Urso: “Politica Ue contro dazi”. Orsini: “Costi energia inammissibili, serve politica Ue”. Smantellamento nucleare 44%”

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Urso (Mimit): “Serve politica Ue contro dazi”. Orsini (Confindustria): “Costi energia inammissibili, serve politica europea”. Sogin: smantellamento centrali nucleari al 44%”. La rassegna Energia

Gli Stati europei non devono fare accordi bilaterali con gli Usa o prendere misure in autonomia per evitare i dazi. “Il ruolo degli Stati si esercita ora, in via preventiva, non dopo, a cose fatte. Ed è quello che stiamo facendo e che soprattutto può fare il nostro presidente del Consiglio per la credibilità che tutti gli riconoscono nell’Ue e a Washington. Dobbiamo portare il confronto sui giusti binari»”, ha detto il ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, in un’intervista a Il Corriere della Sera. I costi dell’energia sono inammissibili, serve urgentemente una politica industriale ed energetica europea secondo Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, durante il convegno di QN di ieri. “Serve da subito suddividere il costo generato da fonti fossili dalle rinnovabili, questo aiuterebbe moltissimo le nostre imprese ad essere competitive”, ha aggiunto Orsini. Lo smantellamento delle 4 centrali nucleari italiane e degli impianti per il ciclo del combustibile è al 44%. È quanto assicura l’amministratore delegato di Sogin, Gian Luca Artizzu, sottolineando che per il deposito nazionale delle scorie bisognerà attendere la valutazione ambientale e strategica del Mase sulla rosa di 51 aree idonee identificate. “Il nucleare è la fonte energetica più sicura: chi sta nei paraggi di una centrale a carbone riceve più radiazioni”, aggiunge Artizzu. La rassegna Energia.

ENERGIA, URSO: “SERVE UNA RISPOSTA UNICA DELL’UE AI DAZI USA”

“Ministro Urso, lunedì il presidente Trump ha firmato due ordini esecutivi per dazi del 25% su acciaio e alluminio. Ne ha promessi altri. Oggi è prevista una riunione straordinaria dei ministri del Commercio dell’Ue. Quanto è preoccupata l’Europa? «Siamo soprattutto preoccupati che si possa innescare un’altra guerra commerciale ancora più grave di quella che si innescò vent’anni fa con la diatriba su Boeing-Airbus, che abbiamo pagato tutti a caro prezzo. (…) La politica commerciale è da sempre di esclusiva competenza della Commissione: i singoli Stati non possono in alcun modo fare accordi bilaterali, alzare o abbassare dazi e nemmeno predisporre misure antidumping. Possono contribuire alla definizione della posizione comune, come è recentemente avvenuto per l’apposizione di dazi alle auto elettriche cinesi. Perciò la presidenza del Consiglio dell’Ue ha convocato la riunione straordinaria dei ministri con delega al commercio in cui noi siamo rappresentati dal ministero degli Esteri». (…) il ruolo degli Stati si esercita ora, in via preventiva, non dopo, a cose fatte. Ed è quello che stiamo facendo e che soprattutto può fare il nostro presidente del Consiglio per la credibilità che tutti gli riconoscono nell’Ue e a Washington. Dobbiamo portare il confronto sui giusti binari»”, si legge su Il Corriere della Sera.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

“«(…) Se l’interscambio complessivo di beni e servizi tra Usa e Ue nel 2023 ha sfiorato gli 850 miliardi di euro con un saldo per l’Ue di 156 miliardi, il surplus italiano verso gli Usa è stato di ben 42 miliardi di euro. Siamo di fatto i principali beneficiari in proporzione alla nostra economia. Gli Stati Uniti sono nostro principale partner extra Ue, anche per quanto riguarda investimenti e turismo». (…) «In tal caso, influiscono poco sui prodotti italiani. Gli Stati Uniti sono al diciannovesimo posto come Paese di destinazione dei nostri prodotti. Le esportazioni italiane di acciaio verso gli Usa si sono più che dimezzate tra il 2018 e il 2024: nell’ultimo anno sono state poco meno di 160mila tonnellate, in calo del 62% rispetto alle 420mila tonnellate del 2018. Le nostre esportazioni, peraltro, sono prevalentemente acciai speciali, prodotti di alto valore il cui prezzo consente comunque di superare la soglia imposta dai dazi. Anche le esportazioni di alluminio e semilavorati hanno registrato un calo del 21% tra il 2018 e il 2024. I dazi possono avere qualche contraccolpo sul mercato europeo ma piuttosto limitato almeno per quanto ci riguarda». (…) «Noi abbiamo solo un piano A: garantire la coesione della Ue, come Giorgia Meloni ha assicurato in questi due anni in ogni dossier, anche il più difficile, conquistandosi la stima di tutti. E nel contempo utilizzare l’ottimo rapporto con l’amministrazione Trump per evitare l’escalation che non conviene a nessuno. Italia e Stati Uniti hanno sempre avuto un rapporto speciale che viene da lontano»”, continua il giornale.

