La sparatoria è avvenuta nella cittadina nel centro del Paese: poco dopo mezzogiorno i colpi di un’arma automatica sono stati esplosi nel campus, che ospita diversi centri di formazione per adulti, anche per i migranti. “Il motivo non è ancora noto, ma tutto lascia pensare che l’autore abbia agito da solo, senza motivazioni ideologiche”, ha spiegato la polizia. Le autorità hanno confermato che si è trattato della peggiore sparatoria di massa della storia dello Stato
È di 11 morti, compreso l’aggressore, il bilancio della sparatoria avvenuta martedì in un campus a Örebro, in Svezia. “Il motivo della sparatoria non è ancora noto, ma tutto lascia pensare che l’autore abbia agito da solo, senza motivazioni ideologiche”, ha spiegato la polizia. Le autorità hanno confermato che si è trattato della peggiore sparatoria di massa della storia del Paese. Gli attacchi nelle scuole sono molto rari in Svezia: secondo le stime ufficiali, prima di questa vicenda si contavano 10 morti in 7 episodi di violenza nell’arco di oltre dieci anni, dal 2010 al 2022.
La sparatoria
La sparatoria è avvenuta martedì 4 febbraio a Örebro, nel centro della Svezia: poco dopo mezzogiorno i colpi di un’arma automatica sono stati esplosi nel campus della città, che ospita diversi centri di formazione per adulti, anche per i migranti. In centinaia tra professori e studenti si sono barricati nelle classi, nascosti sotto i banchi. Altri si sono dati alla fuga all’esterno, con i video che mostrano decine di persone che corrono sul selciato innevato mentre risuonano gli spari. Alla fine il bilancio è di dieci vittime, mentre il numero dei feriti è imprecisato. Morto anche l’aggressore, che si sarebbe suicidato. È “ancora in corso l’identificazione delle vittime”, ha fatto sapere la polizia.
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Il killer
Il killer, secondo i media di Stoccolma, sarebbe un 35enne. “Non aveva precedenti, non era noto alle forze dell’ordine e non apparteneva a gang criminali”, ha detto in conferenza stampa il capo della polizia di Örebro, Roberto Eid Forest, senza dare altri dettagli. Gli agenti, in assetto da guerra, hanno effettuato una perquisizione nella casa dove si ritiene vivesse l’aggressore. “Non ne so nulla”, ha detto il padre ai reporter che lo hanno contattato una volta arrivati sulla scena del raid. “È davvero inquietante. Cosa è successo?”, ha chiesto l’uomo ai giornalisti. “Deve essere impossibile”, ha poi sussurrato prima di chiudere la comunicazione.
I dubbi
I dubbi intorno alla strage sono ancora tanti. L’aggressore avrebbe aperto il fuoco con un’arma automatica, della quale le autorità non hanno rivelato il tipo, poco dopo aver fatto ingresso nel campus. “Ha agito da solo”, ha detto il responsabile della polizia escludendo che si tratti di un atto di terrorismo anche sulla base dei riscontri con i servizi segreti del Paese. La struttura, il Campus Risbergska, è un centro di formazione per adulti che non hanno completato le scuole primarie o secondarie. E ci sono anche altri centri educativi, come quelli per i corsi di svedese ai migranti. I colpi di arma da fuoco hanno scatenato il panico. “Abbiamo sentito molti colpi, poi c’è stato un lungo periodo di calma, quasi mezz’ora. Poi di nuovo gli spari”, hanno raccontato due docenti che si erano barricati in un ufficio. In tutto sei istituti sono stati isolati per diverse ore dalla polizia, che temeva in giro ci potessero essere dei complici del killer.
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Le reazioni
“Si tratta di una terribile atrocità”, ha commentato il re Gustavo di Svezia. “È un giorno molto doloroso per tutta la Svezia”, ha invece detto il premier Ulf Kristersson. “I miei pensieri vanno anche a tutti coloro la cui normale giornata scolastica è stata trasformata dal terrore. Essere confinati in classe preoccupandosi per la propria vita è un incubo che nessuno dovrebbe vivere”, ha aggiunto. Tocca ora agli inquirenti fare luce sul massacro, “perché molte domande rimangono senza risposta”, ha incalzato il premier. “Esprimo la mia vicinanza al governo e al popolo svedese per il terribile attacco che ha colpito la città di Örebro. Il mio pensiero va alle vittime, alle loro famiglie e a tutti i feriti coinvolti. Non possiamo accettare che violenza e barbarie trovino spazio nelle nostre società”, ha commentato la premier Giorgia Meloni.
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