VENEZIA (ITALPRESS) – “Sono due i progetti che il Veneto mette in campo quest’anno per affrontare l’invasione del Granchio Blu. Il primo del valore di 1,5 milioni di Euro finanziato con i fondi Feampa 2021-2027 rilancerà a partire da marzo 2025 un’azione di cattura grazie ai pescatori delle aree lagunari venete di quegli esemplari che non possono esser commercializzati; tra le finalità c’è quella di indagare la fattibilità tecnico- economica sulle filiere di riutilizzo a fini commerciali degli scarti in un’ottica di economia circolare. Il secondo progetto, già approvato dalla Giunta regionale, del valore di ulteriori 1,5 milioni di Euro, riunisce le risorse economiche e le conoscenze di ARPAV, Veneto Agricoltura, Università di Padova e Università di Venezia ed è finalizzato alla mappatura ambientale del Granchio blu mirata alla gestione della specie invasiva e alla sostenibilità socio-economica della pesca e dell’acquacoltura venete. Quello che abbiamo presentato oggi è un primo esempio concreto di attività gestionale avviata in modo complementare alle attività di studio e ricerca, un “Sistema Veneto” con cui la Regione intende affrontare l’emergenza in stretta collaborazione con l’azione del commissario Caterino”.
L’assessore regionale alla Pesca, Cristiano Corazzari, è intervenuto così oggi a Mestre nel corso della giornata di presentazione degli “Studi e monitoraggi sull’invasione del Granchio blu in Veneto finalizzati al contrasto alla diffusione della specie” organizzata dalla Regione del Veneto con la partecipazione del commissario straordinario all’emergenza Granchio blu Enrico Caterino e in collaborazione con ARPAV, Veneto Agricoltura, Università di Padova e Università di Venezia.
La giornata è stata l’occasione per tracciare in bilancio del progetto del 2023 realizzato dalla Regione con Veneto Agricoltura e Arpav e finanziato per 180mila euro che ha portato i primi dati scientifici sull’invasione della specie aliena. Ed è stato presentato il progetto di “Mappatura ambientale ed eco-fisiologica del Granchio blu nelle acque interne, marittime interne e marittime del Veneto mirata alla gestione di questa specie invasiva e alla sostenibilità socio-economica della pesca e acquacoltura venete” avviato con DGR n.1335 del 14 novembre 2024. Si tratta di un progetto, del valore complessivo di 1,5 milioni di Euro, finanziato dalla Regione con 750.000 Euro, da Fondazione CARIPARO con 350.000 Euro, da Veneto Agricoltura con 250.000 Euro, e dalle spese di personale sostenute da ciascun ente coinvolto per ulteriori 150.000 Euro.
Sono quattro gli ambiti di indagine. Il primo riguarda la mappatura della distribuzione del granchio sia nelle lagune che nelle acque marine: saranno identificate dimensioni, prede e predatori del granchio. Il secondo comprende il monitoraggio di lagune, coste e zone deltizie per indagare gli impatti che ha avuto la diffusione della specie sui diversi habitat e verrà realizzato grazie all’aiuto dei pescatori. Il terzo ambito concerne lo sviluppo di modelli di previsione della distribuzione della popolazione e della distribuzione spaziale del granchio in funzione dei cambiamenti ambientali e delle strategie di contenimento: saranno raccolti i dati ambientali anche alla luce dei cambiamenti climatici e delle misure di contenimento messe in atto. L’ultimo ambito comprende lo sviluppo di linee guida per le imprese di acquacoltura e di pesca: saranno coinvolti i principali portatori di interesse analizzando l’aspetto socio-economico e identificando efficaci e condivise azioni di mitigazione e di buone pratiche. Tutte le conoscenze e le informazioni confluiranno in un’unica banca dati gestita e coordinata da ARPAV. Il Progetto è pensato per fornire dati e informazioni in modo univoco capaci di garantire una base solida di conoscenze e il supporto al lavoro del Commissario Nazionale per l’emergenza Granchio Blu.
“Il progetto presentato oggi – aggiunge Corazzari- nasce sulla base della la convinzione che solo unendo le forze in un’unica strategia che coinvolga i più importanti poli di ricerca del Veneto, ARPAV, Veneto Agricoltura, Università di Padova e Università di Venezia si possano ottenere risultati nelle strategie di contenimento del Granchio Blu. Per questo ringrazio i responsabili dei quattro Enti che in sinergia hanno accettato di supportare la Regione del Veneto con una base importante di informazioni scientifiche, le quali contribuiranno a definire sempre più efficaci strategie gestionali da mettere in campo. Un ringraziamento particolare lo estendo a Cariparo che ha deciso di sostenere il progetto di monitoraggio con un contributo fondamentale, che dimostra la particolare attenzione della Fondazione per il territorio e la volontà di affrontare concretamente le difficoltà che si presentano”.
“Il Granchio blu – prosegue Corazzari- è elencato tra le 100 peggiori specie invasive che hanno colonizzato il Mediterraneo per via del suo facile adattamento alle diverse condizioni ambientali anche estreme. Come dicono i numeri l’esplosione demografica di questa specie non è uguale per tutti i tratti di costa, ma ha una portata e degli effetti devastanti soprattutto nelle fasce costiere basse e sabbiose, con importanti gli apporti d’acqua dolce e nelle le aree lagunari salmastre, caratteristiche ambientali dominanti nell’Alto Adriatico. Nel 2023 nelle sole aree lagunari del Veneto sono state rimosse 1000 tonnellate di esemplari, e 1900 nel 2024”.
“La Regione del Veneto fin dall’inizio dello scoppio dell’emergenza si è attivata al fianco dei pescatori anche nell’ambito del Distretto della Pesca dell’Alto Adriatico, chiedendo al Governo la dichiarazione dello stato di calamità, la nomina di un Commissario straordinario e un Piano per la gestione dell’emergenza – ricorda l’assessore-. Oggi le tre richieste sono state accolte ed è stato avviato in tempi brevi il Piano Nazionale di intervento, attivando fin da subito un tavolo tecnico di ascolto e collaborazione con i territori più colpiti, al quale hanno preso parte i rappresentanti delle imprese della pesca e dell’acquacoltura, le organizzazioni professionali di categoria, gli enti di ricerca, i Comuni, la Regione. Ritengo sia un metodo di lavoro particolarmente proficuo, e che sia la via giusta per proseguire l’impegno nel contrasto alla specie”.
– Foto: Agenzia Fotogramma –
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