Breaking Italy, VentiQuaranta e il futuro dell’informazione

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 


Alessandro Masala, conosciuto online come Shy, è il fondatore e volto di Breaking Italy, un progetto nato su YouTube nel 2011 e che oggi conta quasi un milione di iscritti. Dal lunedì al giovedì, la redazione di Breaking Italy pubblica un video che affronta due notizie di attualità, senza tralasciare i temi principali della giornata. Il tono è quello divulgativo, ma anche divertente, che contraddistingue da sempre il canale. È proprio forse quel timbro ad aver favorito la crescita di una community ben definita, che riconosce in Breaking Italy una valida fonte di informazioni a cui fare riferimento.

Nel tempo, il progetto si è ampliato e ha conquistato sempre più pubblico, rispondendo a una specifica esigenza nata dal cambiamento del modo di fare informazione e nella fruzione dei contenuti giornalistici online. Oltre al format quotidiano, il progetto ha dato vita a nuovi prodotti, come il podcast Grandi Linee e le interviste dal vivo del Breaking Italy Night: Masala ha intervistato sul palco di importanti teatri milanesi (il Carcano, il Parenti e il Dal Verme) alcune delle personalità più influenti del panorama culturale, giornalistico e politico italiano, tra cui Lilli Gruber, Roberto Saviano, Fedez, Daria Bignardi, Giuseppe Conte ed Elly Schlein.

Recentemente, il team Breaking Italy ha compiuto un ulteriore passo avanti con la pubblicazione del libro-rivista VentiQuaranta (Mondadori), una riflessione sulla contemporaneità e sul futuro, frutto del lavoro quotidiano della redazione e della collaborazione con Viviana Mazza, Giorgio De Marco, Vera Gheno e Tia Taylor.

Prestito personale

Delibera veloce

 

Ne abbiamo parlato con Alessandro Masala e con Chiara Lai Sanna, che si occupa della rassegna stampa quotidiana di Breaking Italy, e che è la voce principale del podcast Grandi Linee, nonché la curatrice di VentiQuaranta.

ventiquaranta

Nell’editoriale che apre il libro si legge che “tutto nasce dalla paura”. Da dove viene questa paura e come ha ispirato il progetto “VentiQuaranta”?
Masala – “Come ho accennato nell’editoriale, percepisco che le generazioni – tutte, ma in particolare quelle a cui ci rivolgiamo maggiormente, i giovani adulti – vivono una situazione di profonda incertezza, di paura verso il futuro. È qualcosa che ho osservato evolversi nel tempo. Io sono nato negli anni ’80 e ho vissuto quella fase in cui si diceva ancora: ‘Il mondo sarà meraviglioso, la globalizzazione porterà prosperità per tutti. Se studierete, starete meglio dei vostri genitori.’ Quell’ottimismo l’ho vissuto in pieno”.

E poi?
Masala – “Intorno al 2008, con la crisi finanziaria e l’amministrazione Obama, qualcosa è cambiato. All’inizio c’era ancora entusiasmo: ‘Wow, il primo Presidente afroamericano! Tutto sta cambiando!’ Ma subito dopo qualcosa è cambiato, però in maniera diversa. Le persone hanno iniziato ad avere più paura, e il mondo ha cominciato a scricchiolare. L’11 settembre era ancora vivo nella memoria, e da lì siamo arrivati a un momento storico come quello attuale. Noi abbiamo cercato di interpretare questa paura guardando i dati, dicendoci: ‘Ok, se vogliamo capire dove stiamo, dobbiamo partire da dove siamo ora’. È importante comprendere le ragioni per cui certi temi sono così centrali oggi, come la cancel culture, le tensioni etniche, e la figura di Trump, che ha monopolizzato lo spazio culturale e mentale di tutti noi”.

E oggi?
Masala – “Le nuove generazioni si affacciano a un mondo che presenta già queste problematiche. Noi dobbiamo spiegare loro perché esistono questi problemi, per capire come possiamo cambiarne il corso, da qui al 2040. Ho cercato di mettermi sullo stesso piano dei lettori e delle lettrici e dir loro: ‘Guardate, anche io ho paura. Non sono qui per dare soluzioni preconfezionate, ma per dire che siamo sulla stessa barca. Cerchiamo di capire insieme dove stiamo andando e come possiamo orientare la direzione’”.

