Lo scorso 3 dicembre 2024, presso la Parrocchia San Mattia Apostolo di Roma, si è tenuta, alla presenza degli autori, la presentazione del libro Economia sabbatica di padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, e del prof. Giulio Guarini, ordinario di Economia politica dell’Università degli Studi della Tuscia e docente presso la Sapienza Università di Roma.
A moderare la serata è stato Michele Tridente, Segretario generale dell’Azione cattolica italiana. Erano presenti tra gli altri il presidente diocesano dell’Ac di Roma Marco Di Tommasi e il presidente del Gruppo diocesano “Vittorio Bachelet” dell’Azione cattolica di Roma Mattia Arleo.
L’iniziativa, infatti, si inserisce nell’ambito dell’itinerario “Azione Cultura. Per entrare in dialogo con lo spirito del tempo” promosso dal Gruppo diocesano su impulso della recente lettera di papa Francesco sul ruolo della letteratura e della cultura nella formazione.
Presentiamo qui una sintesi delle riflessioni emerse nel corso della serata, soprattutto con riferimento al rapporto tra il tema oggetto del libro, il Giubileo e la Pace.
Economia sabbatica e Giubileo
Le radici del Giubileo affondano nella tradizione sabbatica che parte dalla Genesi in cui il settimo giorno, lo Shabbat, Dio si riposa. Nell’Esodo si narra del popolo ebreo nel deserto che riceve da Dio la manna a patto di rispettare due principi cardini: il “sufficiente per tutti” e il “divieto di accumulare”. La tradizione dello Shabbat nel tempo riguarda ogni 7 anni il riposo della terra e del lavoro e poi anche con il Giubileo, ogni 49 anni (7X7), la liberazione degli schiavi, la redistribuzione delle terre e la remissione del debito; è l’anno di Grazia in cui si riforma l’economia promuovendo la giustizia sociale.
Lo stesso Gesù avvia il proprio ministero a Nazareth proclamando l’annuncio del profeta Isaia sull’anno di Grazia, ossia sul Giubileo; ed inizia a percorrere la Galilea, terra povera e martoriata dalle tasse. Nei Vangeli il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci manifesta la forza della condivisione come capacità di generare vita e promuovere abbondanza: infatti tutti furono saziati e ne avanzarono ben 12 ceste. Nella preghiera del Padre Nostro il termine “nostro” è usato anche per il “pane quotidiano”: la figliolanza in Dio si trasforma in fratellanza nella vita economica e sociale. Negli Atti degli Apostoli, la condivisione diviene lo stile di vita della prime comunità cristiane.
Quindi siamo chiamati a riscoprire il senso di giustizia insito nel Giubileo, evitando (secondo le parole del gesuita padre John Haughey) “di leggere il Vangelo come se non avessimo soldi e di usare i soldi come se non conoscessimo nulla del Vangelo”. Infatti, tale separazione tra Vangelo e vita economica, a livello personale, sociale ed ecclesiale, è un vero e proprio tradimento del messaggio sabbatico e giubilare.
Remissione del debito e pace
La remissione del debito è una questione di giustizia per i meccanismi che generano la sua insostenibilità, soprattutto nei paesi a basso reddito. Esiste infatti un mix letale tra i) governanti corrotti che utilizzano il denaro pubblico per rafforzare il proprio potere politico ed economico, ii) operatori finanziari ed economici internazionali che speculano sulle fragilità dei paesi indebitati, iii) politiche di austerity che per rientrare dal sovraindebitamento promuovono tagli lineari indiscriminati sulle spese erroneamente considerate “improduttive”, come quella sociale, sanitaria e per l’istruzione.
L’eccesso di debito rappresenta oggi anche una trappola ecologica quando per il pagamento si perpetua l’economia estrattiva in cui le esportazioni si basano sullo sfruttamento delle risorse naturali così da avere una insostenibilità finanziaria che alimenta una insostenibilità ambientale; ciò avvantaggia noi dei paesi ad alto reddito, che in questo modo accumuliamo un debito ecologico nei loro confronti. Anche solo per quanto detto, la remissione è anche una questione di pace perché come ripete da anni la Chiesa, senza giustizia non c’è pace e lo sviluppo è il vero nome della pace.
