Com’è cambiata a Sanremo la protesta, da Ghali e Rich Ciolino a Noa e Mira Awad

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Com’è cambiata la protesta per il conflitto israelo-palestinese, dalle parole di Ghali in finale a Sanremo 2024 all’esibizione di Noa e Mira Awad con Imagine in ebraico e arabo.

Ghali, Noa e Mira Awad, Sanremo 2024 e 2025

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Sono passati solo 12 mesi dalle parole sul palco di Sanremo di Ghali, un atto sovversivo racchiuso alla fine della sua esibizione con Casa mia durante la finale. Infatti, dopo essersi esibito, aveva salutato Baggio il suo quartiere e sua madre, prima di lasciarsi avvicinare dall’alieno Rich Ciolino, che gli aveva suggerito all’orecchio il messaggio: “Stop al genocidio. Un gesto estraneo al Festival, al contrario di ciò che è avvenuto nelle scorse ore, quando sul palco di Sanremo sono salite Noa, pseudonimo di Achinoam Nini e Mira Awad. La prima, una delle interpreti israeliane più conosciute in Italia, anche con una partecipazione al Festival di Sanremo nel 2006 con Carlo Fava e i Solis String Quartet come concorrente: mentre Mira Awad è diventata negli anni una delle autrici palestinesi con cittadinanza israeliana più apprezzata in Europa: la coppia aveva già partecipato all’Eurovision Song Contest 2009 per Israele con la canzone There must be another way.

Il discorso di Papa Francesco: “La musica può aiutare la convivenza dei popoli”

La loro presenza sul palco, una scelta che sembra essere dettata dalla volontà da parte della Rai di interiorizzare la protesta nella scaletta della serata inaugurale, è stata anche anticipata dal discorso di Papà Francesco: “Sai, la musica è bellezza, la musica è strumento di pace. È una lingua che tutti i popoli, in diversi modi, parlano e raggiunge il cuore di tutti. La musica può aiutare la convivenza dei popoli. Penso, in questo momento, a mia mamma che mi raccontava e mi spiegava alcuni brani di opere liriche facendomi conoscere il senso di armonia e i messaggi che la musica può donare. Pensando al tuo invito penso direttamente a tanti bambini che non possono cantare, non possono cantare la vita, e piangono e soffrono per le tante ingiustizie del mondo, per le tante guerre, le situazioni di conflitto. Le guerre distruggono i bambini. Non dimentichiamo mai che la guerra è sempre una sconfitta. Questo è quello che desidero di più, vedere chi si è odiato stringersi la mano, abbracciarsi e dire con la vita, la musica e il canto: la pace è possibile! Oggi tu lo stai facendo e lo stai facendo dire attraverso la musica“.

La versione inedita di Imagine in ebraico e arabo

Ma sul palco, dopo le parole del Santo Padre, arriva il momento per il duo di esibirsi in una versione inedita di Imagine. Infatti, se nella prima parte della canzone, entrambe si esprimono in ebraico e arabo, nell’interpretazione, le due cantante cambiano il testo originale del brano, cantando:

Immagina un mondo senza paura, un mondo senza odio, dove viviamo insieme, un mondo d’amore, costruire un futuro per entrambi nello stesso posto. Immagina che non ci siano limiti, niente minaccia la mia esistenza, immagina che non ci siano soldati, lottare per una religione, immagina tutte le persone vivere in sicurezza“.

Le ultime parole di Mira Awad terminano la prima parte dell’esibizione, che viene successivamente completata in lingua inglese nella sua versione originale. Un segmento della serata che non è passato inosservato, anche se in una forma completamente distante dalla precedente, anche e soprattutto nella ricezione del pubblico, che su X sembra diviso.

Conti: “Non ci saranno testi su guerra e immigrazione”

Soprattutto dopo l’annuncio lo scorso novembre, quando aveva rivelato che non ci sarebbero stati brani su guerra e immigrazione: “Però c’è una novità, quello che mi piace e che è arrivato tra le canzoni, non è più un macromondo, non parlano dell’immigrazione o della guerra, ma si ritorna a parlare del micromondo, della famiglia, dei rapporti personali. Parlo dei testi di quest’anno. Più cose umane del micromondo che ci circonda, i rapporti familiari. Tutto molto intimo, piuttosto che sguardo al fuori”.





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