Lai Sanna – “Questa paura emerge chiaramente anche negli altri capitoli. Prendiamo ad esempio quello su Trump, che è piuttosto impegnativo. Poi ci sono capitoli un po’ diversi, come quello sull’eredità della tratta atlantica, che affronta le tematiche del razzismo. Qui, negli ultimi anni, ci sono stati dei dati più incoraggianti, e alcuni miglioramenti sono evidenti. Ci sono state sezioni difficili da scrivere proprio perché quella paura si percepiva in modo molto diretto. Diciamo che l’editoriale ha introdotto il tema della paura, e gli altri capitoli l’hanno esplorata”.

Alessandro Masala di Breaking Italy Alessandro Masala di Breaking Italy

Alessandro Masala di Breaking Italy

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Perché il progetto ha assunto la dimensione di una rivista cartacea?
Masala – VentiQuaranta è un libro particolare. Ci sono delle parti di profonda analisi, che lo avvicinano a un saggio. E c’è poi un altro aspetto, che non definirei romanzo, ma è comunque frutto di invenzione. La seconda parte è una proiezione, che guarda al futuro, in cui l’analisi diventa previsione. Anche l’oggetto cartaceo in sé è particolare, sembra quasi una graphic novel. Abbiamo voluto giocare su questi contrasti per tentare qualcosa di nuovo. Non so se funzionerà, ma l’obiettivo era provare a proporre qualcosa di inedito”.

Come mai?
Masala – “L’idea era di avvicinare sia chi legge normalmente saggi, sia chi tende a snobbare prodotti del genere. Non volevo fare qualcosa di troppo giovanilista, con un approccio forzatamente moderno, ma volevo comunque creare qualcosa che fosse diverso rispetto ad altri prodotti simili. Altrimenti avremmo potuto fare qualcosa di molto più semplice, raccogliendo i contenuti delle nostre puntate in un lungo saggio. Ma sarebbe stato uno dei tanti. Invece volevamo raggiungere un pubblico che normalmente non ci segue. L’obiettivo era unire questi due mondi: chi legge saggi e chi di solito preferisce contenuti visivi”.

Lai Sanna –  “Personalmente sono molto soddisfatta, perché il libro, come oggetto, è qualcosa che rimane. Sono abituata a produrre continuamente contenuti che poi finiscono in un universo invisibile, effimero. Per me il cartaceo rappresenta qualcosa di tangibile. Avere qualcosa di concreto davanti agli occhi è come dire: ‘Guarda cosa ho fatto.’ È il risultato di un lavoro duro e visibile. Ho sempre realizzato lavori più quotidiani, più fugaci. Scrivendo rassegne e puntate, sono abituata a vedere il mio lavoro invecchiare molto velocemente. Arrivare a un risultato più stabile – e spero duraturo – è gratificante”.

Può interessarti anche

Da dove viene la scelta di partire dagli Stati Uniti?
Lai Sanna –  “L’idea era di individuare un Paese la cui salute avesse un impatto significativo su tanti altri. Essendo parte del mondo occidentale, gli Stati Uniti sono un po’ un riferimento. Lo sono stati in passato come baluardo democratico e punto di riferimento su molte cose. Oggi, però, sono in bilico. Lo stereotipo della democrazia americana, quel simbolo così forte, è pieno di crepe. Trump, da questo punto di vista, ha avuto un ruolo fondamentale”.

In che modo?
Lai Sanna – “Penso al diritto all’aborto, l’esempio perfetto di come si possa tornare indietro su conquiste che sembravano ormai assodate. È un tema che ci capita spesso di discutere in redazione: i diritti non sono mai definitivi, non sono una linea che avanza sempre. È più un percorso caotico, tipo un quadro di Pollock, no? E quello che vediamo ora negli Stati Uniti è esattamente questo: un simbolo che per tanto tempo ha rappresentato stabilità democratica, ma che oggi racconta crepe profonde. E, volendo allargare il discorso, racconta anche un Occidente che cambia – spesso in senso negativo – mentre altre realtà emergono, non solo economicamente ma anche culturalmente, in tanti ambiti, dall’intrattenimento alla cucina. Ci interessava trovare un Paese che potesse rappresentare bene queste contraddizioni anche a livello globale.”

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Masala – “Va detto che, all’inizio, il nostro obiettivo era parlare di democrazia in bilico in generale, non solo degli Stati Uniti. Però poi ci siamo resi conto che sarebbe venuto fuori un progetto lunghissimo, troppo ampio e poco fruibile. Quindi abbiamo scelto di concentrarci sugli Stati Uniti, anche perché da lì, in qualche modo, tutto si irradia”.

