Perché gli astronomi si scagliano contro la pubblicità dallo spazio

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Un bando globale alla pubblicità spaziale.

È l’appello lanciato dagli astronomi americani contro i cartelloni pubblicitari giganti appesi nell’orbita terrestre bassa.

Le pubblicità in orbita terrestre bassa funzionerebbero in modo simile agli spettacoli di droni su larga scala che vengono sempre più sostituiti da spettacoli pirotecnici, che sono più rumorosi e possono causare incendi a terra, spiega Gizmodo.

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In un briefing durante il 245° Meeting dell’American Astronomical Society (Aas) all’inizio di gennaio, l’organizzazione ha rilasciato una dichiarazione che chiedeva di vietare la “pubblicità spaziale invadente” a causa dell’interferenza che potrebbe causare all’astronomia terrestre, riporta Spacenews. “È la posizione dell’American Astronomical Society che la pubblicità spaziale invadente dovrebbe essere vietata da una convenzione, un trattato o una legge internazionale appropriata”, si legge nella dichiarazione adottata nell’ottobre 2024. A questo proposito, l’Aas ha esortato la delegazione statunitense presso il Comitato delle Nazioni Unite per l’uso pacifico dello spazio extra-atmosferico (Copuos) a sostenere tale divieto.

Secondo l’American Astronomical Society, la comprensione scientifica dell’universo da parte dell’umanità è minacciata dalle attività spaziali, tra cui la proliferazione di costellazioni satellitari, detriti spaziali e interferenze radio ed elettromagnetiche. E presto anche dalle pubblicità in orbita bassa, se non vietate.

Due aziende russe, Avant Space e StartRocket, hanno espresso interesse nel lanciare pubblicità nello spazio. In realtà nel 2019 anche in Italia c’era una startup intenzionata a mettere in orbita missioni spaziali pubblicitarie, ma non se n’è fatto più nulla…

Tutti i dettagli.

COS’È LA PUBBLICITÀ NELLO SPAZIO INVADENTE

Realizzare una campagna pubblicitaria “spaziale” in tutti i sensi, una nuova frontiera dell’adv. In realtà, come ricorda Spacenews, la pubblicità spaziale invadente è definita nella legge federale degli Stati Uniti come “pubblicità nello spazio esterno che può essere riconosciuta da un essere umano sulla superficie della Terra senza l’ausilio di un telescopio o di un altro dispositivo tecnologico”.

VIETATA DALLA LEGGE FEDERALE

Tale pubblicità è vietata dalla legge federale attraverso divieti di concessione di licenze di lancio per missioni che trasportano carichi utili per svolgere pubblicità spaziale.

“Quel divieto riconosce che il cielo appartiene a tutti e deve essere protetto per tutti gli esseri umani ora e in futuro” ha spiegato James Lowenthal, astronomo dello Smith College e membro del Comitato per la protezione dell’astronomia e dell’ambiente spaziale (Compasse) dell’Aas, in un’e-mail a Gizmodo.

I TIMORI DEGLI ASTRONOMI PER LA PUBBLICITÀ DALLO SPAZIO

“Ma il divieto si applica solo ai lanci statunitensi; altri paesi potrebbero approvare lanci di “cartelloni pubblicitari spaziali” dal loro suolo che sarebbero visibili da tutto il mondo”, ha aggiunto Lowenthal. “Ecco perché un divieto internazionale è fondamentale”.

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Un altro membro del Committee for the Protection of Astronomy and the Space Environment (Compasse) dell’Aas, John Barentine di Dark Sky Consulting, ha affermato al briefing che c’è una crescente preoccupazione che le aziende di altre nazioni possano lanciare invadenti payload pubblicitari spaziali. “Il fascino è così grande che non riesco a immaginare che nessuno ci provi”, ha spiegato. “Penso che il valore commerciale spingerà qualcuno a farlo”.

Ecco perché Barentine ha dichiarato che vorrebbe che gli Stati Uniti, presso il Copuos, “promuovessero attivamente questo problema e cercassero di stabilirlo come almeno una norma all’interno della comunità internazionale per non impegnarsi in questa forma di pubblicità”.

