L’Organizzazione chiede a tutte le parti coinvolte il rispetto del diritto internazionale, di evitare il posizionamento di obiettivi militari in prossimità di aree civili e di assicurare l’allontanamento dei civili dalle zone di conflitto attivo
In Sudan, nell’ultimo trimestre del 2024, si è verificato un numero di violenze superiore a qualsiasi altro momento dall’inizio del conflitto, quasi due anni fa, con attacchi violenti contro bambini e altri civili, attacchi che continuano anche quest’anno. Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, ha infatti analizzato i casi di violenza in Sudan, registrati dall’Armed Conflict Location and Event Data Project (ACLED), tra il 15 aprile 2023 e il 31 gennaio 2025[1] e ha rilevato oltre 700 episodi di violenza contro i civili negli ultimi tre mesi del 2024, un numero molto più alto rispetto a qualsiasi altro trimestre del conflitto.
Gli episodi di violenza sono stati 199 a dicembre, 217 a novembre e 288 a ottobre, che includono attacchi aerei e con droni, bombardamenti di artiglieria, scontri armati, rapimenti di bambini, uccisioni e violenze sessuali, in aumento rispetto ai mesi precedenti, in un conflitto che è stato segnato da brutalità estrema, fame e sfollamento.
L’inizio del 2025 è stato contrassegnato da 208 episodi [2]che hanno preso di mira i civili – con un aumento del 78% rispetto a gennaio 2024 – molti dei quali con conseguenze devastanti per i bambini. Tra questi, l’uccisione di uno studente di una scuola superiore, il 5 gennaio, e di un padre, ucciso a colpi di pistola davanti ai suoi figli l’8 gennaio.
Nel frattempo, a El Fasher, si sono registrate terribili violenze alla fine di gennaio come l’attacco al campo di Abu Shouk, che ha provocato la morte di almeno sette persone e il ferimento di altre 11, e quello all’ospedale universitario di El Fasher, nel Darfur settentrionale, che ha ucciso circa 70 persone, tra cui bambini, e ne ha ferite molte altre.
A gennaio, le Nazioni Unite hanno dichiarato che il picco di violenza ha portato a “livelli scioccanti” di gravi violazioni contro i bambini, tra cui il reclutamento nei gruppi armati, la violenza sessuale, i rapimenti e gli attacchi a scuole e ospedali.
La maggior parte degli episodi recenti è stata segnalata nello Stato di Al Jazirah e nel Darfur settentrionale, dove dall’inizio della guerra più di 1,4 milioni di persone, tra cui oltre 760.500 bambini, hanno dovuto abbandonare le proprie case. Entrambi gli Stati hanno registrato una brusca impennata della violenza negli ultimi tre mesi del 2024 e nelle ultime due settimane si sono verificate gravissime violenze contro i civili, che hanno colpito, in particolare, donne e bambini.
Giunto al 21° mese, il conflitto in Sudan ha causato quasi 12 milioni di sfollati, il numero più alto di sfollati interni in tutto il mondo, secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM). Anche i bambini stanno affrontando la fame, in particolare in cinque aree del Paese, dove la popolazione vive in una condizione simile alla carestia.
“Siamo preoccupati perché per questa spirale di violenza che sembra non aver fine. Quest’anno, i bambini e le loro famiglie, soprattutto quelli che si rifugiano nel Darfur settentrionale e a Khartoum, hanno subito bombardamenti e attacchi indiscriminati con conseguenze devastanti. L’impunità con cui vengono attaccati i civili e le infrastrutture in tutto il Sudan, compresi gli assalti mirati a ospedali, mercati e impianti idrici, mina il diritto internazionale. Save the Children chiede a tutte le parti coinvolte in questo conflitto di rispettare la protezione dei civili ai sensi del diritto internazionale, di evitare il posizionamento di obiettivi militari in prossimità di aree civili e di assicurare l’allontanamento dei civili dalle zone di conflitto attivo” ha dichiarato ha dichiarato Mohamed Abdiladif, Direttore di Save the Children in Sudan.
Save the Children opera in Sudan dal 1983 e attualmente sostiene le bambine, i bambini e le loro famiglie in tutto il Paese fornendo assistenza sanitaria, nutrizionale, educativa, protezione dell’infanzia, sicurezza alimentare e sostentamento. L’Organizzazione sostiene anche i rifugiati sudanesi in Egitto e nel Sud Sudan.
[1] Save the Children ha analizzato i dati relativi a periodi di tre mesi, filtrando gli eventi che l’ACLED ha identificato come aventi come obiettivo i civili, tra l’inizio del conflitto il 15 aprile 2023 e il 31 gennaio 2025 (gli ultimi dati disponibili). Il numero di episodi di violenza politica in Sudan che hanno avuto come obiettivo i civili negli ultimi 3 mesi del 2024 è stato più alto di qualsiasi altro periodo di 3 mesi dall’inizio del conflitto.
[2] Fonte: ACLED
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