Tagli e conti in rosso, l’Assemblea non ci sta e si ribella ai salassi del Governo

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L’Assemblea legislativa ha dato il via libera a una mozione dei consiglieri di maggioranza, con 12 voti favorevoli e 5 astensioni. Tradotto: le casse degli enti locali sono in bilico e la maggioranza ha deciso di fare muro contro i tagli imposti dalla Legge di bilancio 2025-2029. Nessuna elemosina, la richiesta è una sola: rivedere la distribuzione delle risorse per evitare di lasciare i territori con il fiato corto.

La mozione, spinta dal Partito Democratico e sostenuta dalla maggioranza, ha un messaggio chiaro per il Governo: non si può fare cassa sulla pelle di Regioni e Comuni. Cristian Betti, capogruppo Pd all’Assemblea legislativa, insiste sulla necessità di un’azione seria per evitare lo smantellamento dei servizi essenziali. Il documento chiede fatti, non promesse, e punta a far rientrare i tagli prima che lascino cicatrici profonde nei bilanci locali.

Revisione necessaria per evitare tagli pesanti

La mozione mette la Giunta regionale spalle al muro, chiedendole di farsi sentire con il Governo e il Parlamento. Gli enti locali rischiano di trovarsi con le casse in apnea, mentre i tagli previsti per il triennio 2025-2027 affondano come macigni: 6 milioni nel 2025, 16 milioni nel 2026 e 17 milioni nel 2027. Un salasso che arriva mentre i bilanci regionali arrancano, ancora segnati dai contraccolpi della pandemia.

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Più investimenti per servizi e infrastrutture

Oltre a fermare la scure sui bilanci locali, la mozione alza la posta in gioco: servono più soldi per investimenti reali e non solo per tamponare le falle. Sicurezza territoriale, riqualificazione urbana, innovazione tecnologica e politiche sociali non possono restare solo slogan, devono tradursi in interventi concreti. Per questo, le amministrazioni locali devono avere strumenti adeguati per non lasciare i cittadini con servizi ridotti all’osso. Il Pd si mette di traverso e chiede che l’Umbria non sia messa all’angolo, ma giochi un ruolo da protagonista in un piano nazionale di investimenti pubblici.

Nel frattempo, la Giunta Proietti e la nuova maggioranza hanno deciso di dare un taglio netto ai costi della politica. Meno assessori esterni, che passano da tre a due, e 630mila euro risparmiati in cinque anni. Anche i direttori generali calano di numero: da cinque a quattro, con un taglio netto di un milione di euro. L’aria nuova della Giunta si fa sentire anche sul fronte delle commissioni consiliari, dove si passa da tre a due, snellendo la macchina amministrativa e alleggerendo il peso sulle casse pubbliche. L’idea è chiara: meno sprechi, più risorse dove servono davvero.

La Regione spinge per un tavolo di confronto

L’Assemblea alza il tiro e pretende un tavolo di confronto con Governo e Parlamento per rimettere mano alla distribuzione delle risorse oltre il 2025. Non si possono lasciare Regioni, Province e Comuni con bilanci asfittici, mentre le esigenze locali continuano a crescere. Il messaggio è chiaro: servono più fondi per evitare il collasso dei servizi e per garantire la capacità di investire sul futuro.

Nel frattempo, scatta la dieta forzata anche per le commissioni consiliari: da tre si passa a due, con il focus ristretto su Antimafia e Pnrr sanità. Questa mossa, oltre a snellire la macchina burocratica, taglierà oltre 230mila euro in cinque anni. Un’operazione chirurgica per dimostrare che i costi della politica possono essere rivisti, senza far pagare il conto ai cittadini.

Un nuovo assetto per i trasferimenti finanziari

La mozione punta a rivedere dalle fondamenta il meccanismo di finanziamento agli enti locali, con l’ambizione di mettere fine a una distribuzione delle risorse che oggi somiglia più a un gioco di prestigio che a un piano di sviluppo. Le amministrazioni hanno bisogno di certezze per programmare il futuro senza il timore di vedersi prosciugare i bilanci da un momento all’altro. Il Partito Democratico promette di tenere alta la guardia e di pretendere fatti concreti, senza lasciar scivolare il dibattito in un teatrino di promesse.

Nel frattempo, i gruppi di maggioranza spingono sulla riduzione dei costi della politica, una scelta che non è solo simbolica ma concreta. Meno sprechi vuol dire più soldi da destinare ai servizi e al welfare della regione. L’idea è semplice: prima di chiedere sacrifici ai cittadini, si taglia dove davvero si può, evitando che i palazzi della politica continuino a costare più di quanto rendano.



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