Il sistema fiscale è equo e a sostegno dello sviluppo: lo pensa solo il 32% dei cittadini in Africa, Asia e America Latina

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La maggioranza dei cittadini non ritiene che le proprie tasse vengano spese per le infrastrutture e i servizi pubblici, l’evasione fiscale è inaccettabile (61%) e le tasse sono essenziali per promuovere lo sviluppo sostenibile (60,6%), ma solo il 32% concorda sul fatto che il sistema fiscale riscuota le imposte in modo equo, cioè in proporzione all’effettiva capacità contributiva. Ciò nonostante, è considerato appropriato che le imprese locali (52,9%) e le multinazionali (52,5%) adottino strategie per minimizzare le imposte.

Sono questi alcuni dei risultati contenuti nel report Ocse “Public Trust in Tax 2024: Latin America and Beyond”, realizzato in collaborazione con l’International federation of accountants (Ifac) e l’Associazione dei dottori Commercialisti (Association of chartered certified accountants – Acca). 

Lo studio contiene le conclusioni di un’indagine sulla percezione delle tasse e sulla fiducia del pubblico di una popolazione complessiva di oltre un miliardo e mezzo di residenti in Africa, Asia e America Latina, con una rappresentatività pari al 19,5% della popolazione mondiale e un coinvolgimento di 26 distinti sistemi giuridici ed economici, tra membri del G20 e Nazioni più piccole. L’indagine è stata condotta tramite un’intervista a un campione rappresentativo della popolazione degli Stati interessati. 

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I risultati dell’indagine
Il quadro che emerge è che, nonostante la maggioranza degli intervistati (52%) sostenga l’idea di un contratto fiscale in cui i cittadini accettano di pagare le tasse in cambio di servizi, solo una minoranza (33%) vede l’accordo funzionare nella pratica e concorda sul fatto che le entrate fiscali nel proprio Paese siano spese per il bene pubblico (il 46% non è d’accordo o rimane neutrale).

È parere condiviso che la semplificazione amministrativa fiscale abbia favorito una maggiore conformità fiscale, anche se permangono margini di miglioramento: se la maggioranza (52%) ritiene che il sistema per la presentazione delle dichiarazioni dei redditi sia relativamente semplice ed efficiente, meno facile risulta per i cittadini ottenere dal Fisco i rimborsi spettanti.

La percezione dell’Amministrazione fiscale è meno positiva rispetto a quanto rilevato per i processi: tra coloro che esprimono un’opinione, molti (39%) vedono l’Autorità fiscale come un esecutore coercitivo e solo il 9% come un valido supporto per pagare le tasse. Benché prevalgano quelli che affermano di essere trattati con rispetto e dignità dall’Autorità fiscale, solo il 29% concorda sul fatto che le proprie opinioni sul sistema fiscale siano tenute in considerazione.

L’educazione fiscale è reputata utile dal 34,1% degli intervistati che l’hanno ricevuta a scuola e dal 28,1% di quelli che non l’hanno ricevuta.

Il giudizio sulla cooperazione fiscale internazionale
Con riferimento alla cooperazione internazionale, gli intervistati mostrano di aspirare a un sistema fiscale coerente che includa però anche la concorrenza fiscale: in tutti i Paesi, ad eccezione del Kenya, prevalgono, infatti, le persone (68,3%) che ritengono la competizione tra Paesi sulla politica fiscale efficace per attrarre le multinazionali e incrementare le entrate. Tuttavia, vi è una chiara indicazione (73%) che la concorrenza non dovrebbe essere completamente incontrollata e che la cooperazione tra Paesi (63%) possa contribuire a creare un sistema fiscale internazionale più coerente.

Mentre la maggioranza degli intervistati in Africa (56%) e in Asia (52%) percepisce le tasse principalmente come una questione giuridica, in America Latina, dove prevale (61%) l’opinione che le tasse siano una miscela di legislazione e correttezza morale, è più elevata la percezione che il contratto fiscale sia disatteso.

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Come cambiano le opinioni in base a reddito e genere
In tutte le regioni, gli intervistati con redditi più elevati sono risultati più propensi a sostenere il contratto fiscale nella teoria e a riportare un’esperienza positiva nella pratica, in Asia più che in altre regioni, mostrandosi disposti a pagare più tasse per finanziare lo sviluppo.

Il report aiuta anche a cogliere le differenti percezioni per genere, rilevando, ad esempio, come le donne siano meno propense a giustificare l’evasione fiscale e gli uomini più propensi a considerare la concorrenza fiscale utile ad attrarre investimenti economici ed entrate.

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Quanto all’affidabilità delle fonti informative fiscali, emerge come la fiducia maggiore sia riposta nei commercialisti e negli avvocati tributaristi, cui segue la rete familiare e amicale, le organizzazioni non governative, i media tradizionali e le amministrazioni fiscali. I social media sono valutati poco attendibili e i politici sono considerati di gran lunga i meno affidabili. Un’ampia maggioranza (79%) degli intervistati, infine, ritiene che la corruzione influisca sul proprio atteggiamento nei confronti della fiscalità.

La metodologia utilizzata
Lo studio è basato su un sondaggio online rivolto a 10.308 persone. Per quanto riguarda le caratteristiche del campione intervistato, il 34,6% ha dichiarato un reddito familiare inferiore a 5mila dollari all’anno, il 31,1% è composto da laureati mentre il 77,1% ha un’istruzione superiore, con una prevalenza tra le persone a reddito più elevato che vivono in aree urbane.

Le conclusioni
Il report evidenzia la necessità di studiare come i contribuenti percepiscano i sistemi fiscali e su chi facciano maggiore affidamento tra i diversi attori del Fisco. La comprensione di questi aspetti, sottolineano gli esperti Ocse, è fondamentale per costruire una morale fiscale che contrasti in modo efficace povertà e occupazione non regolare. (Fonte FiscoOggi)

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