Alle prime luci dell’alba i Carabinieri del Comando Provinciale di Rimini hanno dato esecuzione a una ordinanza di applicazione di misure cautelari, emesse dal G.I.P. del locale Tribunale su richiesta della Procura della Repubblica di Rimini, nei confronti di 39 indagati ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di rapina, furti in abitazione, traffico, detenzione e spaccio di quantità ingenti di stupefacenti, cocaina in particolare.
In sintesi è stata sgominata una banda composta da due cellule distinte: la prima era dedita ai furti di lusso nelle case della Riviera, la seconda al traffico e allo spaccio di droga. Complice esterno del gruppo era un carabiniere che aveva designato una vittima dei malviventi. Un suo conoscente benestante che aveva riaccompagnato a casa una sera della scorsa estate mentre i criminali erano appostati. Un escamotage per segnalare loro la presenza della vittima a cui hanno sottratto un rolex del valore di 45mila euro.
Il carabiniere stesso per la cronaca ha “guadagnato” 4000 euro dall’azione criminale messa in atto da chi aveva fiancheggiato, i malviventi che malgrado fosse un appuntato lo chiamavano “il maresciallo!”.
I provvedimenti sono stati eseguiti, oltre che nella provincia di Rimini, anche in quelle di Bologna, Campobasso, Cagliari, Forli-Cesena, Imperia, Milano, Monza, Parma, Piacenza, Pesaro e Ravenna, con il supporto di militari dei locali Comandi Provinciali, dei Reparti Anticrimine di Bologna e Padova, della componente aerea del 13° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Forli, dei Nucleo Carabinieri Cinofili di Pesaro e delle Polizie Locali di Rimini e Riccione.
L’operazione eseguita oggi, che ha visto la partecipazione di oltre 200 Carabinieri, è l’epilogo di una complessa e articolata attività investigativa condotta dai Carabinieri della Sezione Operativa di Riccione, avviata a seguito di una serie di furti in abitazione consumati durante lo scorso inverno nella Perla Verde e nei comuni limitrofi.
Le indagini, coordinate dal pm Davide Ercolani, allo stato attuale hanno consentito di risalire a criminali tutti di nazionalità albanese ma ormai radicati in Emilia Romagna che, di volta in volta, reclutavano connazionali fatti appositamente giungere in Italia per mettere a segno i colpi: i complici, dopo breve periodo, venivano fatti rientrare nel paese d’origine e rimpiazzati con nuove figure.
Oltre ai furti, gli indagati erano attivi anche nel fiorente settore degli stupefacenti, spesso acquistati da connazionali appartenenti ad un’altra banda operante anch’essa in Riviera. Anche questi ultimi, benché trattassero il commercio di ingenti quantitativi di stupefacente, erano comunque dediti anche alla vendita al dettaglio e come gli altri, per eludere le indagini, utilizzavano per le cessioni un rigido turnover di spacciatori.
Nonostante tutte questa precauzioni, i Carabinieri sono riusciti comunque ad individuare i luoghi ritenuti essere le basi operative e a delineare così il modus operandi utilizzato. Attraverso un costante monitoraggio dei vari sospettati, i militari, sin dallo scorso mese di giugno,hanno inziato a trovare i primi riscontri a quanto ipotizzato, sia per quanto riguarda i furti che per lo spaccio di cocaina. Sono state così documentate decine e decine di cessioni effettuate, appunto, da giovani incensurati a tossicodipendenti del luogo, di ogni estrazione sociale e culturale; in più circostanze e per quantitativi maggiori, i cavalli albanesi effettuavano consegne a domicilio in zona ma anche a Cervia, nel nord delle Marche (Fano, Pesaro) e a San Marino.
I primi arresti eseguiti avevano messo in allarme in allarme il gruppo, il quale, nel mese di novembre, aveva spostato la base operativa tra Cesenatico e Cervia, dove oggi sono state eseguite tre catture. Rilevante anche il ruolo delle compagne italiane dei cittadini albanesi tratti in arresto, destinatarie anch’esse di misure cautelari detentive: il loro compito era quello di trasportare la droga che in precedenza avevano aiutato a suddividere in dosi.
Con la prosecuzione delle indagini, ci si è concentrati sulla seconda struttura criminale che, come ricostruito dai militari, reinvestiva i proventi illeciti dei furti nell’acquisto di grossi quantitativi di cocaina. La redditizia attività, pur saldamente radicata a Rimini e Riccione, aveva portato la banda ad avere rapporti con soggetti in vari paesi Europei e non, in particolare in Belgio, Olanda e Gran Bretagna.
