Scontro sulla giustizia, Parodi: “Rapporti radicalizzati tra poteri. Porto pace, ma non arretriamo”

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TORINO. «Un momento così complicato nei rapporti tra esecutivo e magistratura, tra poteri dello Stato, non me lo ricordo e non credo vi siano precedenti. Siamo arrivati allo scontro sistemico, cercherò di pacificare – per quanto possibile – ma spiegando anche le ragioni delle nostre posizioni sulle quali non si arretra». Eccolo qui il neo-presidente dell’Anm Cesare Parodi, 62 anni, procuratore Aggiunto a Torino, da 48 ore al vertice dell’associazione delle toghe. Un moderato, Magistratura Indipendente, che cercherà di ricostruire un dialogo. Pontiere dove i ponti sono saltati, pompiere dove le fiamme si sono prese già il tetto.

Dottor Parodi: a detta di molti la aspetta un lavoro complicato. Ne è consapevole?

«Che sia un momento molto difficile è indubbio, ma si è arrivati a un punto che non giova a nessuno. Dobbiamo ricostruire un dialogo. Poi quale sarà l’esito non è un tema da porsi adesso».

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Appena eletto ha sollecitato un incontro della giunta Anm con la premier ed è arrivata un’apertura: “Auspico da subito che si possa riprendere il dialogo” ha fatto sapere Meloni.

«Lo considero un segnale sicuramente positivo quantomeno sul piano relazionale e non può che rallegrarmi; i contenuti li verificheremo spero presto. Comunque, credo che il dialogo sia la cosa migliore. Il muro contro muro difficilmente paga».

È una critica a chi l’ha preceduta?

«Nient’affatto, ma si immagini. Auspichiamo invece tutti un confronto, magari serrato in cui ognuno forse alla fine rimarrà della proprio idea e nel proprio ruolo, ma in un contesto generale di minore conflittualità».

Ha detto: “Non siamo la banda Bassotti”. Ritiene che nell’esecutivo vi vedano così?

«Intanto non mi riferivo alla Magistratura in generale, ma all’Anm. È innegabile, in generale, che i gruppi associativi spesso vengano identificati peggio di come sono. Noi ci aggreghiamo per uno spirito di condivisione di idee, di confronto. Colpevolizzarci è sbagliato».

Nordio ha detto: “Più ci attaccano (voi magistrati ndr) più porteremo a fondo la riforma con forza”. Le premesse non sono incoraggianti, non trova?

«Il ministro fa le sue dichiarazioni. Sappiamo perfettamente che i provvedimenti li fa il governo, ma noi vogliamo spiegare bene le ragioni per cui a nostro parere questa riforma possa e debba essere modificata, migliorata o addirittura stravolta».

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Pare di percepire un certo possibilismo. Non è così?

«Dipende dalla nostra capacità di convinzione, le nostre motivazioni sono fondate. Certo va rasserenato il clima. Poi guardiamoci negli occhi e se si riuscirà a creare un rapporto di fiducia reciproca allora tutto il resto potrà essere rivisto».

Il procuratore di Roma Lo Voi è sotto assedio: questione Almasri, Csm, denunce dell’Intelligence. Qual è il suo giudizio sul punto?

«È una vicenda che non abbiamo ancora commentato coi colleghi della giunta e del comitato direttivo centrale. Certamente è questione delicata alla quale dedicheremo attenzione. Al netto del merito della vicenda, nel quale non entro, in generale è una delle conferme che le difficoltà di rapporti da qualche tempo si sono radicalizzate. Si è arrivati allo scontro sistematico che non giova a nessuno. Auspico che un momento di chiarimento e di confronto possa portare a un’apertura di dialogo nei temi su cui il ministro ha responsabilità. E non vi è solo la riforma».

Che già da sola basterebbe per prevedere ampio disaccordo. O qualcosa sta cambiando?

«A me questa riforma lascia perplesso non perché attacca il potere dei magistrati ma perché da cittadino – ad esempio – mi sento più tutelato da un sistema in cui il pm non è un super-poliziotto, ma soltanto se dopo aver fatto gli accertamenti obbligatori e necessari può fare una valutazione serena dei fatti».

Diceva: “Porremo altri temi sul tavolo”. Quali?

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«Almeno due: l’organizzazione della giustizia per prima. Ci si richiede grande efficienza e non abbiamo gli strumenti per garantirla; dovremo spiegare che questo limita fortemente il funzionamento della macchina. Il governo lo saprà di certo, ma parlarne sarà utile».

E la seconda questione?

«Attiene alla magistratura sulla quale negli anni si è formata, non necessariamente e non solamente per colpa di certa politica, una narrazione che non corrisponde a quello che siamo e cioè fortemente negativa in molti casi. L’immagine che passa è questa, ma non è la verità».

Ricapitoliamo: Meloni aderisce alla richiesta di incontro, Bignami (capogruppo Fdi alla Camera) invoca un nuovo dialogo, Pinelli – vicepresidente del Csm – le fa un augurio “non formale” di buon lavoro.

«Anche questo è un segnale da tenere in considerazione».

Gasparri le attribuisce “un pessimo esordio”. Dice che lei “intima il Parlamento di revocare la riforma perché questa sarebbero l’unica condizione per revocare lo sciopero”.

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«Lo sciopero non sarà un momento decisivo di questo nostro impegno. Il discorso non finisce con lo sciopero ma anzi inizia. Dobbiamo mettere in conto che alcuni non aderiranno e dobbiamo essere pronti quando ci salteranno addosso e ci diranno “vedete neanche i vostri colleghi vi seguono”». —

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