AI in Europa: sistemare le regole e salvarsi dal declino

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Conto e carta

difficile da pignorare

 


L’avvento di DeepSeek e l’elezione di Donald Trump spingono l’Unione Europea a rivedere completamente la propria visione sull’intelligenza artificiale e la strategia della regolamentazione che, fino ad oggi, ha permesso di limitare l’impatto delle Big Tech straniere sulla vita dei cittadini europei.

E’ questo lo spunto più forte che emerge dal Summit globale di Parigi sull’AI.

Ormai siamo di fronte ad un cambio storico di paradigma mondiale: l’Europa è chiamata a fare di più, meglio; che non vuol dire solo mettere miliardi di euro, come sta facendo, ma anche ripensare il complesso sistema regolatorio.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

AI: quale futuro in Europa?

Il tempismo di questa presa di coscienza europea non stupisce.

A pochi giorni dalla piena efficacia dei divieti più stringenti previsti dall’AI Act, ossia quelli dell’articolo 5, pienamente applicabile dal 2 febbraio 2025, l’UE sembra voler fare un passo indietro rispetto alle scelte legislative sull’intelligenza artificiale.

I dati sono molteplici e sovrapposti: l’annuncio di un investimento massivo da parte dell’Unione in ricerca sull’intelligenza artificiale, 200 miliardi; gli esiti dell’AI Action Summit di Parigi e la richiesta di 60 start up europee di semplificazione normativa, con Mistral capofila.

Da un lato, la Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, ha annunciato una campagna di finanziamenti massiva: 20 miliardi di fondi pubblici per realizzare quattro Gigafactories per l’intelligenza artificiale, per un indotto di dieci volte tanto.

La tesi è che la corsa all’intelligenza artificiale è appena iniziata ed è tutt’altro che finita, anche se, allo stato, USA e Cina appaiono in netto vantaggio sull’Unione.

Il dato infrastrutturale però è cruciale: senza potenza di calcolo parlare di AI europea è semplice fantasia.

A questo tema di collega il discorso del presidente francese Emmanuel Macron, che candida la Francia ad essere hub di queste infrastrutture.

La base di partenza è semplice: l’hardware che sostiene l’AI consuma molta energia elettrica e la Francia vede un 71% di energia fornita da centrali nucleari.

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

Il risultato – non espresso in modo del tutto esplicito – è che fondi pubblici ed investimenti privati nell’intelligenza artificiale dovrebbero essere convogliati in Francia, dove è già presente un sistema di sostentamento energetico idoneo a mantenere gli altissimi consumi richiesti dalle Gigafactories.

Non a caso, quindi, il vertice è stato organizzato a Parigi.

Altro dato interessante è che il vertice ha avuto come promotori la Francia – diretta interessata – e l’India, altra potenza demografica ed economica esclusa – per ora – dalla corsa all’intelligenza artificiale.

Se questo asse diventasse strategico, in futuro, la partita si riaprirebbe per davvero.

Regole più semplici e tasse diverse

Le richieste di tutti i players economici, però, sono regolamentazione più semplice e meno burocrazia, oltre, ovviamente, a fondi pubblici più sostanziosi (a cui è sempre difficile dire di no), oltre ad una tassazione più vantaggiosa per le Big Tech.

Partiamo da quest’ultima.

Tutte le sedi europee delle Big Tech – imposte per via normativa da GDPR e altri regolamenti – sono in Irlanda: questo non perché alla Silicon Valley amino la Guinness quanto piuttosto perché gli accordi tra multinazionali e governo irlandese hanno determinato un imponente sforzo di detassazione a fronte di investimenti imponenti, a tutto beneficio di una Repubblica con seri problemi macroeconomici.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Insediare le Gigafactories sul Continente, dove ci sarebbero le infrastrutture idonee ad accoglierle, implica investire in Paesi con tassazione elevatissima (secondo i diretti interessati ossia le Big Tech USA e cinesi).

Da qui la tensione sul tema della tassazione; tema che certamente ha contribuito a non far firmare il documento finale del Summit a USA, Cina e Gran Bretagna.

Normativa complessa e troppa burocrazia: cosa vuol dire in concreto?