Scopri la nostra pagina Linkedin

Chiara Lai SannaChiara Lai Sanna

Chiara Lai Sanna

Il libro-rivista ha una componente grafica importante, la dimensione cyberpunk riempie le pagine di VentiQuaranta, affiancando riflessioni che dal presente provano ad analizzare elementi che potrebbero definire il futuro. Come mai?
Masala – “Il cyberpunk si prestava bene a una narrazione come questa. Sono un grande fan del genere, Gibson è uno dei miei autori preferiti. Ho letto tutto di lui, mi piace tutto. Quando è stato scritto, Cyberpunk raccontava il futuro, un futuro distopico che sembrava incredibile, ma in cui Gibson è riuscito a prevedere molte cose. Ad esempio, parlava di multinazionali che diventavano più potenti dei governi. E oggi, guardandoci intorno, diciamo: ‘Oh no, ci siamo davvero arrivati’. Pensa solo a certe figure che erano all’inaugurazione di Trump: è evidente come molte delle sue intuizioni siano diventate realtà. Certo, se leggi oggi quei romanzi, ti accorgi che alcune cose suonano un po’ datate: non si immaginavano il Wi-Fi, ma cavi ovunque. È come un uomo vittoriano che prova a immaginarsi l’aeroplano. È affascinante, ma ovviamente non coglie tutto”.

Ma perché proprio il cyberpunk per VentiQuaranta?
Masala – “Quello che mi piaceva era usare un immaginario che ha questo fascino un po’ vintage. Perché il cyberpunk, con la sua visione del futuro, oggi è in realtà una finestra sul passato e sul presente. Lo abbiamo usato per raccontare un futuro prossimo, molto vicino. Non abbiamo immaginato persone su Marte con caschi futuristici, abbiamo Lincoln con un visore in copertina. Rappresenta un domani che è già qui, quasi oggi”.

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

Può interessarti anche

La tecnologia che ruolo avrà nel definire il domani?
Masala – “Tutto, oggi, passa dal cambiamento tecnologico. Le democrazie, per esempio, non sono messe a rischio direttamente ‘dai Trump’ del mondo, ma dal fatto che questi personaggi possono accedere a un potere mediatico e tecnologico che non avevano mai avuto. E questo potere è destinato a crescere enormemente. Pensiamo all’intelligenza artificiale: siamo a un punto in cui queste tecnologie saranno ovunque, letteralmente dopodomani. Questo darà ai leader la capacità di gestire i flussi di informazioni in modi che facciamo fatica anche solo a immaginare. La democrazia, che per sua natura è lenta e complessa, rischia di essere travolta da queste dinamiche. È un problema che vedo manifestarsi continuamente. Nel dibattito pubblico, sentiamo spesso dire: ‘Guardate come sono efficienti le dittature!’ Magari non è vero, ma danno quest’impressione. La tecnologia rischia di amplificare questa narrativa, concentrando enormi quantità di dati nelle mani di pochissimi. Vedo emergere una sorta di oligarchia, soprattutto negli Stati Uniti”.

Lai Sanna –  “Prendiamo un esempio: Musk. Se avessimo scritto il libro qualche mese dopo, sicuramente l’avremmo incluso. Lui rappresenta perfettamente questo intreccio tra potere tecnologico e amministrativo. È un esempio lampante di come stia nascendo un miscuglio tra queste due dimensioni”.

Masala –  “Musk è stato coinvolto in progetti per ‘tagliare la burocrazia’. Ma cos’è più efficiente della burocrazia umana? Una burocrazia digitale, ovviamente. Le intelligenze artificiali possono gestire dati, informazioni e processi decisionali in modi molto più efficaci di noi. Questo cambia tutto”.

Può interessarti anche

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Secondo il “Digital News Report 2024” del Reuters Institute, piattaforme come TikTok, Instagram e YouTube stanno diventando le principali fonti di notizie, soprattutto tra i giovani. Come evolverà il giornalismo e in generale la diffusione delle notizie nel prossimo futuro?
Lai Sanna –  “Non mi sento nemmeno più nella categoria ‘noi giovani’. Quando parlo con mia sorella, che è del 2003, mi accorgo che hanno altri mezzi, un altro approccio. Ad esempio, l’informazione su TikTok. Fino a qualche anno fa non l’avevo nemmeno presa in considerazione, ma poi mi sono resa conto di quanto sia importante. L’attenzione è diminuita: prima c’erano i giornali, poi il telegiornale, e poi nuovi format, come quello introdotto da Alessandro. Ora l’attenzione è sempre più bassa, e si vuole fare sempre meno fatica. Si vogliono le cose in pillole. Tutte le pagine Instagram che fanno informazione funzionano proprio perché offrono conoscenza condensata: ti permettono di parlare di un certo argomento senza troppo sforzo. Questo approccio sta prendendo sempre più piede, soprattutto con le nuove generazioni”.

