La fusione tra l’Autorità portuale di Taranto (Mar Ionio) con quella di Bari e Brindisi (Mar Adriatico Meridionale) non è inserita nella riforma in cantiere. E comunque sarà il territorio a decidere. L’hub per assemblare le piattaforme per l’eolico offshore è un’opportunità importante per Taranto.
Frenata, invece, per la continuità territoriale rivendicata per l’aeroporto di Grottaglie affinché possa riaprirsi ai voli passeggeri di linea. Sono i concetti principali che esprime Edoardo Rixi, vice ministro alle Infrastrutture e trasporti, nella sua visita di ieri a Taranto in Autorità portuale dove insieme al presidente uscente, Sergio Prete, ha presieduto un incontro con istituzioni (c’erano il sindaco Rinaldo Melucci e il prefetto Paola Dessì) e rappresentanze del mondo economico.
Le parole
«Bisogna vedere cosa conviene, lo deciderà il territorio in relazione al proprio futuro – afferma Rixi sulla ventilata fusione -. Oggi nella riforma non si parla di accorpamento. Sicuramente quello che dobbiamo fare, è creare sinergie in modo da poter avere investimenti importanti sia a Bari che a Taranto».
Mentre sulle nomine ai vertici delle Authority (Prete termina la proroga a fine mese e non può più essere rinnovato a Taranto), Rixi, che ieri a Bari ha incontrato il governatore pugliese Michele Emiliano, così si esprime: «Stiamo discutendo. Vogliamo arrivare con un’intesa consapevole anche con la Regione sugli obiettivi da dare e sulla qualità dei presidenti. Quando raggiungeremo una situazione di intesa non solo con la Regione Puglia ma anche per le altre Authority che dobbiamo nominare, arriveranno le nomine. Nelle prossime settimane inizieremo a chiudere su tutti i presidenti. Non c’è da parte del Governo – sostiene Rixi – l’intenzione di fare prima la riforma o prima le nomine. Noi quest’anno andremo a rinominare praticamente tutte le Autorità portuali con l’eccezione di Ancona e di Catania e abbiamo bisogno di condividere una strategia complessiva».
Sulle prospettive del porto, Rixi conviene sull’eolico offshore. E Taranto e Augusta sono stati indicati dal ministero dell’Ambiente come scali prioritari per l’investimento nelle energie rinnovabili. «A Taranto, che nasce come porto industriale a servizio dell’acciaio Ilva, oggi si deve creare una vivibilità diversa e la possibilità di sviluppare tante altre attività – osserva il vice ministro -. L’eolico offshore è uno dei temi, ma poi ci sono tante altre attività sinergiche, altri investimenti come i maxi yacht. Ma deve essere fatto in un progetto nazionale, altrimenti facciamo competizione tra di noi invece di farla ad altri Paesi. E questo non possiamo permetterlo. Se riusciamo a fare un’offerta competitiva nazionale, siamo molto più competitivi dei francesi o degli spagnoli o dei greci. Abbiamo bisogno che le 16 Authority possano far diventare l’Italia la prima nazione marittima europea. Oggi il solo porto di Rotterdam fa più traffico dei 16 porti italiani».
E sull’eolico offshore, Rixi aggiunge che ci si sta confrontando con il Mase. «Da una parte – rileva – c’è la valorizzazione di alcuni specchi marittimi importanti e dall’altra siamo in un mare complesso come il Mediterraneo sia dal punto di vista ambientale, che di altri traffici come quello degli esseri umani che mal si sposa con parchi eolici in mezzo al mare». «Pensiamo ad una spa interamente pubblica che possa gestire le nuove opere e tutta una serie di servizi perché oggi molti porti non sono in grado di sviluppare determinati progetti – afferma poi il vice ministro sulla riforma -. Stiamo cercando di trovare un modello sulla falsariga di quello spagnolo che ha una portualità diffusa come la nostra ma in realtà un po’ più evoluto che possa consentire di valorizzare tutti gli scali, non solo i più grossi».
Colpo di freno, invece, sulla continuità territoriale rivendicata per l’aeroporto di Grottaglie. La continuità è spiegata così da Enac: un intervento statale per creare un’offerta vantaggiosa per l’utenza. Ma per Rixi «la continuità territoriale è una sconfitta per il territorio. Lo dico da genovese. Anche da me chiedono la continuità territoriale. Una volta si usava solo per le isole. Se i progetti funzionano, devono camminare sulle gambe del traffico. Invece bisogna collegare i porti al sistema aeroportuale. Ad esempio, sul turismo e sui croceristi capire come sviluppare il traffico. La continuità territoriale può essere un momento di difficoltà in cui viene affrontato un momento singolo, ma pensare che in Italia si mantenga la pluralità di aeroporti sul sostegno pubblico, a mio avviso nel lungo periodo è illudere il territorio. Lo dico perché abbiamo casi analoghi su Ancona, Friuli Venezia Giulia, un caso simile – non è stato ancora chiesto – sulla mia stessa città e il tema sulla Puglia. In un Paese dove il traffico aeroportuale cresce a due cifre, credo che ci sia qualcosa da domandarsi su cosa non funziona – dichiara Rixi -. Se fossimo un Paese dove il traffico non cresce e dove non arrivano i turisti, sarebbe diverso. Probabilmente nella costruzione del piano aeroportuale nazionale, sono state fatte errate previsioni che poi hanno condotto a questo. Credo che si possa mettere mano e che siamo alla vigilia del nuovo piano nazionale aeroporti. Anche su questo troveremo soluzioni condivise con il territorio».
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