Trump, stop alle rinnovabili, ma per gli analisti mette a rischio la competitività e i costi sono elevati

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Microcredito

per le aziende

 


Sin dal suo insediamento, il neo presidente Trump ha bloccato gli investimenti per lo sviluppo di fonti rinnovabili, puntando al fossile e agevolando la produzione di gas e petrolio. La scelta punta a ridurre il costo dell’energia in un momento in cui il fabbisogno energetico del Paese è in crescita anche a causa dell’aumento dei data center per l’intelligenza artificiale. Eppure, mentre queste decisioni portano incertezza sulle strategie avviate e lasciano in bilico le scelte future degli investimenti in diversi Stati che avevano puntato sull’energia pulita – si pensi che il 90% dei 100 gigawatt di nuova capacità previsti per i prossimi due anni dovrebbe provenire da fonti rinnovabili e batterie, secondo le stime di BloombergNEF – gli analisti esprimono delle perplessità. Infatti, stando ad alcune dichiarazioni riportante sul Financial Times, la direzione intrapresa dal tycoon intacca la competitività statunitense e le rinnovabili, visto il miglioramento della tecnologia, rappresentano una delle soluzioni più economiche per far fronte alla necessità di aumentare la capacità di produzione energetica del 26% entro il 2028.

La politica anti-climatica degli Stati Uniti

La nuova amministrazione Trump ha da subito intrapreso una revisione significativa delle politiche ambientali esistenti, con l’obiettivo dichiarato di ridurre gli oneri regolamentari gravanti sul settore produttivo. Tale approccio si è concretizzato in una serie di misure, tra cui spicca la revisione del cosiddetto “endangerment finding” del 2009. Tale determinazione, risalente all’amministrazione precedente, aveva conferito all’Environmental Protection Agency (EPA) l’autorità di regolamentare le emissioni di gas serra, in particolare di CO2, considerate una minaccia per la salute pubblica e l’ambiente. Parallelamente, l’amministrazione ha optato per una sospensione dei finanziamenti relativi a due importanti provvedimenti legislativi: l’Inflation Reduction Act e l’Infrastructure Investment and Jobs Act. Tale decisione ha avuto un impatto diretto su numerosi progetti energetici, che si sono visti privati di risorse finanziarie essenziali per la loro realizzazione. Il blocco dei finanziamenti sta generando incertezza nel settore energetico e sta sollevando preoccupazioni riguardo al raggiungimento degli obiettivi di transizione ecologica.

Ulteriori azioni intraprese dall’amministrazione includono la riattivazione delle licenze per il gas naturale liquefatto (GNL). Tale misura, motivata dalla volontà di promuovere l’indipendenza energetica del paese e di sostenere l’industria del gas, ha suscitato critiche da parte di gruppi ambientalisti, che contestano i potenziali impatti negativi sull’ambiente e sul clima.

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Inoltre il brusco cambio di rotta è stato effettuato attraverso ordini esecutivi, che non richiedono l’approvazione del Congresso, ma al contrario consentono al nuovo eletto Trump di imprimere un’accelerazione significativa nell’attuazione delle proprie politiche. Tali azioni evidenziano la volontà di smantellare le precedenti politiche ed impostare una nuova direzione energetica per il paese. 

Rinnovabili vs fossili: la battaglia per l’energia del futuro negli USA

Il presidente USA ha bloccato significativi progetti di sviluppo nel settore delle rinnovabili, puntando su un aumento della produzione di gas e petrolio. Questa scelta, fortemente ideologica, ha sollevato interrogativi sulla sostenibilità e sull’efficacia a lungo termine delle politiche energetiche attuali. Secondo un rapporto della società di consulenza Bain, ripresa dal Financial Times, per far fronte alla domanda di energia, gli Stati Uniti dovranno aumentare la produzione energetica del 26% (rispetto ai livelli del 2023) entro il 2028. L’aumento di domanda di energia è principalmente guidata (46%) all’espansione dell’intelligenza artificiale (AI), che richiede enormi quantità di energia per alimentare i data center e le infrastrutture tecnologiche.

