In Basilicata la politica costa più di quanto vale, ma loro alzano il prezzo

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Il Capogruppo in Consiglio Regionale di Fratelli d’Italia, Michele Napoli, o non capisce o fa il finto tonto

Con i voti contrari della maggioranza è stata respinta, durante il Consiglio regionale dello scorso 11 febbraio, la proposta di legge dei partiti di opposizione, a prima firma del Movimento 5 Stelle, volta a ridurre l’indennità di carica dei consiglieri regionali e le spese per il personale dei gruppi consiliari. Si trattava di cancellare nei fatti la cosiddetta legge Pittella, approvata dalla maggioranza lo scorso agosto. Non voglio commentare la bocciatura di quella proposta di legge che era scontata. Lo hanno già fatto sia a destra sia a sinistra. Tuttavia le motivazioni a sostegno della decisione della maggioranza di centro destra, decantate da Michele Napoli, Capogruppo di Fratelli d’Italia, sono degne di qualche considerazione.

Il consigliere difende la legge Pittella sostenendo che “la democrazia ha un costo ma è anche un investimento sulla nostra libertà. Dove la politica è debole, avanzano il populismo e l’autoritarismo… Non possiamo permettere che ciò accada. Difendere la politica significa difendere la democrazia”. D’accordo, siamo d’accordo. Poi aggiunge: “Tagliare le risorse alla politica non significa renderla più virtuosa, ma più debole e meno efficace nel rispondere alle esigenze dei cittadini. Senza strumenti adeguati, i rappresentanti eletti saranno sempre più isolati e incapaci di svolgere il loro compito. Questo non è un taglio agli sprechi, ma un regalo a chi vuole una politica inefficiente e lontana dalle persone.” Siamo ancora d’accordo.

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Tuttavia c’è un problema, molto grosso, che Michele Napoli non coglie o perché non capisce o perché fa il finto tonto. E qual è il problema? Facciamola semplice. Se devo pagare la politica pretendo che questa abbia un valore, e se devo pagarla ad un costo maggiorato pretendo che quel valore sia più alto. Ora, spieghi Napoli quale sarebbe il valore in Basilicata di quella che lui definisce superficialmente politica. L’esperienza e la realtà, conti alla mano, le darebbero un valore tra lo zero e il mediocre.

Napoli confonde le lotte intestine tra gruppi di interesse con la politica. Confonde la politica con il “mercato nero del consenso” fatto di clientele, favoritismi, ricatti, promesse di prebende. Addirittura il consigliere meloniano parla di “democrazia” confondendola con un formalismo disarmante. Con quelle pratiche “politiche”, così diffuse da queste parti, parlare di democrazia è azzardato. La democrazia è altra cosa, nella sostanza, e qui in Basilicata è ormai scomparsa. E dunque noi dovremmo pagare il costo di una politica senza valore e di una democrazia vuota di contenuti?

Lo statista Napoli chiama in causa addirittura la “libertà”. Noi cittadini dovremmo pagare un costo più alto per la “politica” perché sarebbe un investimento sulla nostra libertà. E ci dica il Capogruppo di Fratelli d’Italia a quale libertà fa riferimento? Alla libertà degli imprenditori legati agli esponenti di partito di ricattare i lavoratori? Alla libertà delle multinazionali del petrolio di inquinare “entro i limiti di legge”? Alla libertà dei giovani di emigrare da questa terra? Alla libertà dei poveri di accedere alla carità delle organizzazioni di beneficenza? Alla libertà degli stagionali immigrati di alloggiare nelle catapecchie? Alla libertà dei cittadini di farsi curare negli ospedali del Nord? Alla libertà dei partiti di turno al governo di nominare direttori e dirigenti secondo logiche spartitorie o familistiche? Alla libertà di manipolare concorsi e appalti e di utilizzare le risorse pubbliche a scopo privato?

E dunque è giusto che la Politica abbia a disposizione gli strumenti adeguati a esercitare il suo ruolo anche a tutela della democrazia. Tagliare le risorse alla Politica è sbagliato, se per Politica intendiamo la capacità di governare nell’interesse generale e per la tutela dei beni comuni. E’ giusto sostenere i costi della Politica, se la Politica è stimolo alla partecipazione pubblica dei cittadini alla vita democratica, se la Politica è al servizio della collettività e se agisce nel quadro dell’etica e della giustizia sociale. Qui in Basilicata, invece, la politica è con la p minuscola, è il contrario della Politica. Perciò il costo che i cittadini sopportano per mantenerla in vita è già troppo alto, aumentarne il prezzo è uno spreco oltre che un inganno.



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