Come cresce il PIL e i dati della Sicilia nel triennio 2021

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Ecco cosa rivelano i dati sui conti economici territoriali nel triennio 2021 – 2023 sulla situazione dell’economia siciliana.

Pil e occupazione crescono di più nel Mezzogiorno, i consumi nel Nord-est e nel Centro. La rilevazione è contenuta nel report diffuso da Istat negli scorsi giorni riguardo i conti economici territoriali nel triennio 2021- 2023: il dato, stavolta in positivo, che balza agli occhi è quello che fa riferimento al PIL della Sicilia, quello che in percentuale cresce di più in Italia insieme all’Abruzzo: +2,1%.

Sebbene la Sicilia emerga come una delle regioni del Mezzogiorno con il maggiore incremento nel 2023, persistono criticità legate a reddito disponibile, consumi e mercato del lavoro. L’analisi si concentra sui principali indicatori economici della Sicilia, inserendoli nel contesto delle altre ripartizioni territoriali.

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Come cresce il PIL e i dati della Sicilia nel triennio 2021 – 2023

Istat presenta le stime aggiornate dei Conti economici territoriali nell’ambito della revisione periodica quinquennale di benchmark dei Conti economici nazionali. Sono pubblicate le stime definitive dei Conti economici territoriali per il 2021, quelle semi-definitive per il 2022 e quelle preliminari per il 2023, coerenti con i dati nazionali diffusi a settembre 2024.

Nel 2023, il Pil in volume è aumentato dell’1,5% nel Mezzogiorno, dello 0,7% nel Nord-ovest, dello 0,4% nel Nord-est e dello 0,3% nel Centro (+0,7% a livello nazionale). Il Nord-ovest mantiene il primo posto nella graduatoria del Pil pro-capite, con un valore in termini nominali di 44,7mila euro annui, mentre nel Mezzogiorno il livello risulta leggermente inferiore a 24mila euro annui. Nel 2023 il reddito disponibile delle famiglie per abitante del Mezzogiorno (17,1mila euro annui) si conferma il più basso del Paese: la distanza da quello del Centro-nord (25mila euro annui) supera il 30%.

In questo contesto può essere utile soffermarsi sul dato diffuso anche qui di recente da Infocamere – Movimprese e ripreso negli scorsi giorni da “Il Sole 24 Ore”. Dal 2019 a oggi, circa 59.000 realtà manifatturiere sono andate perdute solo in Italia: oltre una su dieci ha cessato la sua produzione e smesso di esportare le proprie qualità nel mondo. Il tracollo è appartenuto al comparto della moda italiana, complice anche la sempre maggiore diffusione del fast fashion, che solo negli ultimi 5 anni ha perso 15mila aziende.

Altre 9mila sono scomparse nel settore metallurgico. Agricoltura, silvicoltura e pesca hanno visto scomparire poco meno di 53 mila aziende. In totale, sono state cancellate dai registri delle Camere di Commercio circa 143 mila attività rispetto al 2019. A causare questa generale moria la combinazione di molteplici fattori: inflazione, crisi economica, lenta ripartenza post Covid e crisi delle materie prime, ma soprattutto aumento del costo dell’energia che impatta ancor di più nell’ambito della produzione e nei settori energivori. Ma quale è la situazione generale nel Paese secondo Istat?

Il PIL in Italia nel 2023

Con 44,7mila euro nel 2023 (41,8mila euro nel 2022), il Nord-ovest resta la ripartizione con il Pil per abitante più elevato (misurato in termini nominali). Seguono il Nord-est, con 42,5mila euro (39,9mila nel 2022) e il Centro, con 38,6mila euro (36,6mila nel 2022). Il Mezzogiorno si conferma ultimo, con 23,9mila euro (22,3mila nel 2022), e si amplia ulteriormente il divario con il Centro-nord: la differenza del Pil per abitante nel 2023 sale a 18,3mila euro, dai 17,4mila euro del 2022 (era 16,2mila euro nel 2021).

La situazione delle regioni e focus sulla Sicilia

La graduatoria regionale vede in prima posizione la Provincia autonoma di Bolzano, con un Pil per abitante di 59,8mila euro, seguita da Lombardia (49,1mila euro), Provincia autonoma di Trento (46,4mila euro) e Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (46,3mila euro). Il Lazio si conferma la prima regione del Centro, con un Pil per abitante pari a 41,8mila euro, seguita dalla Toscana (37,7mila) e, a una certa distanza, da Marche e Umbria (rispettivamente 33,2mila e 30,5mila euro).

Nel 2023 l’Abruzzo è la regione del Mezzogiorno con un Pil per abitante più alto (31mila euro), seguita da Basilicata (27,5mila), Molise (26,7mila) e Sardegna (26,3mila). La Calabria resta stabilmente all’ultimo posto della graduatoria, con 21mila euro, preceduta dalla Sicilia, con un valore del Pil per abitante di 22,9mila euro.

Nello stesso anno di riferimento, la spesa per consumi finali delle famiglie per abitante, valutata a prezzi correnti, è stata pari a 21,2mila euro. I valori più elevati si sono registrati nel Nord-ovest (24,2mila euro) e nel Nord-est (23,8mila euro); segue il Centro, con 22,2mila euro, mentre il Mezzogiorno si conferma l’area con il livello di spesa più basso (16,7mila euro).

