È approdata nell’aula del Consiglio regionale della Toscana oggi, lunedì 10 febbraio, la proposta di legge di iniziativa popolare “Liberi subito” promossa dall’associazione Luca Coscioni. L’atto sulle “procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito, ai sensi e per effetto della sentenza della Corte Costituzionale 242/2019” candida la Toscana ad essere la prima Regione in Italia ad approvare una norma sul fine vita. I promotori il 14 marzo scorso hanno depositato presso la presidenza del Consiglio regionale della Toscana la proposta di legge regionale supportata da oltre 10mila firme autenticate, che dopo l’iter in commissione Sanità è giunta all’esame e al voto dell’Aula.
Il presidente della commissione Sanità Sostegni (Pd) illustra la pdl in aula
“Una legge uscita fortemente migliorata dal lavoro fatto in commissione, una normativa che fissa procedure certe ed eguali nel sistema sanitario toscano e introduce elementi di innovazione per garantire il massimo della dignità per le persone che si approcciano alla scelta del fine vita”. Lo ha detto Enrico Sostegni (Pd), presidente della commissione Sanità, che ha presentato in aula il testo della proposta di legge sul fine vita.
“Due sono state le leggi nazionali che ci hanno orientato nel lavoro fatto: la normativa sulle cure palliative e quella sul consenso informato. In particolare, la seconda, che offre la possibilità di rifiutare le cure e chiedere anche la sedazione profonda. – ha detto Sostegni – Il grande tema sullo sfondo, quindi, è quello che in presenza di una patologia irreversibile, quando l’individuo è capace di prendere decisioni consapevoli e autonome, per la legge possono interrompere i trattamenti. Tuttavia questo non garantisce a tutti un fine vita senza dolore e una morte dignitosa come nel caso del caso del DJ Fabo. Quindi, per una parte dei cittadini è possibile avere una morte dignitosa, per altri no, perché significherebbe subire un dolore insostenibile. A questo punto la Corte Costituzionale è intervenuta, il Parlamento no, la politica non ha fatto nulla.
La proposta, presentata dall’associazione Luca Coscioni – ha ricordato Sostegni – è stata ampiamente dibattuta in commissione, anche con il contributo di diversi soggetti esterni che hanno partecipato alle audizioni. Al termine di questo lungo iter, la commissione ha discusso e approvato diversi emendamenti che hanno modificato profondamente il testo originario e sostanzialmente trasformato la proposta in una norma procedimentale e di attuazione delle sentenze della Consulta, con l’obiettivo di dare una risposta ai rilievi di costituzionalità e legittimità. Le modifiche hanno trovato il consenso dei proponenti. Sempre con gli emendamenti, poi, è stato introdotto un “extra Lea” importante. Finora, verificate le condizioni essenziali, la persona veniva lasciata sola nella ricerca del medico e nel reperimento e pagamento dei farmaci; con questa norma tutto ciò sarà compito del sistema sanitario regionale. La legge toscana, inoltre, garantirà un trattamento eguale ed omogeneo in tutte le aziende sanitarie che, ad oggi, si comportano diversamente.
La legge toscana – ha proseguito Sostegni – non interviene in materia di ordinamento civile e penale, cioè sulla sussistenza delle condizioni per accedere al cosiddetto suicidio assistito. Cosa che, invece, ha fatto la Corte Costituzionale, rendendolo omogeneo su tutto il territorio nazionale. La legge, quindi, detta norme a carattere organizzativo, una disciplina strettamente attuativa della giurisprudenza costituzionale in materia di suicidio medicalmente assistito, nell’esercizio delle proprie competenze.
Ma – ha ammonito Sostegni – non ci sarà nulla di automatico e facilitato. Viene istituita una Commissione multidisciplinare permanente per la verifica della sussistenza dei requisiti per l’accesso al suicidio medicalmente assistito nonché per la verifica o definizione delle relative modalità di attuazione. Sempre nel rispetto del diritto all’obiezione di coscienza per i sanitari. Ci sarà quindi un organismo che sarà composto da un medico palliativista; un medico psichiatra; un medico anestesista; uno psicologo; un medico legale. Primo compito della Commissione sarà quello di verificare in via preliminare che il richiedente abbia ricevuto una informazione chiara e adeguata sulla possibilità di accedere ad un percorso di cure palliative. Cure che vanno intensificate e che occorre vengano conosciute e scelte da più persone, non solo prevalentemente dai malati oncologici, come avviene oggi.
Una normativa – ha ribadito Sostegni – che viene da una proposta d’iniziativa popolare, che il Consiglio regionale era tenuto a valutare. Poteva essere bocciata, ma questo non avrebbe impedito a nessuno di esercitare il diritto che le sentenze della Corte Costituzionale hanno determinato. Solo che lo avrebbe fatto in condizioni di disparità e diseguaglianza, dovendo cercarsi un medico e i medicinali, pagandoli.
