Le ripercussioni del calo di vendite sulle 6.766 attività di fornitura o che commercializzano propri brand
Meno 34% di auto prodotte al Sud, col 2024 che si chiuderà a 490mila unità, ai livelli del 1959; un crollo di 110mila vetture prodotte al Sud in meno rispetto al 2023 (-25%); calo di produzione a Melfi di 90mila veicoli (-62%, -73% rispetto al 2019). Problemi di altre regioni? Niente affatto, sono anche problemi nostri, e assai gravi.
La chiusura dello stabilimento Fiat di Termini Imerese ci ha fatto illudere che l’industria automobilistica non sia più presente in Sicilia e che le tante crisi che ha attraversando e sta subendo il settore nazionale dell’automotive non ci riguardino. Invece la Svimez adesso ci fa accorgere che così non è. Infatti, nella nota periodica “Svimez comunica”, l’associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno avverte che in Sicilia la filiera dell’automotive è una delle più significative al Sud: vi operano ben 6.766 imprese del settore con 61.691 addetti e un valore aggiunto di 2,8 miliardi. Si tratta di imprese che si occupano di produzione, soprattutto nel campo dei veicoli commerciali e di pezzi di ricambio, ma anche di autoveicoli come microcar, motocar e veicoli speciali; il settore comprende aziende di produzione di carrozzerie, rimorchi e semirimorchi; infine, c’è un comparto che si occupa di fabbricare parti, accessori e motori.
Gli occupati
A livello macro, la Svimez osserva che «la prospettiva di filiera ci consente di inquadrare ulteriormente la rilevanza economica dell’automotive nel Mezzogiorno. La filiera estesa nel Mezzogiorno vale 13 miliardi in termini di valore aggiunto, di cui più dell’80% in Campania (29%), Puglia (20%), Sicilia (22%) e Abruzzo (13%). Gli occupati direttamente o indirettamente riconducibili alla filiera sono quasi 300mila, più della metà dei quali in Campania (30% degli addetti) e Puglia (21%)».
Dunque, la crisi delle vendite che sta colpendo non solo Stellantis, ma anche i gruppi di Germania, Francia e tutta Europa, rischia di trascinare nel baratro anche le attività produttive siciliane o che forniscono come indotto o che vendono con proprio marchio, mettendo a rischio circa 62mila posti di lavoro. Avverte, infatti, la Svimez che «la crisi dell’automotive europeo desta particolari ragioni di preoccupazione. Nel 2023 la produzione nazionale di autoveicoli è cresciuta a 751mila unità (+9,6%) e l’82% ha avuto luogo negli stabilimenti Stellantis situati a Pomigliano, Melfi, e Atessa (615mila). Nei primi nove mesi del 2024, tuttavia, la produzione si è fermata a 387mila unità, con un crollo del -32% rispetto allo stesso periodo del 2023». Però, secondo le stime Svimez «il 2024 si chiuderà sotto la soglia del mezzo milione di autoveicoli (intorno a 490 mila unità), riportando la produzione nazionale ai livelli del 1959. Gli stabilimenti del Mezzogiorno rappresentano oggi l’89% degli autoveicoli prodotti in Italia, ma hanno già perso più di 110mila unità sul 2023 (-25%)».
La situazione è particolarmente grave «in tutti gli stabilimenti, che sono entrati in territorio negativo, con cali che interessano sia gli autoveicoli che i veicoli commerciali. Rispetto ai livelli del 2019, la riduzione dei volumi è ancora più severa».
La Svimez conclude che «in questo quadro, il Sud rischia di essere il luogo su cui si scaricano con maggior intensità gli effetti delle “non scelte” dell’Europa sul futuro dell’auto».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA
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