19.29 – domenica 9 febbraio 2025
(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Quanto può essere difficile per un bimbo a Milano fare quello che tanti suoi coetanei fanno senza problemi ogni giorno? Nel servizio di Matteo Viviani il racconto della drammatica storia di Essa, un bambino di sei anni affetto da una grave disabilità che da mesi non può frequentare la scuola perché la sua famiglia non ha accesso all’ascensore del palazzo in cui vive. Un ascensore che esiste, ma che la madre del bambino non può utilizzare perché il proprietario dell’appartamento in cui vivono non ha aderito alla spesa per la sua realizzazione. Questa un’anticipazione che andrà in onda questa sera a Le Iene, in prima serata su Italia 1.
La madre di Essa, Bibi, ha subito diversi interventi alla schiena e alla pancia e ogni giorno deve affrontare più di 70 scalini, portando in braccio il figlio che pesa circa 12 chili. Per lei, ogni uscita è una sfida, ma da due mesi Essa è rimasto bloccato in casa, impossibilitato a raggiungere la scuola, perché l’unico aiuto trovato fino ad ora è venuto meno dopo Natale. Prima di allora, la scuola aveva trovato una soluzione provvisoria: si era offerto di accompagnarlo. «Abbiamo trovato un volontario che, fino a Natale, lo ha portato in braccio fino al mezzo che lo trasportava a scuola» racconta la preside della scuola Rinnovata Pizzigoni. Ma da gennaio, senza un aiuto, Essa è rimasto chiuso in casa.
Le difficoltà che la famiglia deve affrontare non sono poche. La madre non riesce da sola a trasportare il figlio su e giù per le scale e i vicini assistono increduli alla sua lotta. Quando l’inviato la aiuta a sollevare il bambino, appare evidente che non può farcela da sola. Il padre di Essa, Yaseen, lavora come rider e paga 1000 euro al mese per un appartamento fatiscente, con umidità e infiltrazioni d’acqua. «Due settimane fa pioveva dentro casa» spiega, mostrando le macchie di muffa che ha cercato di coprire con la pittura. Quando ha chiesto alla proprietaria un intervento, la risposta è stata l’indifferenza. Ma il problema principale resta l’ascensore. La famiglia ha chiesto alla proprietaria di poterlo utilizzare, ma per ottenere l’accesso deve pagare 10.200 euro, la quota per entrare nella proprietà dell’impianto. Una cifra inarrivabile per loro.
L’inviato è riuscito a parlare con alcuni affittuari che hanno ammesso di avere la chiave, ma di non poterla prestare. L’amministratore di condominio ha confermato il netto rifiuto: «I proprietari dell’ascensore non vogliono concedere l’utilizzo, nemmeno a pagamento». La scuola ha provato a trovare una soluzione, scrivendo all’amministratore e offrendo un contributo economico periodico per permettere alla famiglia di usarlo almeno per esigenze scolastiche e mediche. Ma nessuna risposta è mai arrivata. A dare una svolta alla vicenda è stata Fondazione Progetto Arca, che grazie alla trasmissione ha deciso di intervenire con una soluzione concreta. Alberto Sinigallia, presidente della Fondazione, annuncia: «Abbiamo trovato una nuova casa per la famiglia, al piano terra, a 900 metri dalla scuola. Un trilocale senza barriere, disponibile tra due settimane». Ma l’aiuto non si ferma qui. La Fondazione seguirà la famiglia con un assistente sociale, uno psicologo e un educatore finanziario per aiutarli a costruire un futuro più stabile. Per l’affitto, la famiglia pagherà tra 300 e 400 euro al mese, una cifra ben inferiore ai 1000 euro che spendevano per un appartamento fatiscente. E grazie a Banca Etica, la Fondazione farà da garante per un mutuo che permetterà loro, in futuro, di acquistare una casa con una rata da 500 euro al mese.
Anche il padre di Essa, Yaseen, potrà finalmente trovare una stabilità lavorativa: durante l’incontro con la Fondazione è emerso che in passato ha lavorato nei trasporti e guidava furgoni. Ora, la Fondazione Progetto Arca sta valutando di assumerlo come autista, offrendogli un’opportunità di lavoro più sicura e meglio retribuita. Quando Matteo Viviani porta la notizia a Yaseen, la sua reazione è di incredulità. Dopo mesi di difficoltà, finalmente una speranza concreta.
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