Sfiducia a Santanchè. Per l’opposizione «Meloni è ricattata»

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Daniela Garnero Santanchè ama ostentare: lusso, potere, vita privata. E sicurezza. «Per me parla il mio lavoro da ministra del turismo», ripete da giorni, tra un ballo con Pulcinella in fiera e altri impegni ministeriali. Ha ostentato sicurezza anche ieri, entrando a Montecitorio per assistere al dibattito sulla mozione di sfiducia chiesta dall’opposizione nei suoi confronti per le diverse inchieste giudiziarie a suo carico. Anche se in questo caso per lei non ha parlato nessuno: i banchi della maggioranza erano quasi vuoti, nessun deputato di Lega o Forza Italia, solo una decina di FdI ma senza alcun intervento.

IN SERATA DAI partiti di governo arriveranno le giustificazioni: «È lunedì, normale che ci siano pochi deputati», «abbiamo deciso di concedere all’opposizione un momento di visibilità». Ma nessuna difesa decisa di Santanchè, eccetto quella di Salvini («Non vedo perché uno si debba dimettere per un avviso di garanzia o per un rinvio a giudizio», risponde interpellato dai cronisti), forse più per dispetto alla premier, a causa degli insulti ricevuti nelle chat dei meloniani, che per convinzione.

La ministra è una macchia bianca che si staglia dai banchi del governo in un’Aula semi deserta. Vicino a lei, solo il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, e quello dei Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, con la sottosegretaria Vannia Gava. Non un esponente di primo piano a sostenerla.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

TRA I BANCHI dell’opposizione quasi al completo, siedono, invece, anche il presidente pentastellato Giuseppe Conte e la segreteria del Pd, Elly Schlein. La mozione di sfiducia individuale presentata dal M5S è stata sottoscritta ieri mattina anche dalla capogruppo Pd, Chiara Braga, e da quella di Alleanza Verdi e Sinistra, Luana Zanella.
Anche in questo caso, come nei dibattiti parlamentari della scorsa settimana, negli interventi è chiamata in causa direttamente la premier, con l’intento di stanarla dal silenzio in cui si è barricata tra il caso del torturatore libico Elmasry e quello dello spionaggio ai danni di giornalisti e attivisti di Mediterranea.

«Meloni è ricattata dalla ministra?», è il concetto ribadito dall’opposizione. «Che differenza c’è, chiedo alla Presidente del Consiglio, tra la posizione di Sangiuliano e quella di Santanchè?», argomenta il dem Toni Ricciardi. «Perché uno è stato fatto dimettere e la stessa cosa non accade con la ministra? Perché forse Santanchè è in grado di poter muovere delle leve?», ha incalzato il vicecapigruppo del Pd. Annunciano poi il voto alla mozione anche Italia Viva, Azione e PiùEuropa, «ma sembra evidente che la ministra sia stata già sfiduciata dalla sua stessa maggioranza e scaricata politicamente da Giorgia Meloni e da tutto il governo», afferma Riccardo Magi indicando i banchi del centrodestra vacanti.

E su questo punto insiste anche Conte, con un video sui social in cui accusa il centrodestra di «vergognarsi» della «loro ministra» e poi fa riferimento a un sondaggio uscito ieri che fotografa la scarsa simpatia degli elettori di entrambi gli schieramenti per la ministra del Turismo. «Insieme al 71% degli italiani riteniamo che sia un grave disonore, com’è possibile che il governo sia ricattato da una singola ministra in queste condizioni?».

LE REPLICHE, assicurano, dalla maggioranza, arriveranno con le dichiarazioni di voto. Ma quando? La settimana parlamentare è già calendarizzata: la mozione di sfiducia a Santanchè è tra gli ultimi temi all’ordine del giorno, dopo altri argomenti in attesa tra i quali, giovedì la seduta comune delle Camere per l’elezione dei giudici della Consulta e venerdì il decreto Pnrr emergenze. Del resto, qualsiasi giorno in più è utile per avvicinarsi alla data del 28 marzo quando il tribunale deciderà il rinvio a giudizio per truffa aggravata all’Inps durante il Covid. Quella sarebbe la data limite indicata da Meloni, che non avrebbe avuto più contatti con la sua ministra dal 17 gennaio scorso, giorno del rinvio a giudizio per l’altra indagine sulla bancarotta del gruppo Visibilia.

Se è vero che la carriera ministeriale di Santanchè ha una data di scadenza, lei ci vuole arrivare solo con una parola esplicita di Meloni. Non l’ha convinta il suo amico e socio Ignazio La Russa e nemmeno l’isolamento che i suoi hanno voluto far registrare alle telecamere dei giornalisti. Per Santanchè è solo importante che fino all’ultimo la luce su  quelle telecamere non si spenga.



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