ENERGIA, ORSINI (CONFINDUSTRIA): “COSTI INAMMISSIBILI, SERVE POLITICA INDUSTRIALE”

“Ci sono i numeri a dimostrare quanto l’energia pesi sui conti delle imprese italiane: «In base ai dati del 2024 l’Italia sta pagando l’87% in più rispetto alla Francia, il 72% in più rispetto alla Spagna e il 38% in più rispetto alla Germania». Ha esordito così Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, al convegno di QN dedicato ai temi dell’energia e della sostenibilità, intervistato dalla direttrice Agnese Pini. (…) Si parla di energia solo quando diventa un problema, senza avere una politica industriale ed energetica europea», ha detto il presidente di Confindustria. A Ravenna, luogo del convegno, arriverà un secondo rigassificatore: «abbiamo fatto la proposta che venga dedicato alle aziende gasivore», ha detto Orsini, citando ceramica, carta e vetro, e aggiungendo che «il mix energetico è fondamentale». Dalla sua nomina a presidente di Confindustria, ha ricordato Orsini, ha sostenuto la necessità di rilanciare il nucleare sicuro di ultima generazione, Ieri ha ribadito la disponibilità di installare i micro reattori all’interno delle imprese o delle comunità energetiche. Ma, ha aggiunto, anche se si partisse ora il nucleare non ci sarebbe prima di circa otto anni. Nel frattempo occorre agire, con urgenza: «i costi dell’energia pesano su imprese e famiglie. Serve da subito suddividere il costo generato da fonti fossili dalle rinnovabili, questo aiuterebbe moltissimo le nostre imprese ad essere competitive». Inoltre per potenziare le rinnovabili occorrono i territori disponibili”, si legge su Il Sole 24 Ore.

“(…) «la prima produzione europea sono gli autoveicoli e la stiamo ammazzando. Le sanzioni devono essere tolte, sono una pazzia, e va rimodulato lo stop nel 2035 al motore endotermico. Non sono contro l’auto elettrica, ma non si cambia una tecnologia per norma». È la burocrazia e il suo peso sulle imprese, ha sottolineato Orsini, il principale problema europeo: negli ultimi cinque anni la Ue ha prodotto 13.500 norme, gli Usa 3mila. «Il tema dei dazi per noi è importantissimo, esportiamo 626 miliardi, puntiamo a 700 nel 2025, siamo il quarto paese esportatore al mondo. La guerra dei dazi non ci fa bene. Dobbiamo negoziare con gli Usa, è giusto che sia l’Europa in modo compatto a negoziare, il nostro presidente del Consiglio può agevolare un dialogo Ue-Usa», ha detto il presidente di Confindustria che ieri pomeriggio ha avuto un incontro con Giorgia Meloni, aggiungendo che si può negoziare con acquisti sui settori del gas e della difesa. Rispondendo ad una domanda sugli effetti della fine della guerra in Ucraina, Orsini ha sottolineato l’importanza di salvare vite umane, per poi aggiungere che energia e ricostruzione saranno temi in discussione, con effetti positivi per la competitività delle imprese italiane”, continua il giornale.

NUCLEARE, ARTIZZU (SOGIN): “SMANTELLAMENTO A META’ STRADA”

“Lo smantellamento delle quattro centrali nucleari italiane e degli impianti per il ciclo del combustibile? «Siamo quasi a metà, in media al 44%». La scelta del sito per il deposito nazionale delle scorie? «Ora tocca al Mase la valutazione ambientale e strategica: tutte le 51 aree idonee sono egualmente utilizzabili». (…) «La filiera c’è, va solo raccordata, e abbiamo un patrimonio di competenze importante: a livello di opinione pubblica e informazione c’è ancora lavoro, ma nell’ultimo anno e mezzo abbiamo fatto più che negli ultimi 30». (…) un processo lungo, delicato e non privo di polemiche negli ultimi anni, a cui tuttavia lo stesso manager dà una possibile data di conclusione: «Nella seconda metà del prossimo decennio», in sostanza dal 2035 in poi. (…) «Lo smantellamento procede, ma sono attività di lungo corso, che soffrono di tutte le difficoltà del codice appalti e dei tempi richiesti dai processi autorizzativi. Non ci possiamo aspettare degli scatti in avanti, nel caso, infatti, si dovrebbe mettere in dubbio la sicurezza». Anche perché c’è un tema di fondo: «Quando si spegne una centrale nucleare in realtà non si spegne, si porta solo a zero la reazione di fissione. Resta un decadimento nucleare, un 4-5% che va gestito»”, si legge su Il Sole 24 Ore.

“In ogni caso, «forse in passato c’è stato troppo ottimismo da parte di chi pensava di smantellare tutto in 15-20 anni: nel mondo si programmano 40 anni e ce ne vogliono 60, contando che Sogin è nata nel 2000 noi potremo stare nella parte bassa della forchetta». Un altro tema caldo è la scelta del sito per il Deposito nazionale delle scorie. «Dopo il ritiro della candidatura da parte di Trino Vercellese, siamo tornati nell’alveo principale della Carta nazionale delle aree idonee: tocca al Mase una valutazione ambientale strategica sui 51 siti, ci vorrà un anno e mezzo». (…) Il tema sicurezza, per il nucleare, è ineludibile. «Noi ne siamo ossessionati, lo è tutta la filiera – sostiene Artizzu – c’è un confronto continuo, che produce miglioramenti». (…) il nucleare è la fonte energetica più sicura: chi sta nei paraggi di una centrale a carbone riceve più radiazioni». Lo stesso ragionamento, secondo il manager, vale per la collocazione del deposito nazionale delle scorie: «Un sito talmente sicuro che potrà cedere all’ambiente solo 10 microsievert l’anno, l’equivalente radiologico di 100 banane»”, continua il giornale.



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