Trump: «Ho parlato con Putin per far finire la guerra». Mosca resta in silenzio

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Donald Trump e Vladimir Putin si sono parlati al telefono per negoziare la fine della guerra in Ucraina.

Donald Trump il 7 febbraio 2025.

KEYSTONE

A rivelare il colloquio (o i colloqui) è stato lo stesso presidente americano in un’intervista al New York Post, scherzando su quante volte si sono sentiti: «È meglio che non lo dica», ha risposto con un sorriso per mettersi al riparo dalle critiche che da tempo accompagnano i suoi rapporti con il Cremlino.

È la prima conferma ufficiale di colloqui diretti fra i due leader, che molti sospettavano ma nessuno finora aveva certificato.

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A dire di Trump, anche il presidente russo sarebbe preoccupato per il numero dei morti sul campo di battaglia: «Vuole che si smetta di morire», ha riferito il capo della Casa Bianca senza scendere nei dettagli.

A Mosca tutto tace

Mosca non ha confermato né smentito il contatto: ci sono «comunicazioni condotte attraverso diversi canali, e sullo sfondo della molteplicità di queste comunicazioni io personalmente potrei non essere a conoscenza di qualcosa», si è limitato a commentare il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.

Senza specificare se il leader russo abbia presentato qualche impegno concreto per mettere fine ai quasi tre anni di guerra, iniziata da lui stesso con l’ordine di invadere l’Ucraina il 24 febbraio 2022, Trump ha detto al New York Post di avere un piano preciso su come far finire il conflitto.

«Voglio mettere fine a questa dannata guerra, speriamo velocemente», ha aggiunto, ribadendo che se ci fosse stato lui alla Casa Bianca, il conflitto non sarebbe mai iniziato.

«Ho sempre avuto un buon rapporto con Putin», ha sottolineato ancora il tycoon per tracciare una netta separazione con il suo predecessore Joe Biden, definito «un imbarazzo» per l’America.

Il piano di Trump rimane sconosciuto

Il piano di Trump per mettere fine alla guerra però non è affatto chiaro. Durante la campagna elettorale aveva promesso di risolvere la crisi in 24 ore, poi entrato alla Casa Bianca ha ammesso che sei mesi erano un arco temporale più realistico.

Il suo inviato per l’Ucraina e la Russia, Keith Kellogg, si è detto fiducioso sulla possibilità che una soluzione venga trovata nei primi 100 giorni della nuova amministrazione, durante i quali il presidente potrebbe proporre una soluzione «accettabile» sia per Putin sia per il leader ucraino Volodymyr Zelensky.

Zelensky incontrerà Trump?

La prossima settimana il vicepresidente americano JD Vance, nel suo primo viaggio oltreoceano, incontrerà a Monaco proprio Zelensky nell’ambito della conferenza sulla sicurezza in calendario dal 14 al 16 febbraio.

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Un incontro fra il presidente ucraino e Trump è possibile nei prossimi giorni, ma al momento non ci sono certezze. E’ stato lo stesso leader Usa ad affacciare l’ipotesi di un faccia a faccia con Zelensky a breve senza però specificare né dove né quando.

Mentre il 12 e 13 febbraio riceverà il premier indiano Narendra Modi alla Casa Bianca.

Su cosa lavora la diplomazia degli Stati Uniti?

Nonostante le varie incertezze, un tema appare chiaro: Trump vuole la sicurezza degli asset ucraini, a partire dalla terre rare, che sembrano essere la chiave individuata dalla nuova amministrazione americana per continuare a fornire aiuti al Paese vittima dell’aggressione russa.

Un’ipotesi affiorata già in passato e a cui Zelensky si è mostrato aperto, dicendo che Kiev è pronta a ricevere «investimenti di aziende americane» per estrarre terre rare dal suo territorio, che ne è ricco.

Mentre cerca di spuntare concessioni dall’Ucraina, Trump e la sua diplomazia continuano a lavorare anche sul fronte della Russia.

Trump sogna il Nobel per la Pace

E di recente hanno alzato i toni ventilando la minaccia di raddoppiare le sanzioni, specie nel settore petrolifero, per indurre il Cremlino a sedersi al tavolo delle trattative e trovare un accordo, al quale Trump ambisce e che in cuor suo spera possa regalargli il premio Nobel per la pace.

«Come dice la Bibbia, ‘beati i mediatori di pace’. Mi auguro che quando tutto finirà, la mia eredità sarà conosciuta come quella di un pacificatore e unificatore», ha fatto scrivere dalla Casa Bianca in un tweet dai toni messianici.

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