Può interessarti anche

E per le generazioni precedenti?
Lai Sanna –  “Vedo che persone di quelle generazioni, come i miei genitori, si stanno affezionando sempre di più al telefono. All’inizio sembrava impensabile: ‘Ah, questi giovani sempre sul cellulare!’ E invece ora è normalissimo vederli fare lo stesso – anche se magari lo usano peggio. Penso che arriveremo a un punto in cui tutti avremo buone capacità di muoverci in questo contesto. La mia speranza è che ci siano molte fonti disponibili, che ciascuno possa scegliere, e che non si finisca schiavi di ciò che vende di più o cattura l’attenzione con la minima fatica. Il rischio è che la soglia di attenzione così bassa vinca. Ma, in base al lavoro che facciamo, sono convinta che non sia la soluzione. Può essere un’opzione, certo, ma non può diventare l’unica. Chiudo quindi con una speranza più che con un’opinione: spero che in futuro ci saranno molte opzioni, tanti modi diversi di informarsi”.

Masala –  “Voglio raccontare una cosa che Chiara mi disse anni fa, forse se lo ricorda. Dopo aver lavorato insieme per un po’ di tempo, mi spiegò che aveva iniziato a capire meglio il valore dei prodotti come, ad esempio, un giornale. Ricordo bene quella conversazione. Lavorando dentro, ti rendi conto dello sforzo necessario per produrre un contenuto che sia davvero fruibile. Più un prodotto è ben fatto e accessibile, più lavoro c’è stato dietro”.

Può interessarti anche

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

È difficile?
Masala – “È un lavoro faticosissimo. Ma, naturalmente, quando una cosa è meno faticosa, tutti lo preferiscono – noi compresi, non solo gli altri. I media attuali hanno sicuramente reso più facile comprendere il mondo. Questo è un dato di fatto. Però hanno anche sterilizzato molto il processo. Una volta, informarsi o studiare era complicato e richiedeva tempo ed energie che non tutti potevano permettersi. Oggi, invece, riceviamo una quantità di informazioni già digerite che non ha precedenti nella storia. Ma, così facendo, perdiamo la capacità di discernere il vero dal falso, o ciò che è plausibile da ciò che non lo è, perché quel lavoro non lo facciamo più noi”.

In che modo?
Masala – “Se leggo un libro e poi te lo racconto, è diverso da Chiara che racconta a me quel libro, e poi io lo racconto a te. È il classico gioco del telefono: più si passa da una fonte all’altra, più si perde qualcosa. E questa dinamica mi terrorizza, perché vedo che, a un certo punto, questo lavoro sarà preso dalle macchine. L’intelligenza artificiale è già molto più veloce e precisa di noi nel sintetizzare, assorbire e rielaborare informazioni. Noi siamo un team enorme per produrre contenuti quotidiani, ma l’IA sarà molto più efficiente. E tutti ci abitueremo a dire: ‘Me l’ha detto ChatGPT’… o qualche altra tecnologia”.

Spaventa?
Masala –  “Non voglio arrendermi a questa realtà. Ecco perché abbiamo fatto un prodotto così strano: per cercare di intercettare il cambiamento e inseguirlo con qualcosa di diverso. Non so se funzionerà, ma è il nostro tentativo. E sì, il cambiamento del mondo mi spaventa, forse perché sto invecchiando e tutto ciò che è nuovo fa paura. Ma cerco di non farmi bloccare dalla paura e di affrontarlo”.