Diecimila cittadini toscani ci hanno chiesto di legiferare e lo abbiamo fatto. L’alternativa era lasciare un tema così importante e delicato in carico ai direttori delle aziende sanitarie. Abbiamo scelto di produrre una disciplina seria ed omogenea.
Ringrazio – ha concluso il presidente della commissione Sanità – tutti coloro che, dentro e fuori questo Consiglio, ci hanno consentito di arrivare a una proposta equilibrata, mai ideologica, estremamente rispettosa del diritto e della dignità umana”.
Stella (FI) ha sollevato questione pregiudiziale, respinta. Illustrato il testo
Prima di cominciare la discussione, sulla proposta di legge Marco Stella, capogruppo di Forza Italia, ha sollevato una questione pregiudiziale di costituzionalità, chiedendo all’Aula, quindi, di non affrontare né il dibattito, né il voto. La pregiudiziale è poi stata respinta con i voti contrari di Pd, Italia Viva e Movimento 5 stelle; favorevoli, invece Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia.
Stella (Forza Italia) ha sollevato la questione pregiudiziale di legittimità costituzionale ex art.134 della Costituzione per violazione dell’art.117, secondo comma, lettera 1) e terzo comma della Costituzione, “per cui si configura pertanto una delle fattispecie di cui all’art.127 della Costituzione della Repubblica. La pregiudiziale – ha spiegato Stella – chiarisce che legiferare in materia non è di competenza regionale e la proposta avanzata dalla associazione Coscioni ha evidenti elementi di incostituzionalità, in tal senso si sono espresse le regioni del Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Piemonte. L’unica cosa che sancisce la Corte Costituzionale è la non punibilità in alcuni casi del suicidio medicalmente assistito. La Corte Costituzionale sancisce che legiferare su questa materia deve essere il Parlamento e ribadisce che lo stato può intervenire su materie regionali, ma le regioni non si possono sostituire allo stato”. Stella ha spiegato ancora che “in via principale lo Stato deve legiferare su materie civili e penali. La Toscana promuoverebbe la prima legge su tale materia contravvenendo principi generali, confine tra terapia ammessa e non ammessa, che devono valere su tutto il territorio nazionali”. Stella ha concluso chiedendo “la non trattazione della legge per problemi di violazioni costituzionali. Tutti i Consigli regionali hanno deciso di non procedere e rimandare la decisione al parlamento italiano”.
Il presidente della commissione Sanità Enrico Sostegni (Pd) è intervenuto dichiarandosi contrario alla questione di legittimità e ricordando che “c’è una Regione che ha trattato la questione ed è il Veneto. Noi siamo d’accordo sul fatto che i Consigli regionali non possono intervenire su aspetti legislativi civili e penali, ma con questa legge noi affrontiamo una questione procedurale, perché le Regioni hanno una potestà legislativa concorrente sulla materia della salute, ed è chiaro che se su questa materia interviene lo Stato, lo Stato ha la precedenza. Le condizioni in cui ci muoviamo le stabilisce la Corte Costituzionale e devono essere applicate. Noi agiamo in questo ambito e non abbiamo corso il rischio di sconfinare nella pregiudiziale di costituzionalità.
Dopo il voto sulla pregiudiziale, la proposta di legge è stata illustrata all’aula ancora il presidente della Commissione Sanità Enrico Sostegni ha ringraziato tutti coloro che hanno collaborato alla redazione del testo, “principalmente alla Associazione Coscioni che ha proposto la legge consentendoci di affrontare un tema così importante”. L’iter previsto per le leggi di iniziativa popolare, ha ricordato Sostegni, stabilisce che dopo nove mesi di tempo concessi per l’istruttoria i proponenti abbiano il diritto all’espressione del Consiglio regionale. “Le proposte arrivano in Aula senza subire modifiche da parte della Commissione referente, che però può produrre una serie di emendamenti che accompagneranno il testo. Su questi emendamenti i proponenti devono esprimere un parere, che è obbligatorio ma non vincolante”.
La commissione Sanità, che ha lavorato sul testo in questi mesi, si è concentrata su varie questioni, nel tentativo di superare i problemi di legittimità e di fattibilità che erano stati segnalati, proponendo alcune modifiche sostanziate negli emendamenti, puntando a un testo con carattere procedimentale, meramente organizzativo, per rimanere nella cornice della potestà legislativa concorrente delle Regioni.
