“CHIETI TORNI A PUNTARE SULLA CULTURA”, L’APPELLO DELL’EX COMMISSARIO DEL MARRUCINO AURELIO BIGI | Notizie di cronaca

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CHIETI  – Figura di riferimento per la cultura di Chieti, Aurelio Bigi è stato commissario straordinario del Teatro Marrucino e fondatore di Teate Nostra. A 75 anni ha deciso di raccontarsi ad AbruzzoWeb, lanciando un appello: “La città deve essere consapevole della sua storia e ripensarsi, perché il centro torni a vivere”.

Un tema che si intreccia con quello degli eventi, da lui sempre ritenuti fondamentali per l’identità cittadina: con iniziative come la Settimana Mozartiana e il Palio del Camerlengo, ha trasformato Chieti in un polo culturale regionale.

CHIETI: MEMORIE, TRADIZIONI E STORIA DI UNA CITTÀ ANTICA

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“Sono nato a Chieti nel 1950 in una famiglia profondamente legata alla città. Mio padre e mia madre erano entrambi teatini, e sono cresciuto con mio fratello maggiore e mia sorella. I miei nonni materni hanno vissuto con noi fino alla loro scomparsa. Uno dei miei primi ricordi risale a quando avevo nove anni e vivevo all’incrocio tra via Arniense e Corso Marrucino.

Da lì potevo osservare la suggestiva processione del Venerdì Santo, un evento che da bambino mi incuteva un certo timore per via degli incappucciati e del prevalente colore nero. Tuttavia, col tempo quella paura si trasformò in curiosità e fascinazione.

La poesia di Raffaele Fraticelli sul Venerdì Santo a Chieti esprime perfettamente questo sentimento.

La processione del Venerdì Santo è considerata una delle più antiche d’Italia, anche se la data esatta delle sue origini è incerta. La nostra Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti ha documenti che attestano l’esistenza della processione almeno dall’inizio del 1600, ma alcuni storici ipotizzano che risalga a tempi ancora più antichi, forse addirittura all’842 d.C. Questo legame con la storia mi ha spinto a scrivere un libro sulle confraternite in Abruzzo, per approfondire e documentare le loro tradizioni. Chieti ha sempre avuto un ruolo centrale nella storia.

Ad esempio, la notte di Natale dell’800 d.C., il Papa incoronò Carlo Magno imperatore del Sacro Romano Impero, un evento che sembra lontano, ma che ebbe ripercussioni dirette sulla nostra città. Infatti, pochi mesi dopo, l’esercito franco guidato da Pipino scese in Italia per sconfiggere i Longobardi, e la battaglia decisiva si svolse proprio a Chieti, con oltre 20.000 morti. La città, che allora contava circa 12.000 abitanti, venne rasa al suolo. Chieti è più antica di Roma, con insediamenti preistorici e un passato da importante Municipio Romano.

Credo sia fondamentale conoscere la nostra storia, non solo per ricordare il passato, ma per trarne insegnamenti utili a costruire il futuro”.

Chieti tra nobiltà e modernità: un viaggio nella storia della città

“Fin dall’inizio del ‘900, Chieti era una città nobile e raffinata, tanto da essere soprannominata la “piccola Napoli”. Nel Settecento contava ben 37 famiglie nobili, ognuna con il proprio palazzo, carrozza, servitù ed eleganza.

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La vita culturale era vivace: prima ancora del Teatro Marrucino, esistevano teatri privati che rendevano Chieti un centro di riferimento per l’aristocrazia e gli intellettuali. Tra nobili e nuovi ricchi, come i costruttori provenienti dal Nord Italia, vi era una certa rivalità, evidente anche nelle opere pubbliche.

A fine Ottocento, ad esempio, una commissione si recò fino a Parigi, in occasione dell’Expo, per scegliere la fontana da installare in città. Per la sistemazione del verde, invece, ci si affidò a uno dei migliori vivai d’Italia, situato a Firenze.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, questa stagione di prestigio terminò. La nobiltà scomparve e con essa anche il concetto del benessere condiviso. L’arricchito moderno, a differenza di quelli dell’Ottocento, raramente investe nella città o nella collettività. Un tempo, ostentare il proprio rango significava lasciare qualcosa alla comunità: la famiglia Valignani, ad esempio, donò un prezioso pulpito alla splendida chiesa barocca di Santa Chiara.

Una nobildonna, invece, fondò un conservatorio per le donne nobili cadute in disgrazia. Nel dopoguerra, Chieti divenne una città di dipendenti pubblici e militari, con numerose caserme, chiese e conventi.

L’agricoltura esisteva, ma i contadini, presi dal lavoro nei campi, non riuscivano a esprimere un potere politico. La popolazione tendeva a delegare le decisioni, salvo poi lamentarsi e criticare chi amministrava la città.