Scopri il nostro canale Telegram

Intrecci presenti, futuri possibili è un titolo che racchiude gran parte del lavoro che viene fatto anche in Breaking Italy. Come si collegano i due progetti, quanto c’è di Breaking Italy in VentiQuaranta?
Lai Sanna –  “Sulle tematiche, avendo la fortuna o la sfortuna di informarci quotidianamente su tutto ciò che accade, le idee erano già abbastanza chiare. Abbiamo semplicemente dovuto accordarci su cosa includere e come strutturarlo. La lista dei temi, in realtà, è nata quasi naturalmente, perché il nostro lavoro ci espone costantemente a questo flusso di informazioni. Certo, questa esposizione può avere i suoi aspetti negativi, perché accumulare così tante informazioni può anche essere pesante. Tuttavia, ha il grande vantaggio di permetterci di fare collegamenti in modo molto efficace. Ed è proprio questo uno degli elementi chiave di Breaking Italy: riuscire a mettere in relazione eventi e tematiche diverse, offrendo interpretazioni o spunti di riflessione su argomenti che, a prima vista, possono sembrare distanti o scollegati”.

Dall’altro lato, VentiQuaranta ha influenzato in qualche modo l’attività quotidiana di Breaking Italy?
Lai Sanna –  “Ricordo bene quando abbiamo iniziato a scrivere VentiQuaranta: eravamo pochi, e inizialmente abbiamo sovrastimato le nostre capacità. Sai, quando hai un progetto in mente, l’entusiasmo ti porta a credere che tutto sia fattibile. A un certo punto, ci siamo resi conto che per fare le cose bene dovevamo dedicarci completamente al progetto, e così la redazione si è ampliata. VentiQuaranta è stato un motore che ci ha spinto a crescere come team, a strutturarci meglio. All’inizio è stato difficile: accettare i propri limiti e capire che hai bisogno di supporto è una lezione importante. Dall’altro lato, abbiamo imparato ad apprezzare quanto sia fondamentale avere una visione condivisa. Non è scontato, e ci vuole tanto lavoro per allinearsi su un progetto comune. È stato duro, ma ne è valsa assolutamente la pena. Oggi, avere il libro tra le mani e sapere che le persone lo stanno leggendo, ci riempie di soddisfazione”.

Masala –  “Spesso non abbiamo una reale percezione di chi raggiungiamo. Noi rimaniamo nella redazione e ci diciamo: ‘Ok, abbiamo fatto la puntata di oggi, passiamo alla prossima. Abbiamo registrato il prossimo podcast, andiamo avanti’. Tutto si svolge in questa dimensione chiusa, quasi isolata. L’unico momento in cui ho avuto un vero riscontro è stato andando a teatro. Lì ho potuto incontrare direttamente le persone, scambiare opinioni e avere un confronto diretto. Per il libro sarà ancora diverso”.

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

Può interessarti anche

Come si è evoluto Breaking Italy negli ultimi anni?
Masala – “Diciamo che non è uno spoiler, o forse sì, il fatto che stia cercando con tutte le mie forze, insieme a Chiara, Alessio e tutta la redazione, di trasformare Breaking Italy. Vogliamo passare dal solo video che viene caricato online ogni giorno a una sorta di media company. L’obiettivo è occuparci sempre del settore che conosciamo bene: news, dati, informazioni approfondite e divulgazione, ma espandendoci su più fronti. Stiamo cercando di avvicinare le persone a vari prodotti che ho intenzione di realizzare, e questo per due motivi. Primo, purtroppo c’è uno stigma associato all’essere uno YouTuber in questo campo. Per questo ho anche coinvolto tante persone che non provengono dal mondo di YouTube in redazione. Secondo, perché vorrei che il lavoro di cui sono molto orgoglioso – e parlo di tutto ciò che stiamo creando – possa raggiungere il maggior numero possibile di persone. Ogni nuovo prodotto che pian piano lanceremo sarà posizionato in modo da raggiungere un pubblico sempre più ampio, sia fisicamente sia come tipo di target”.

Può interessarti anche

e il prossimo VentiQuaranta invece…?
Lai Sanna –  VentiQuaranta ha avuto modo di attingere a molte informazioni dalla nostra rassegna quotidiana. In un certo senso, quindi, ci stiamo già pensando. Però, per il momento, ci stiamo godendo l’uscita del libro”.

Masala – “Non escluderei l’idea di un seguito. Detto questo, sono davvero soddisfatto del risultato di questo libro: è esattamente come lo avevo immaginato. Mi chiedo, però, se questo prodotto sarà premiato dai lettori. La domanda che mi pongo è se riuscirà a ‘bucare la bolla’. È sempre una sfida per noi: superare la nostra cerchia abituale e raggiungere un pubblico più ampio. Non so se ci riusciremo, ma lo spero davvero. Se riusciremo a rompere quella bolla, magari nasceranno altre cose in futuro”.

Scopri le nostre Newsletter





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link