Per prima fra la Regioni italiane, la Toscana ha una legge sul fine vita. Il Consiglio regionale ha approvato la norma con 27 voti favorevoli, 13 contrari. Non ha votato la consigliera dem aretina Lucia De Robertis, unica nel suo gruppo a dirsi contraria all’iniziativa legislativa guidata dal Pd. Ai voti favorevoli dei dem e di Iv si sono aggiunti quelli di due Consigliere del Movimento 5 Stelle e di un rappresentante del Gruppo misto. Contrari tutti i rappresentanti dell’opposizione.
La legge
Il testo approvato è stato elaborato a partire della proposta di legge popolare presentata dall’associazione Luca Coscioni e modificato in Commissione Sanità. La legge approvata stabilisce il percorso da seguire per chi vuole accedere al suicidio medicalmente assistito con una procedura che è gratuita.
Bisogna presentare una domanda al direttore della Asl. Qui si forma una commissione, medica ed etica, che entro un mese al massimo deve esprimersi sulla congruità dei requisiti. Entro 10 giorni devono essere individuati un medico e un farmaco da utilizzare. I medici devono essere volontari e si devono usare fondi al di fuori di quelli che si usano per i livelli di assistenza di base. In un massimo di 54 giorni dalla richiesta si deve avere accesso al trattamento. Il paziente può in qualunque momento interrompere la proceduta
La situazione italiana
Spiega l’Associazione Luca Coscioni che, in assenza di una legge nazionale che regolamenti l’aiuto alla morte volontaria, ovvero l’accesso al suicidio assistito, in Italia questa scelta di fine vita è normata dalla sentenza numero 242 del 2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato-Antoniani, che ha legalizzato l’accesso alla procedura ma solo a precise condizioni di salute delle persone.
La Consulta ha disposto, con una sentenza di incostituzionalità parziale dell’articolo 580 del codice penale, che la persona malata che vuole accedere all’aiuto alla morte volontaria (suicidio assistito) deve essere in possesso di determinati requisiti: deve essere capace di autodeterminarsi, essere affetta da patologia irreversibile, che tale patologia sia fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che la persona reputa intollerabili e che sia dipendente da trattamenti di sostegno vitale.
Questi requisiti, insieme alle modalità per procedere, devono essere verificati dal Servizio Sanitario Nazionale con le modalità previste dalla legge sulle Dat agli articoli 1 e 2 (Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento, 219/17), previo parere del comitato etico territorialmente competente.
L’azienda sanitaria deve inoltre verificare le modalità di esecuzione le quali dovranno essere evidentemente tali da evitare abusi in danno di persone vulnerabili, da garantire la dignità del paziente e da evitare al medesimo sofferenze.
Ai sensi della recente sentenza costituzionale n. 135 del 2024 la Consulta ha anche ampliato la portata del requisito del trattamento di sostegno vitale includendo tutte quelle procedure che, indipendentemente dal loro grado di complessità tecnica e di invasività, sono normalmente compiute da familiari o caregiver. Ha inoltre affermato che il requisito del trattamento di sostegno vitale può dirsi soddisfatto anche quando non sia in esecuzione perché, legittimamente, rifiutato dalla persona malata.
La campagna dell’Associazione Coscioni
La sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato/Antoniani, garantisce l’accesso all’aiuto alla morte volontaria, il cosiddetto “suicidio assistito” nel nostro Paese, individuando determinate condizioni per la persona malata che ne faccia richiesta che devono essere verificate dal SSN.
Il Servizio Sanitario però non garantisce tempi certi per effettuare le verifiche e rispondere alle persone malate che hanno diritto di porre fine alla propria vita. Per questo motivo, nel rispetto delle competenze regionali, l’Associazione Luca Coscioni ha promosso a livello nazionale la campagna Liberi Subito con raccolta firme per proposte di legge regionali che garantiscano il percorso di richiesta di suicidio medicalmente assistito e i controlli necessari in tempi certi, adeguati e definiti. La Toscana è la prima Regione in cui si arriva ad avere una legge.
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