Martedì 11 febbraio 2025 si celebra, in contemporanea in oltre 100 nazioni di tutto il mondo, il Safer Internet Day (SID), la giornata mondiale per la sicurezza in Rete, istituita e promossa dalla Commissione Europea. Obiettivo dalla giornata è far riflettere le ragazze e i ragazzi non solo sull’uso consapevole della rete, ma anche sul ruolo attivo e responsabile di ciascuno nella realizzazione di Internet come luogo positivo e sicuro.
Nel corso degli anni, il Safer Internet Day (SID) è diventato un appuntamento di riferimento per tutti gli operatori del settore, le istituzioni e le organizzazioni della società civile, “Together for a better internet” è il titolo scelto dalla Commissione Europea per la promozione della giornata.
Il SID è la giornata mondiale per la sicurezza in Rete, istituita e promossa dalla Commissione Europea, che si celebra il secondo martedì del mese di febbraio.
In occasione del Safer Internet Day 2025, Telefono Azzurro organizza due eventi dedicati all’impatto del digitale e dell’intelligenza artificiale sui minori. Accademici, istituzioni, aziende tech ed esperti discuteranno opportunità e rischi, presentando dati esclusivi e soluzioni concrete per la protezione dei bambini e degli adolescenti online.
Ne abbiamo parlato con il presidente di Telefono Azzurro Ernesto Caffo.
I dati: i ragazzi dichiarano di aver provare invidia sociale e paura delle fake news
Telefono Azzurro in collaborazione con BVA-Doxa presenta all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano alcuni dati che fotografano il rapporto giovani e web.
A livello globale, la dipendenza da smartphone è in aumento, con implicazioni notevoli per il comportamento sociale e la qualità delle interazioni dei giovani. Il 63% degli intervistati dichiara di aver provato almeno un’emozione mentre era sui social: il 24% invidia verso la vita degli altri, il 21% si è sentito diverso/a, il 19% inadeguato/a.
Tra gli argomenti per i quali i ragazzi affermano di avere più bisogno di informazioni per potersi difendere o per poterli evitare vi sono al primo posto le fake news (40%), seguite da privacy e dati personali (34%), cyberbullismo (32%) e adescamento (31%). L’elevata esposizione ai social media rende i giovani particolarmente vulnerabili alla disinformazione, spingendoli quindi a cercare strumenti per riconoscerla e contrastarla, desiderio che riflette la necessità da parte loro di comprendere meglio le dinamiche dell’informazione nell’era digitale e di partecipare attivamente alla costruzione di una società più informata e resiliente ai pericoli della disinformazione. In questo contesto, si inserisce la strategia di Meta in Italia di “rimuovere, ridurre, informare” per contrastare la disinformazione, messa tuttavia in discussione dalle recenti posizioni espresse da Zuckerberg.
Dallo studio emerge il fondamentale ruolo dei genitori nella crescita e nella formazione dei giovani nell’era digitale e la necessità di fornire un’educazione digitale a tutte le famiglie affinché possano supportare i propri figli in modo consapevole e competente. Come evidenziato dall’indagine, i ragazzi e le ragazze dichiarano infatti che se fossero vittima di violenza sessuale online, lo segnalerebbero soprattutto ai genitori (76%), solo il 40% alle forze dell’ordine (40%) e il 14% agli amici. In caso di contenuti online potenzialmente dannosi o illeciti riguardanti altri minori o di episodi di cyberbullismo contro altri, la quasi totalità dei ragazzi segnalerebbe il fatto (98%-99%) e più del 70% anche in questo caso ai genitori. Evidente in questo senso la necessità di una valida educazione digitale per tutte le famiglie per poter supportare consapevolmente i più giovani all’interno della rete.
La verifica dell’età
Il dibattito sull’introduzione di sistemi di verifica dell’età per i social media continua a suscitare opinioni contrastanti tra giovani, genitori ed esperti e la questione diventa sempre più rilevante, soprattutto alla luce dell’aumento dell’accesso precoce dei minori alle piattaforme digitali. Dallo studio presentato da Telefono Azzurro e BVA Doxa emerge che il 44% dei ragazzi ritiene l’age verification uno strumento utile per proteggere i minori, il 33% la ritiene fastidiosa ma necessaria e solo il 15% la ritiene inutile. Il 76% ritiene che dovrebbe essere obbligatoria su tutte le piattaforme che offrono contenuti potenzialmente inappropriati per i minori e il 37% indica come “età giusta” fino alla quale è necessaria la verifica dell’età 16 anni. La consapevolezza dell’importanza dell’age verification è comunque più alta tra i genitori, dove la percentuale di chi ritiene la verifica dell’età una pratica utile e necessaria sale al 71%.
Di questo abbiamo parlato con Laura Bononcini, public policy director per il Sud Europa di Meta
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