Negli ultimi anni, pochi sindaci si sono davvero distinti nel fare il bene di Chieti. La comunità ha perso il senso di collaborazione, rallentando il progresso della città e penalizzando chi ha cercato di emergere. Spesso si è preferito dare spazio a persone non teatine, mettendo in dubbio le capacità locali.

Chieti ha avuto un ruolo storico importante, soprattutto in epoca romana e medievale. Per questo ho scritto un libretto per le scuole medie, affinché i ragazzi possano comprendere la storia locale nel contesto europeo e italiano. Studiare il passato è essenziale per costruire il futuro. Senza questa consapevolezza, Chieti rischia di diventare solo una periferia dell’area metropolitana”.

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Chieti, tra passato e presente: ricordi, esperienze e trasformazioni di una città

“Negli anni ’50, Chieti era una città vivace e serena, dove i bambini giocavano insieme, rafforzandosi a vicenda. La città coinvolgeva tutte le generazioni: allo stadio della Civitella si tenevano i campionati studenteschi, mentre le famiglie nobili organizzavano tornei di equitazione con campioni come i fratelli Tinseo e Mancinelli.

Corso Marrucino era sempre affollato, e il filobus faticava a passare tra la gente. Le feste straordinarie animavano la città fino agli anni ’70. L’Università di Chieti nacque come Libera Università grazie all’impegno di Ettore Paratore, con le prime facoltà di Lingue e Medicina.

Cresciuto in una famiglia numerosa, ricordo le serate passate con i miei genitori, i nonni e i cugini, divertendoci con giochi come tombola e mercante in fiera, specialmente durante le festività natalizie. La vita allora era più semplice e più bella, mentre oggi sembra che i ragazzi siano meno capaci di accontentarsi.

Negli ultimi vent’anni, le disuguaglianze sociali sono aumentate. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, grazie agli aiuti americani, il benessere si diffuse e tutti ebbero una casa e un’utilitaria. Ricordo mio zio con il suo sidecar: io, mio fratello, nostra cugina, lui e mia zia andavamo al mare a Francavilla, un viaggio che sembrava una conquista.

Da bambino ero tranquillo, ma alle medie un brutto episodio mi colpì: fui rimandato in italiano, ma quella bocciatura mi fortificò. Da allora, presi sempre 10 in tutte le materie. Un altro episodio che ricordo con soddisfazione riguarda la mia professoressa di storia al liceo, che mi dava sempre 6, nonostante la mia passione per la materia. Dopo il diploma, partecipai a un concorso per un posto all’INPS, scoprendo che anche lei si era candidata.

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Alla fine, risultai primo, una piccola rivincita. Mi laureai in Giurisprudenza e trovai subito lavoro. Lavorai per otto anni all’INPS di Chieti, in un ambiente giovane e dinamico. Nel 1978 vinsi un concorso per la Banca d’Italia e mi trasferii prima a Novara, poi a Perugia.

Successivamente, mentre la mia famiglia tornò a Chieti, io proseguii la mia carriera a Roma, diventando segretario nazionale del Sindacato Autonomo Banca d’Italia e poi entrando nella segreteria generale della confederazione Consal-SNALS.

Alla fine, però, tornai definitivamente a Chieti per stare accanto ai miei figli Emilio e Sabrina e a mia moglie, che si era ammalata”.

Teate Nostra e oltre: la rinascita culturale di Chieti e il Teatro Marrucino

“Dopo essere tornato a Chieti nel 1993, fondai l’associazione Teate Nostra, senza restare con le mani in mano. Collaborai con il sindaco Nicola Cucullo e l’Arcivescovo Menichelli, organizzando eventi di successo come il presepe vivente con 48 gruppi in costume e il Carnevale Teatino.

Nel 1996, alla morte del commendatore Mario Zuccarini, il sindaco mi chiese di diventare commissario straordinario del Teatro Marrucino, nonostante non avessi esperienze specifiche nel settore. Mi circondai di esperti come Don Donato, Gabriele Di Iorio e Pino Pezzullo.

Scoprii che per ottenere il riconoscimento di Teatro di Tradizione era necessario allestire opere in loco, creando un’orchestra e un coro.

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Grazie a Don Donato, conobbi Gianluigi Gelmetti, direttore artistico del Teatro dell’Opera di Roma e del Teatro di Sydney, che accettò la presidenza onoraria. Su suo consiglio, coinvolgemmo Sergio Rendine come direttore artistico. In breve, il teatro fu trasmesso in Mondovisione con la messa di beatificazione di Padre Pio e, successivamente, con eventi da Gerusalemme e Betlemme per la messa di Natale.

Per la prosa, contattammo Natalia Di Iorio, esperta nella gestione teatrale, e insieme creammo stagioni innovative. Durante i miei dieci anni da commissario (1996-2006), avviammo numerosi progetti, tra cui un laboratorio orchestrale, un coro, una scuola di danza con Giorgio Mancini, una scuola di danza antica con Maria Cristina Esposito, e laboratori di costumi, scenografia e prosa per tutte le età.