Il presidente degli Stati Uniti ha espresso la volontà di incrementare la produzione interna di idrocarburi, una mossa che si scontra con la realtà di una produzione ai massimi storici da almeno due anni. Gli USA sono infatti già il primo produttore mondiale di petrolio, con quasi 14 milioni di barili al giorno e una quota di mercato che sfiora il 20%.

Non a caso, la scelta di puntare sull’indipendenza energetica attraverso i combustibili fossili, a scapito delle energie rinnovabili, suscita preoccupazioni e perplessità nel mondo accademico e tra gli esperti del settore energetico. Secondo diversi osservatori, infatti il modo migliore per rispondere all’accresciuta domanda energetica erano proprio le fonti rinnovabili: una volta superati i costi di investimento iniziali infatti, l’energia elettrica green combinata con le batterie di accumulo è la soluzione più economica in assoluto. Gas e petrolio possono competere nel breve periodo, ma il piano di Trump ha, per gli esperti, delle lacune.

Boom di idrocarburi, ma il prezzo è alto per clima e futuro

L’aumento della produzione di idrocarburi negli Stati Uniti presenta infatti diverse criticità. Dal punto di vista tecnico, richiede ingenti investimenti e tecnologie avanzate, ma le aziende del settore potrebbero avere difficoltà a reperire capitali in un mercato che si orienta sempre più verso le energie rinnovabili. Inoltre, l’impatto ambientale è significativo, con rischi di inquinamento, emissioni di gas serra e alterazione degli ecosistemi.

Questa strategia è in controtendenza con le dinamiche globali e rischia di compromettere la leadership statunitense nel settore delle tecnologie pulite, frenando la creazione di posti di lavoro nel settore delle rinnovabili. Stando a quanto riportato dalle dichiarazioni di alcuni analisti al Financial Times, inoltre, la riduzione degli investimenti in energie rinnovabili potrebbe portare a un aumento dei costi energetici, con conseguenze negative sulla competitività e rallentare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, aumentando i rischi legati al cambiamento climatico. Infine, la dipendenza dai combustibili fossili minaccia l’affidabilità della rete elettrica, aumentando il rischio di blackout.

L’incertezza politica mette a rischio le rinnovabili che restano però la scelta più economica e pulita

L’incertezza generata dagli ordini esecutivi del presidente Trump sull’energia sta già avendo un impatto sul settore, mettendo a rischio la crescita delle fonti rinnovabili. A lanciare l’allarme è Helen Kou, analista di BloombergNEF, secondo cui “non c’è dubbio che l’incertezza avrà probabilmente un impatto sulla costruzione di nuovi impianti”.

Eppure, i numeri parlano chiaro: nei prossimi due anni, il 90% dei 100 gigawatt di nuova capacità elettrica, equivalenti all’intero sistema elettrico del Messico, proverrà da fonti rinnovabili e batterie, secondo le stime di BloombergNEF. A criticare apertamente le scelte del presidente è Mark Brownstein, vicepresidente senior per la transizione energetica presso l’Environmental Defense Fund: “Questi ordini vanno contro la buona economia e intaccano la competitività degli Stati Uniti”.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Brownstein sottolinea l’assurdità di una strategia che, di fronte a una presunta emergenza energetica nazionale, “elimina arbitrariamente alcune delle opzioni più economiche sul tavolo”. Un chiaro riferimento ai vantaggi economici delle rinnovabili, sempre più competitive rispetto ai combustibili fossili.

La decisione di Trump di frenare lo sviluppo delle energie pulite appare dunque incomprensibile, se non alla luce di interessi particolari legati all’industria dei combustibili fossili. Una scelta che rischia di compromettere il futuro energetico, economico e ambientale degli Stati Uniti, e di frenare la lotta globale contro il cambiamento climatico.

La sicurezza energetica richiede un approccio lungimirante, orientato verso fonti sostenibili e affidabili. In tal senso è auspicabile una revisione della strategia energetica statunitense, con maggiori investimenti nelle rinnovabili e una transizione verso un modello energetico più sostenibile e resiliente, a beneficio dell’economia, dell’ambiente e della leadership globale degli Stati Uniti.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Microcredito

per le aziende

 

Source link