Al netto del qualunquismo del sintagma, un tema di eccessiva complessità normativa si pone; la questione burocratica, invece, è strettamente politica. E una qualche apertura per la semplificazione è arrivata anche dalla presidente Ue Ursula Von Der Layen.

“Lo scopo della legge sull’IA è quello di fornire un unico insieme di norme sicure in tutta l’Unione europea – 450 milioni di persone”, ha sottolineato von der Leyen. “Invece di 27 diverse regolamentazioni e sicurezze nazionali nell’interesse delle imprese”.

“Allo stesso tempo, so che dobbiamo rendere le cose più semplici e ridurre la burocrazia – e lo faremo”

Il problema, almeno in apparenza, non è tanto l’AI Act, quantomeno nella sua parte sacrosanta, ossia divieti e precauzioni – pure poche, secondo alcuni.

Il tema è la complessità della compliance richiesta, anche se pure questo, ad oggi, non è così centrale: tutto dipende dall’uso che si fa del modello, più che da altre questioni.

Quindi, se un modello non viene ideato, addestrato ed impiegato per una delle finalità ad alto rischio, la compliance prevista dall’AI Act è basica.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Nel caso di alto rischio, è previsto un sistema di tracciabilità con schede prodotto e marchiature CE non eccessivamente complesso da mettere a terra per delle multinazionali.

Per le start up, invece, sono previsti sistemi semplificati, che si traducono in certificazioni, con costi certamente alti ma verosimilmente coperti da fondi pubblici.

Fin qui è tutto bellissimo: peccato che da qui in poi si entri nel vero ginepraio, ossia tutta la normativa applicabile ed il coordinamento tra diversi regolamenti e direttive.

Chi scrive ritiene che vi sia un vero e proprio diritto del trattamento dei dati personali, dei servizi e dei mercati digitali, in cui rientra la regolamentazione dell’AI.

Il tema è che il set normativo “minimo” è composto da: GDPR, Digital Service Act, Digital Markets Act, Data Act, Data Governance Act, Ai Act, Direttiva Nis 2 e regolamento DORA, solo per elencare i più rilevanti.

Nessuna di queste normative prevede parametri certi e lascia all’operatore economico la responsabilità (accountability) di determinare se e come ogni singola normativa gli si applica ed in che termini declinare la propria compliance.

Questo impone un super lavoro in termini di servizi legali e individuazione delle scelte tecnico-operative per risultare compliant e non incorrere in sanzioni.

Prestito personale

Delibera veloce

 

E qui si arriva al dato politico-burocratico: le multinazionali devono o trattare direttamente con la Commissione le modalità concrete di operatività, come per esempio accade per il Digital Service Act: che non a caso è stato il primo e più feroce terreno di scontro da quando Elon Musk è entrato sulla scena dei Social Network.

Poi ci sono le Autorità indipendenti che emanano linee guida con valore giuridico teoricamente applicativo e indicativo ma sostanzialmente cogente.

Da ultimo i Garanti nazionali, che effettuano ispezioni ed emanano sanzioni.

E’ ovvio che un nell’ottica di una multinazionale statunitense questo modello sia irrazionale ed assolutamente insensato, quasi sovietico.

E ora che succede?

Siamo solo all’inizio? Parrebbe di sì, come parrebbe che la Vecchia Europa voglia dare un colpo di reni sul tema dei prossimi 5 anni, ossia energia e intelligenza artificiale.

Non è una questione teorica o dottrinale, ma di sopravvivenza economica come potenza industriale e non come mera penisola dell’Eurasia in cui venire a fare vacanze culturali.

La sfida è aperta e si dovrà capire come verranno declinati ii macroprincipi formulati: altri regolamenti? Deregulation sostanziale tramite linee guida?

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Nemmeno le richieste di semplificazione erano specifiche: pare che la normativa sia così complessa che diviene pure difficile chiedere un’abrogazione mirata di un determinato obbligo.

Una cosa è certa: o l’Europa mette soldi veri sull’AI e sulle infrastrutture connesse ed inizia a giocare duro, o il declino è una sicurezza.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link