Tra i risultatiti operativi conseguiti nel corso dell’attività, si segnalano i 30 arresti effettuati in flagranza di reato che hanno portato gli investigatori al sequestro complessivo di 253 kg di cocaina e 40 di hashish. In particolare i Carabinieri di Riccione, il 27 settembre scorso, in collaborazione con i militari dei comandi Arma di Milano e Vimercate (MB), in due distinte perquisizioni eseguite contempraneamente, avevano sequestrato ben 203 kg di cocaina. Un altro duro colpo era stao inferto a Imola nel mese di novembre, quando il carico di coca intercettato era stato di oltre 20 kg. Altre località teatro di ingenti sequestri sono state Termoli (CB) a gennaio, Pesaro a luglio e novembre, Cento (FE) e Treviso sempre nello scorso mese di novembre, nonostante il maggior numero di catture sia stato effettuato in Riviera.
Da segnalare per rilevanza è stata inoltre la cattura, avvenuta a Piacenza nel mese di dicembre di un pericoloso latitante, ricercato per reati contro il patrimonio e la persona che, con false generalità, aveva trovato rifugio nella città emiliana nell’attesa di trasferirsi all’estero: il 36enne è caduto nella rete degli inquirenti e arrestato con numerosi preziosi ed oltre 100 gr. di oro.
Le catture eseguite solo pochi giorni fa a Rimini, che hanno portato all’arresto di quattro cittadini albanesi, al sequestro di oltre 750 grammi di cocaina, gioielli, orologi e capi griffati per decine e decine di migliaia di euro e soprattutto al rinvenimento di 6 armi corte da fuoco (tre revolver e tre pistole semiautomatiche) e quattro fucili, per gli investigatori rappresentano “un significativo tassello dell’indagine che ha avuto il suo coronamento nella giornata odierna”. Da ricordare, sempre per la rilevanza di quanto rinvenuto, è il sequestro eseguito a giugno a San Donato Milanese, dove erano stati 36 i chilogrammi di hashish sottratti al gruppo. Il valore dello stupefacente sequestrato all’ingrosso è stato calcolato dai Carabinieri in oltre 8 milioni di euro, che al dettaglio, una volta tagliato e suddiviso in dosi, avrebbe reso ai membri della struttura criminale oltre 25 milioni di euro.
Anche i riscontri effettuati in relazione ai furti in appartamento hanno portato al recupero di ingente refurtiva sequestrata nei porti di Bari, Ancona e in quello di Durazzo, risultati ottenuti con la collaborazio delle altre forze di polizia nazionali e albanese operante negli scali, con il concorso delle due Agenzie delle Dogane, della Direzione Centrale per i Servizi dislocati all’estero Antidroga e il contributo di appartenenti allo SCIP (Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia). Il valore di quanto recuperato è stato stimato in oltre 800.000 euro.
Gli investigatori hanno inoltre accertato presunte responsabilità di 5 soggetti riguardo una rapina consumata la scorsa estate in Riviera: un uomo, facendo rientro a casa, era stato avvicinato da due giovani che, travisati con passamontagna, lo avevano aggredito sottraendogli un orologio di pregio. A conclusione di complesse indagini, sono stati identificati i complici: un terzo cittadino albanese e una coppia di coniugi italiani. L’uomo è emerso essere un appuntato dei carabinieri in servizio all’Arma di Rimini,che insieme alla moglie aveva organizzato la rapina in tratto ai danni di un conoscente fornendo i dettagli necessari sugli spostamenti della vittima ai correi. Il militare, per l’intera durata delle indagini, è stato attentamente monitorato dagli organi investigativi dell’Arma procedenti per accertarsi che non ponesse in essere nuove condotte criminali o potesse trarre vantaggi dalla sua posizione di appartenente alle forze di polizia. I presunti autori del fatto sono finiti tutti in carcere, così come un sesto cittadino albanese che dovrà rispondere del reato di riciclaggio, mentre la donna è stata sottoposta agli arresti domiciliari presso la propria abitazione.
Alla luce del quadro indiziario ricostruito dai militari e dalla Procura della Repubblica di Rimini il GIP del Tribunale ha disposto l’esecuzione di: – 26 misure cautelari in carcere, presso i Penitenziari di Rimini, Pesaro, Forli, Ravenna, Bologna, Piacenza, Monza e Larino (CB); – 3 misure cautelari agli arresti domiciliari; – 10 interrogatori precautelari.
Durante l’esecuzione odierna dei provvedimenti restrittivi sono stati tratti in arresto, in flagranza di reato, altri due soggetti, uno di nazionalità albanese ed una donna marocchina, trovati in possesso di oltre un chilogrammo di cocaina. L’uomo ha anche opposto resistenza all’arresto procurando gravi lesioni ad uno degli operanti. Recuperati, inoltre, altri 250 grammi di cocaina nelle pertinenze di uno degli obiettivi interessati dalle ricerche.
Una delle bande su cui sta indagando la Procura di Rimini sarebbe coinvolta anche nel furto nell’abitazione di Pierina Paganelli, posta sotto sequestro.
I video dei Carabinieri:
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