LE MOSSE DELLE AZIENDE RUSSE AVANT SPACE…

Non ci sono imminenti sforzi pubblicitari spaziali di cui Barentine ha detto di essere a conoscenza, ma ha citato una società russa, Avant Space. Come ricorda Spacenews, Avant Space ha lanciato un cubesat 3U nell’aprile 2024 progettato, secondo la società, per testare le tecnologie per una futura costellazione proposta di satelliti che manovrerebbero in orbita e illuminerebbero laser per formare loghi o altre immagini per gli inserzionisti. Avant Space ha divulgato pochi dettagli su tale satellite dimostrativo o sui piani per l’implementazione di una costellazione.

… E STARTROCKET

Un’altra azienda russa, StartRocket, ha annunciato nel 2019 di aver stipulato un contratto con la sussidiaria russa di PepsiCo per promuovere una bevanda energetica utilizzando la pubblicità spaziale, con una flotta di piccoli satelliti che riflettono la luce del sole con vele in Mylar a formare il logo. Tuttavia, la sede centrale statunitense di PepsiCo ha affermato di non voler perseguire tale pubblicità dopo aver condotto un “test esplorativo” utilizzando un pallone ad alta quota.

Secondo NBC News, le pubblicità spaziali di StartRocket sarebbero composte da una serie di satelliti dotati di vele riflettenti larghe 9,4 metri; ogni vela, che riflette la luce solare verso la Terra, sarebbe posizionata all’interno della serie più grande per formare parole, motivi o loghi per i clienti paganti.

IL CASO DELLA TORINESE ALEXSYA SPACE

Infine, non solo le aziende russe hanno mire di conquistare l’orbita bassa terrestre con annunci pubblicitari.

Basta arrivare a Torino, in Italia, quando nel 2019 è nata Alexsya Space Advertising Agency, startup che “sviluppa, realizza e commercializza soluzioni innovative di marketing tramite l’utilizzo di spazi pubblicitari orbitali”. O almeno sulla carta, nelle intenzioni.

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Nel 2019, Promotion magazine scriveva che la startup torinese “con Progetto Alexsya (soluzione commercializzata da Markets & Strategy Management) e grazie alla collaborazione con la società D-Orbit, advisor tecnico specialista nel trasporto spaziale, offrirà dal 2020 la possibilità di lanciare nello spazio, a 800 km di distanza dalla terra, prodotti e brand inserendoli in piccoli satelliti (detti cubesat) dotati di telecamere ad alta risoluzione che, alloggiati in un missile, raggiungeranno la velocità di oltre 27.000 km/h; una volta in orbita, il satellite invierà a terra le immagini spettacolari degli oggetti, permettendo così alla campagna pubblicitaria (tradizionale e digitale) svolta a terra di avere la massima visibilità possibile”.

CHE FINE HA FATTO LA PRIMA AGENZIA SPAZIALE PUBBLICITARIA ITALIANA

“Abbiamo ideato un nuovo modo d’intendere lo spazio – aveva spiegato Vincent Venezia, fondatore di Progetto Alexsya – che diventa luogo di comunicazione, interazione e intrattenimento senza precedenti. Dalle logiche d’ingaggio agli eventi, dallo storytelling all’advertising fino ai concorsi e ai test di prodotto in ambienti estremi: qualsiasi attività di marketing può beneficiare di tale servizio. Progetto Alexsya, inoltre, è sostenibile perché è previsto che la nostra missione spaziale pubblicitaria non generi detriti e non deturpi il cielo: entro due anni dal lancio il satellite brucerà, polverizzandosi nell’atmosfera”.

L’anno successivo, nel 2020, la startup torinese si aggiudica anche il Premio Angi dedicato ai giovani innovatori italiani, per la categoria Industria & Robotica.

Ad oggi però Alexsya non esiste più, se non come pagina Linkedin: cliccando sull’url del sito web compare la dicitura “impossibile raggiungere il sito”. Il suo fondatore, Vincent Venezia, si occupa d’altro e nel 2022 ha interrotto l’attività per Alexsya, definita da egli stesso “la prima agenzia spaziale pubblicitaria”.



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