Come motore per uno sviluppo sostenibile globale
L’Europa lo ha vissuto sulla propria pelle. L’economista Keynes si era opposto, senza successo, alle condizioni debitorie vessatorie imposte alla Germania dopo la Prima guerra mondiale. Dopo la Seconda guerra mondiale la lezione fu imparata, anche se a caro prezzo, e la costruzione della comunità europea passò anche per un trattamento favorevole verso il debito tedesco. Oggi molti paesi a basso reddito, ma non solo, rischiano nuove crisi debitorie anche perché sono saliti i tassi di interesse – la cui spesa in alcuni casi supera quella per l’istruzione e la salute – e perché i creditori sono sempre più operatori privati; ma crisi debitorie sfociano in disagio sociale e instabilità politica locale e internazionale. Dobbiamo quindi divenire “artigiani di pace” anche inventando inedite forme di remissione del debito, perché il mondo ha un estremo bisogno di pace come frutto della giustizia e come motore per uno sviluppo sostenibile globale.
Una proposta di cui l’Ac può farsi portavoce
Siamo alle porte del Giubileo ordinario che papa Francesco ha voluto dedicare al tema della Speranza e siamo anche prossimi alla celebrazione della Giornata mondiale della Pace, il cui tema scelto dal papa è “Rimetti a noi i nostri debiti: concedici la tua pace”. La proposta lanciata dal libro di padre Alex e del prof. Guarini, dunque, è quanto mai attuale. L’Azione cattolica può giocare un ruolo di primo piano nel farsi promotrice di proposte capaci di raccogliere l’appello per un Giubileo ecologico-finanziario.
Non possiamo limitarci a vivere l’anno di grazia che si sta aprendo compiendo le sole pratiche religiose che, benché necessarie, rischiano di rimanere vuote se non affiancate ad un impegno concreto anche a favore della giustizia sociale.
L’Azione cattolica può farsi promotrice, anche interloquendo con le istituzioni civili e politiche, di un messaggio che riesca a convincere della necessità di ridurre il debito pubblico (o cancellarlo) destinando l’equivalente a politiche che favoriscano uno sviluppo sostenibile e integrale, nonché una vera transizione ecologica. Il Giubileo che stiamo per vivere, dunque, può e deve essere letto anche in chiave economica perché spesso, da cristiani, dimentichiamo che l’economia è uno dei formanti essenziali del bene comune e che Gesù, da buon economista quale era, ci ha rivolto numerosissimi moniti che puntualmente non prendiamo sul serio.
Economia sabbatica: conclusioni
“Economia sabbatica”: apparentemente riguarda soltanto gli attori della grande economia mondiale o dei singoli Stati o, per altro verso, i teologi. E invece ci interpella tutti, massimamente alle soglie del Giubileo.
Dobbiamo crescere nella consapevolezza che ogni nostra scelta “economica” o “ecologica”, a livello politico, sociale o anche familiare, è determinante e influisce su dinamiche più grandi.
Il Giubileo è un anno di grazia, il grande Shabbat del Signore, che sia davvero per tutti noi un’occasione per testimoniare la speranza.
Possiamo, e dobbiamo, suscitare e manifestare solidarietà.
Come Azione cattolica, possiamo e dobbiamo anche in tale ambito curare specialmente la formazione cristiana delle coscienze, attingendo al ricchissimo patrimonio della dottrina sociale della Chiesa.
Possiamo e dobbiamo farci carico delle povertà e delle fragilità.
E tutto questo senza altro fine che produrre frutti di conversione, di giustizia, di riconciliazione, di pace, di gioia, in una parola, di santità.
Mettiamoci dunque in cammino come pellegrini di speranza in un anno di grazia e di perdono!
Articolo realizzato con il contributo di Mattia Arleo, Alex Zanotelli, Giulio Guarini e Marco Di Tommasi
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link