PFAS nelle Marche secondo le analisi di Greenpeace. Ruggeri: “La situazione va monitorata”

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“Mi sono fatta carico di depositare un’interrogazione in Consiglio regionale per accendere un faro su questo tipo di inquinamento ambientale, ancora poco percepito dalla popolazione”, Marta Ruggeri, Consigliera regionale Marche. 

Si trovano nei vestiti, nelle padelle anti-aderenti e adesso anche nelle acque potabili in Italia. Stiamo parlando dei PFAS, sostanze poli- e per-fluoroalchiliche, i cosiddetti inquinanti eterni. A dirlo è Greenpeace in seguito all’indagine “Acque Senza Veleni” in 235 diverse città italiane. Con i campioni raccolti ha realizzato la prima mappa della contaminazione da PFAS nelle acque potabili in Italia.

“Lo scenario che emerge è preoccupante. Dei 260 campioni che abbiamo analizzato, ben il 79%, praticamente 4 su 5, sono positivi alla presenza di una delle 58 molecole che abbiamo analizzato. – spiega a TeleAmbiente, Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento Greenpeace Italia – Il quadro che ne emerge è di una contaminazione diffusa, che interessa soprattutto le regioni del Centro e del Nord Italia“.

La situazione PFAS nelle Marche

Nelle Marche sono risultati positivi 10 campioni su 12: i risultati peggiori a Civitanova e Fermo, negativi quelli di Macerata e Falconara. In quasi tutti i casi, la presenza dei Pfas è però molto bassa. Ancona l’unico comune marchigiano nella top 3 italiana per quanto riguarda una di queste sostanze, i PFOS, potenzialmente cancerogeni, con 5.3 nanogrammi al litro.

Leggi il REPORT completo di Greenpeace “Acque Senza Veleni”

Naviga la MAPPA INTERATTIVA con i risultati dei campionamenti.

“In seguito ai risultati del monitoraggio sulla presenza di sostanze pericolose per la salute nelle acque prelevate dalle fontane pubbliche, divulgati dall’associazione Greenpeace Italia, mi sono immediatamente attivata per chiedere alla Giunta regionale di monitorare la situazione marchigiana e provvedere di conseguenza. – ha dichiarato la Consigliera regionale delle Marche Marta Ruggeri –  Nelle Marche Greenpeace Italia ha effettuato le analisi nelle città di Pesaro, Fano, Fabriano, Falconara, Ancona, Macerata, Civitanova, Fermo, Grottammare ed Ascoli. Positivi alla presenza di PFAS sono stati dieci campioni su dodici prelievi, seppur nessuno supera l’attuale soglia limite di legge. Le sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate, meglio note come PFAS, sono interferenti endocrini estremamente persistenti nel nostro organismo, e possono avere effetti negativi sulla salute, come danni al fegato, malattie della tiroide, obesità, problemi di fertilità e tumori maligni. La caratteristica che rende particolarmente pericolosi i PFAS è il fatto che si accumulano nel sangue e nel fegato, rendendosi così biologicamente più disponibili e con lunghi tempi di smaltimento dall’organismo. Inoltre, alcuni di questi composti possono attraversare la placenta, con la conseguenza che anche i neonati sono esposti a queste sostanze se contenute nel sangue materno“.

E aggiunge: “Ricordiamo la battaglia delle “mamme No PFAS” nel Veneto, la prima regione in cui è emersa questa forma di inquinamento, che portarono all’attenzione dell’opinione pubblica italiana questa emergenza ambientale: mamme allarmate per la salute dei loro figli, nel cui sangue furono rilevate alte concentrazioni di queste sostanze a causa dell’acqua inquinata. Già nel 2019 il Movimento 5 Stelle marchigiano, per voce dell’allora Consigliere regionale Fabbri e del gruppo locale, portarono a conoscenza dell’opinione pubblica la presenza di PFAS in alcuni pozzi ubicati in prossimità della zona industriale del Comune di Fermignano”.

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E conclude: “Per tali motivi mi sono fatta carico di depositare una interrogazione in Consiglio regionale per accendere un faro su questo tipo di inquinamento ambientale, ancora poco percepito dalla popolazione“.

In Umbria smentiti i dati di Greenpeace

Umbra Acque ha smentito “integralmente” i dati diffusi dalla mappa da contaminazione da PFAS di Greenpeace per quanto riguarda la Regione Umbria.

“Dalle analisi effettuate dall’ARPA, soggetto preposto ai controlli che utilizza metodi di campionamento affidabili e certificati, dal 2018 non è mai stata rilevata la presenza di PFAS nell’acqua distribuita ai nostri utenti”, si legge in un comunicato stampa diffuso da Umbra Acque.

Le città con le concentrazioni più elevate di PFAS sono risultate Arezzo, Milano e Perugia, si legge nel report di Greenpeace.

Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento Greenpeace Italia ha risposto in merito: “Per noi di Greenpeace è ovviamente un sollievo constatare l’assenza di PFAS nei prelievi effettuati dal gestore. Tuttavia, è opportuno sottolineare, in base alle nostre conoscenze e competenze su queste sostanze maturate negli anni, che una serie di dati in cui i PFAS sono assenti non costituiscono una garanzia dell’assenza di contaminazioni passate o future. In Valle di Susa, ad esempio, le analisi del gestore SMAT a periodi alterni hanno misurato alti livelli di contaminazione intervallati all’assenza di contaminazione negli stessi comuni”.

Cosa sono i PFAS

Le sostanze per- e polifluoroalchiliche vennero sintetizzate per la prima volta alla fine degli anni ’30, dall’azienda chimica DuPont. I PFAS sono nati per errore, da una reazione chimica che generò una strana polverina dalle capacità incredibili. Queste sostanze infatti hanno proprietà idrorepellenti e oleorepellenti, oltre ad essere molto resistenti alle alte temperature. Per questo i PFAS iniziarono ad essere impiegati in moltissimi rami dell’industria e negli anni sono diventati composti onnipresenti in una grande varietà di prodotti.

Il gruppo di sostanze chimiche denominate Pfas è molto vasto e non di tutte queste molecole si conoscono gli effetti su ambiente e salute. Ciò che è noto è che gli inquinanti eterni sono così definiti per un motivo: si accumulano nell’ambiente. Ciò comporta l’inquinamento di terreni e acqua, che finiscono per alterare gli ecosistemi e per contaminare anche l’organismo umano.

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La ricerca condotta dalla Keck School of Medicine della University of South California (USC) e pubblicata sul Journal of exposure science & environmental epidemiology, evidenzia come le comunità esposte ad acqua potabile contaminata da Pfas abbiano un’incidenza più alta – fino al 33% in più – di alcuni tipi di cancro.

Un’inchiesta “The Forever Pollution Project”, realizzata da 14 giornalisti europei, ha mostra che l’inquinamento da Pfas è più alto di quanto in realtà si sappia pubblicamente. I giornalisti hanno raccolto 100 set di dati per costruire una mappa unica nel suo genere sulla contaminazione da Pfas in Europa.



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