La Corte Costituzionale ha sollecitato un intervento legislativo del Parlamento in materia, tutt’ora assente, e alla fine tramite due sentenze (una del 2019 e una seconda più recente, la 135 del 2024) ha fatto un intervento di tipo manipolativo additivo, per cui sono stati enucleati i requisiti in possesso dei quali si può procedere al suicidio medicalmente assistito. Attualmente quindi in Italia quando i malati si sono rivolti ai tribunali il procedimento è stato autorizzato in virtù delle sentenze della Corte Costituzionale, e le singole Aziende sanitarie, che hanno l’obbligo di ottemperare, si sono mosse in autonomia.
“A livello nazionale e regionale – ha detto Sostegni – non siamo intervenuti, ma sulla base della sentenza della Corte costituzionale, quando vi sono state richieste di pazienti, sono intervenuti i direttori generali delle tre Aziende sanitarie, ognuno con modalità diverse. Adesso, con la legge, stabiliamo una procedura omogenea su tutta la regione, garantendo un’assistenza sanitaria uniforme in questi casi difficili”.
Oltre a fissare il carattere meramente organizzativo della legge regionale, si stabilisce che il costo di medicinali e attrezzature necessari per il suicidio, ora a carico dei familiari, sia sostenuto dal sistema sanitario stabilendo una prestazione extra Lea. Il costo non dovrebbe superare complessivamente i 10 mila euro l’anno. Si ribadisce la volontarietà della partecipazione del personale medico e sanitario alle varie fasi dell’iter.
La proposta di legge così come presentata ha l’obiettivo di garantire alle persone malate che intendono accedere al suicidio assistito la necessaria assistenza sanitaria “nel rispetto dei principi stabiliti dalla sentenza della Corte Costituzionale 242 del 2019, garantendo che il diritto all’erogazione del trattamento è individuale e inviolabile, e che non può essere limitato, assoggettato a condizioni o altre forme di controllo ulteriori e diverse da quelle previste dalla proposta di legge”. Prevede quindi di individuare i requisiti di accesso alla pratica, la verifica delle condizioni e delle modalità di accesso alla morte medicalmente assistita, affinché l’aiuto al suicidio non costituisca reato, così come delineato dalle sentenze della Corte Costituzionale. Il testo prevede l’istituzione di una Commissione medica multidisciplinare nelle Asl, dispone che le strutture sanitarie debbano garantire il supporto, l’assistenza e i mezzi necessari al completamento della procedura, disciplina la procedura e i tempi (complessivamente venti giorni), prevede la gratuità delle prestazioni sanitarie. Secondo l’atto possono accedere al suicidio medicalmente assistito le persone affette da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputano intollerabili; tenute in vita da trattamento di sostegno vitale; pienamente capaci di prendere decisioni libere e consapevoli; che esprimono un proposito di suicidio formatosi in modo libero e autonomo, chiaro e univoco.
Associazione Coscioni e Liberi Subito: “Obiettivo della legge l’istituzione di una Commissione che detti tempi e procedure”
Così Filomena Gallo Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni e Felicetta Maltese Coordinatrice Comitato Liberi Subito in Toscana: “In queste ore il dibattito in Aula si sta concentrando sulla portata della proposta di legge in discussione, che punta a garantire un percorso chiaro e definito per le persone malate che chiedono accesso all’aiuto medico alla morte volontaria. La legge di iniziativa popolare LIBERI SUBITO, prevede l’istituzione di una commissione aziendale composta da diverse figure professionali, incaricata di verificare che la persona sia capace di autodeterminarsi, affetta da una malattia irreversibile che comporta sofferenze fisiche o psicologiche insopportabili e dipendente da trattamenti di sostegno vitale. La commissione avrà il compito di accertare questi requisiti e definire le modalità per procedere, fornendo un riscontro entro 30 giorni. Una volta che la persona avrà deciso la data per procedere, l’azienda sanitaria avrà sette giorni per garantire l’erogazione del farmaco e dei materiali necessari.
Dopo un pomeriggio di interventi dei consiglieri, domani si terrà la votazione su questa legge che può finalmente dare una risposta a chi, fino ad oggi, è stato costretto ad affrontare attese insostenibili. Se questa norma fosse già stata in vigore, persone come Gloria non avrebbero dovuto subire il lungo e doloroso percorso che ha dovuto affrontare: il 24 febbraio sarebbe stato un anno dalla sua richiesta, cinque mesi per la conferma dei requisiti e delle modalità e altri cinque mesi nei tribunali per ottenere un farmaco che l’azienda sanitaria le aveva negato e non ha fornito. Gloria voleva essere cosciente fino all’ultimo momento della sua vita, ha atteso mesi nella sofferenza e avendo un peggioramento ha dovuto accedere alla sedazione palliativa profonda che era la sua scelta, ma per non morire in modo disumano ha detto si. Questa legge è necessaria per evitare che situazioni come la sua si ripetano”.
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