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Il Nord Italia continua a detenere il primato economico nazionale. Nel 2023, il PIL pro capite più elevato si è registrato nel Nord-Ovest (44,7mila euro), seguito dal Nord-Est (42,5mila euro). La crescita del PIL in volume è stata dello 0,7% nel Nord-Ovest e dello 0,4% nel Nord-Est. Anche il reddito disponibile per abitante si conferma ai livelli più alti: 26,3mila euro nel Nord-Ovest e 25,2mila euro nel Nord-Est, con un incremento rispettivamente del 5,7% e del 5,1%.

Il +5,7% che l’Istituto evidenzia in apertura di report mostra la crescita del reddito disponibile delle famiglie nel Nord-ovest, nel Centro l’incremento è invece minore (+3,9%). Curiosamente, la recessione principale in termini di PIL in Italia appartiene al Friuli-Venezia Giulia: -0,5%.

Il Centro ha registrato nel 2023 un incremento del PIL pari allo 0,3%, il più basso tra le macroaree italiane. Il reddito disponibile per abitante è aumentato del 3,9%, raggiungendo i 23,1mila euro. Le regioni con la crescita più contenuta sono state Lazio (+3,9%) e Toscana (+3,6%), mentre Marche (+4,8%) e Umbria (+4,6%) hanno mostrato un andamento migliore. La spesa per consumi finali delle famiglie ha registrato un incremento dell’1,1%, in linea con la media nazionale.

Situazione economica nel Mezzogiorno e in Sicilia

Nel 2023, il Mezzogiorno ha registrato una crescita del PIL in volume dell’1,5%, superiore alla media nazionale dello 0,7%. La Sicilia si distingue come una delle regioni con il maggiore incremento del PIL (+2,1%), alla pari con l’Abruzzo. Il valore del PIL pro capite in Sicilia è pari a 22,9mila euro, superiore solo a quello della Calabria (21mila euro).

Il reddito disponibile delle famiglie in Sicilia è aumentato del 5,5%, un dato superiore alla media del Mezzogiorno (+4,7%), ma che conferma il divario con il Centro-Nord (25mila euro annui rispetto ai 17,1mila euro del Mezzogiorno). La spesa per consumi finali delle famiglie siciliane è stata di 17mila euro per abitante, tra le più basse in Italia, nonostante un incremento dell’1,5% rispetto all’anno precedente.

Nel 2023, i consumi finali delle famiglie sono cresciuti in volume dell’1,0% a livello nazionale. Le dinamiche nelle ripartizioni sono piuttosto simili, con incrementi di poco superiori alla media nazionale nel Centro e nel Nord-est (+1,1% rispetto al 2022) e leggermente inferiori nel Mezzogiorno (+0,9%). Nel 2023 il reddito disponibile delle famiglie è cresciuto in valori correnti del 4,9% a livello nazionale.

L’incremento più significativo si è osservato nel Nord-Ovest (+5,7% rispetto al 2022), quello più contenuto nel Centro (+3,9%). Sostanzialmente in linea con la media nazionale sono state le dinamiche del reddito disponibile nel Nord-est e nel Mezzogiorno (rispettivamente, +5,1% e +4,7%).

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Quanto alla spesa per consumi finali delle famiglie, gli incrementi in volume più significativi sono stati stimati nella Provincia autonoma di Trento (+2,1%), in Valle d’Aosta e nella Provincia Autonoma di Bolzano (+1,9%, in entrambe), in Toscana (+1,6%) e in Sicilia (+1,5%); seguono Molise (+1,3%), Marche (+1,2%), Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Abbruzzo (+1,1%).

In linea con la variazione nazionale dei consumi finali delle famiglie in volume è stata la crescita in Liguria, Puglia e Basilicata (+1,0%) e, di poco inferiore, in Piemonte e Lazio (+0,9%). Più contenute le dinamiche rilevate in Sardegna (+0,8%), Friuli-Venezia Giulia (+0,6%), Umbria (+0,5%), Puglia e Calabria (+0,4% per entrambe).

Occupazione e mercato del lavoro

Nel 2023, il numero di occupati in Italia è aumentato dell’1,9%, con la crescita maggiore nel Mezzogiorno (+2,6%). In Sicilia, l’occupazione ha seguito la tendenza positiva dell’area, con un incremento degli occupati nel settore industriale (+3,5%) e nei servizi (+2,8%). Tuttavia, permangono difficoltà nel settore agricolo e un alto tasso di lavoro irregolare.

L’economia siciliana mostra segnali di ripresa, con un significativo incremento del PIL e del reddito disponibile, ma il divario con il Nord resta ancora troppo ampio e difficile da colmare al netto dello sviluppo infrastrutturale al quale sta andando incontro l’Isola. Nonostante la prima crescita in Italia in termini percentuali, la Sicilia resta la penultima regione italiana per PIL procapite, seconda soltanto al fanalino di coda Calabria.

Il divario rispetto al Centro-Nord resta marcato, soprattutto per quanto riguarda il reddito pro capite e i consumi delle famiglie. La crescita dell’occupazione è positiva, ma la qualità del lavoro e la presenza di economia sommersa restano sfide da affrontare per garantire uno sviluppo più equilibrato e sostenibile. A spingere una maggiore natalità d’impresa al Sud potrebbero essere gli incentivi fiscali per le aziende siciliane, al netto del PNRR che secondo Svimez dovrebbe contribuire a un importante sviluppo dei territori più economicamente arretrati. Tra questi incentivi non si può non considerare il credito d’imposta per gli investimenti nelle 8 regioni che oggi compongono la Zes unica, tra cui proprio la Sicilia.

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