Geopolitica, contrasti, conflitti e guerre

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“Geopolitica. Capire il mondo in guerra” è il saggio sintetico e illuminante di una giovane giornalista che si occupa anche di geopolitica, e che ha analizzato il conflitto tra Russia e Ucraina, da Leopoli al Donbass, da Odessa a Kharkiv, da Kiev a Mykolaiv (Greta Cristini, Piemme, 2023, 2019 pagine, euro 12,90).

Con la fine della Guerra Fredda si sono riaperti i grandi attriti tra alcuni confini territoriali che “Hanno risvelato il fondo geopolitico della storia”, con il fattore umano “che cementa o divide nazioni e comunità in lotta” (Lucio Caracciolo, prefazione). Quasi sicuramente viviamo in un periodo di mezzo, che sta vedendo la fine dello strapotere politico e militare anglosassone.

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Infatti “la geopolitica guarda ai rapporti di forza fra i popoli senza complessi o schemi ideologici aprioristici, e si propone di accettare le vicende del mondo senza stemperarne la narrazione, ammettendo la natura inestirpabile della violenza, della sopraffazione, della ricerca della potenza, e rifuggendo qualsiasi considerazione di tipo valoriale o morale” (p. 24 e p. 25). Quindi “è l’esperienza viva e dinamica che informa il ragionamento geopolitico, mai il contrario” (p. 30). La flessibilità e l’adattabilità sono il sale del pensiero geopolitico.

Greta Cristini ha avuto un’esperienza diretta nel Donbas, insieme a tre compagni di viaggio, “sotto assedio russo”; poi si era rifugiata “nel bunker di un palazzo dove vivevano da mesi famiglie, vecchi e bambini, senza acqua, gas, elettricità né Internet,, poi nell’impianto chimico Azot che fungeva da riparo per circa cinquecento civili che (non lo sapevano ancora) sarebbero stati bombardati pochi giorni dopo” (p. 14). Si può affermare che nel libro si è cercato di sintetizzare e di “descrivere al meglio la grammatica strategica” di alcune nazioni e le grandi “miserie del potere” (p. 25).

Comunque chi può sapere perchè “la Russia non ha ancora mai accennato a un attacco ai centri politici e militari di Kiev e non si è mai spinta al bombardamento a tappeto delle città ucraine”? (p. 207). In ogni caso il bombardamento delle città ucraine non porterebbe a nessun vantaggio sostanziale, oltre agli enormi danni politici internazionali.

Indubbiamente “La Russia vuole che l’Occidente limiti il sostegno militare e di armamenti che, se potenziato, potrebbe minacciare seriamente il territorio russo o compromettere il controllo del proprio spazio aereo. La NATO vuole evitare che il conflitto si estenda a regioni più sensibili come il Baltico e la Polonia” (p. 202). Ma i movimenti militari della Nato risultano ambivalenti, pericolosi e imprevedibili. Il pericolo atomico da ambo le parti è molto alto, magari utilizzando nuovi ordigni limitati.

Probabilmente “Questa guerra finirà sporca, così come è iniziata. Finirà con due popoli più lontani e ostili di prima, con famiglie spaccate su entrambi i fronti” (p. 13). Ci vuole tempo. Ci vuole tempo per quasi tutte le persone coinvolte. Ci vuole molto tempo prima di superare un qualsiasi grande trauma. Purtroppo l’esistenza degli Stati presuppone degli alti e bassi, anche più o meno sanguinari.

Per quanto riguarda il ruolo delle sanzioni economiche, già John Maynard Keynes nel 1924 avvertiva che le sanzioni “corrono sempre il rischio […] di non essere facilmente distinguibili dagli atti di guerra” (p. 153). Comunque, “se le sanzioni, come qualsiasi altra arma, vengono utilizzate troppo o in maniera eccessivamente aggressiva, possono favorire l’escalation del conflitto” (p. 157). Tutto diventa possibile, anche perché le reazioni dipendono dal momento, dalla situazione storica e dalle culture coinvolte.

Del resto la guerra economica è esistita in ogni epoca, ma “Oggi siamo entrati a tutti gli effetti nella prima guerra mondiale economica dell’era moderna, che però costituisce solo una parte della più grande cesura storica nella contesa fra Occidente e resto del mondo” (p. 163). Oggi viviamo una grande guerra economica molto diffusa, che inizia a dilagare proprio in questi giorni.

Infine dobbiamo pensare che “nel 1914 o nel 1939 nessun contemporaneo immaginava che le mobilitazioni di massa dell’epoca presagissero un conflitto di portata globale” (p. 71). Per la geopolitica le guerre non scoppiano per la ragione semplicistica del business: sicuramente “è indubbio che lo possano divenire, ma i soldi non ne costituiscono mai il fattore scatenante” (p. 33). O quasi mai. E, in questo caso, “benché il Cremlino non lo dica apertamente, per i russi questa è a tutti gli effetti una guerra esistenziale” (p. 56). Anche oggi per i russi la guerra è l’ultimo modo per difendere la sicurezza dei confini e della capitale della Russia.

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Greta Cristini si è laureata in Francia alla Sorbona, ha fatto l’avvocato a New York, fa l’analista di geopolitica e la reporter di guerra. Oltre ad aver pubblicato il suo primo libro, scrive su Limes: www.limesonline.com.

Nota aforistica – “Se un uomo non spende la sua vita a difendere le sue idee, o la sua vita vale poco o valgono poco le sue idee” (Ezra Pound); Bisogna amare un leader, e allo stesso tempo averne paura (Machiavelli); “L’intelligenza è una qualità molto scomoda da possedere” (Socrate & Arianna Farinelli); “Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare” (Albert Einstein); “nessun piano di battaglia sopravvive al contatto col nemico” (Helmuth von Moltke, generale prussiano).

Nota pensierosa – “Non c’è soldato che vedendomi arrivare sulle prime linee non abbia rivisto in me sua moglie, sua sorella, sua figlia. Tutte finite chissà dove” (p. 17). “Dal punto di vista geopolitico, il peccato della politologia risiede nell’applicare i medesimi modelli a ogni contesto, da Cuba alla Corea” (p. 31).

Nota di approfondimento – Quasi sempre “gli Stati non hanno né amici né nemici permanenti: hanno solo interessi” comuni (Henry Kissinger). E l’intelligence è una pratica che nasce esattamente da questo principio, ovvero dall’aspettarsi sempre il peggio da chiunque, avendo in mente la stella polare del proprio interesse nazionale” (p. 93). In molti casi gli agenti segreti rappresentano una specie di “guardia del corpo fatta di bugie” (Winston Churchill, p. 94).

Nota finale – A quanto pare “la Cina sarebbe già in possesso di un numero di lanciatori di missili balistici intercontinentali maggiore degli Stati Uniti” (p. 206).





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