Lavoravo fino alle 16:30 e poi mi dedicavo al teatro fino a mezzanotte, anche nei fine settimana. È stata un’esperienza impegnativa, ma i risultati ripagavano ogni sforzo. L’8 dicembre, il maestro Riccardo Muti, dopo aver inaugurato la stagione della Scala di Milano, venne gratuitamente a Chieti per dirigere una lezione aperta alla nostra orchestra. Il teatro si riempì oltre ogni limite, tanto da dover installare un maxischermo all’esterno.

Per la prosa, ospitammo l’Amleto di Nekrosius dalla Lituania, rappresentato in Italia solo a Genova e a Chieti, con i sottotitoli in italiano. Per la danza, accogliemmo la compagnia di New York Living Theatre di Judith Molina e Hannon Reznikov nel 2006che tenne un laboratorio di creazione collettiva. Nel 2006, con la nuova amministrazione, il Teatro Marrucino cambiò gestione, perdendo slancio e pubblico.

La Settimana Mozartiana si spense progressivamente e non venne più organizzata. Nel 2009 andai in pensione dalla Banca d’Italia, ma il Comune di Bucchianico mi propose il ruolo di Assessore alla Cultura, che ricoprii per otto anni. Organizzammo eventi come “Il Chiostro e la Luna”, ispirato alla settimana mozartiana, e una mostra permanente di presepi provenienti dai paesi in cui operano i Camilliani, dato che San Camillo de Lellis era nato a Bucchianico. Contribuimmo anche al “Cammino di San Tommaso Apostolo”, definendo i percorsi chilometrici sul modello del “Cammino di Santiago”. Negli ultimi anni mi sono dedicato alla saggistica, pubblicando diversi libri sulla storia della città”.

Un impegno scout: dalla gioventù al MASCI in Abruzzo

“Entrai negli scout nel 1960 come lupetto e vi rimasi fino al 1978, completando il percorso da esploratore a rover e diventando capo brevettato. Quando tornai a Chieti nel 1983-84 riflettei sul fatto che molti giovani scout, dopo i 20-21 anni, lasciavano il movimento, disperdendo così un’importante formazione. Decisi allora di fondare in Abruzzo il “Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani (MASCI)”, aprendo la prima sede a Chieti nel 1984 e poi espandendolo in tutta la regione. Oggi presiedo il “Centro Studi e Documentazione Scout Abruzzo e Molise”.

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Chieti: un contributo sincero per il futuro della Città

“A 75 anni, con l’esperienza maturata, credo di poter ancora dare un contributo alla mia città, se richiesto. Non ho mai cercato visibilità né sgomitato per emergere, perché non fa parte del mio carattere. Tuttavia, se Chieti ha bisogno, sono sempre pronto a rispondere.

La politica non mi attira proprio per questo motivo: non mi piace competere per ottenere spazio. Sono convinto che per ravvivare Chieti non bastino eventi occasionali, come spesso pensano i politici. La città dovrebbe offrire, ogni sera dal 1° giugno al 30 settembre, più punti di ritrovo con generi musicali diversi: classica, lirica, jazz e contemporanea.

Un progetto del genere potrebbe coinvolgere anche le camere di commercio per finanziare parte delle iniziative, sfruttando al meglio il contesto urbano di Chieti. Purtroppo, la scelta di decentralizzare le infrastrutture, portando l’università, l’ospedale e la piscina a Chieti Scalo, ha svuotato progressivamente il centro storico.

La chiusura delle caserme ha ridotto ulteriormente la popolazione e oggi il centro è caratterizzato da numerosi negozi chiusi. Il centro commerciale “Megalò” ha creato posti di lavoro, ma la sua presenza, insieme ai supermercati, ha modificato il commercio cittadino. È necessario affrontare questa trasformazione con una pianificazione urbanistica e sociale adeguata. Un buon politico dovrebbe unire persone competenti e fornire una direzione chiara per il futuro di Chieti”.

La musica che arriva al cuore: tradizione e innovazione nel Teatro e nella musica

“A livello teatrale, amo opere come “La Traviata” e “La Vedova Allegra”, mentre tra i cantautori apprezzo molto Zucchero: la musica deve arrivare al cuore. “La Settimana Mozartiana” era straordinaria perché proponeva interpretazioni innovative, come Mozart in versione afro o jazz, aprendo la mente a nuove sonorità. La musica del ‘500-‘600 spesso fatica a coinvolgere, mentre ritmi come la “Tammurriata nera”, “la pizzica” o un “tango” di Piazzolla arrivano dritti all’anima.

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La rivisitazione musicale dà nuova vita ai brani, ed è per questo che ci siamo avvalsi di artisti straordinari come Amii Stewart, Maurizio Trippitelli e la sua orchestra di percussioni: il tamburo, dopotutto, è legato al battito del cuore”.

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