile arretramento rispetto agli standard ormai consolidati a livello globale. Convocare il Consiglio Grande il giorno prima dell’assemblea del Contratto di Fiume mostra purtroppo la formalità dei passaggi istituzionali e la distanza dell’Amministrazione capofila dall’informare, condividere e coinvolgere la comunità. Dopo due alluvioni in meno di 10 anni, dopo i morti e i feriti, dopo le ripercussioni psicologiche, dopo gli ingenti danni materiali e immateriali non si possono più accettare le comunicazioni e le spiegazioni a posteriori. Pretendiamo massima chiarezza su spese, tempistiche e modalità di realizzazione delle opere. Chiediamo tavoli di confronto e rendiconto periodici, processi di mappatura collaborativa e co-progettazione, momenti di condivisione dei saperi locali, campagne di divulgazione del sapere tecnico-scientifico. Vogliamo che le amministrazioni locale e regionale rendano accessibili e comprensibili i meccanismi che determinano o meno le nostre possibilità di indennizzo nonché di salvaguardia dell’ecosistema fiume.

 

da: Coordinamento Volontarie/i Alluvione 2022



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