Cagnolina muore in una pensione per animali, scatta il maxi-risarcimento di 25mila euro: «Faceva parte della famiglia»

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di
Vincenzo Brunelli

L’animale, un Samoyedo di 6 anni, era stato lasciato due settimane in una pensione a Calenzano (Firenze) e trovato morto al ritorno della famiglia«per disidratazione». Il gestore condannato anche per danni morali: «La cagnolina era molto amata e considerata un membro della famiglia»

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Avevano lasciato per due settimane la loro amata cagnolina di 6 anni in una pensione per cani a Calenzano e al loro ritorno dalle vacanze l’hanno trovana morta. Per i giudici la responsabilità è del gestore che avrebbe dovuto occuparsi di lei e che invece si è assentato per alcuni giorni lasciandola senza cibo e acqua in pieno agosto. Per questo la cagnolina,  di razza Samoiedo, è morta: la causa è stata la disidratazione. 

Il Tribunale di Prato ha così condannato il gestore della struttura a pagare non solo 1.400 euro di «danni patrimoniali» alla proprietaria dell’animale ma anche  25 mila euro di «danni morali da sofferenza» all’intera famiglia pratese (madre, padre e due figlie minorenni). 




















































Il cane, secondo quanto ricostruito da giudice,  era  infatti un membro della famiglia a tutti gli effetti.

«Andavamo spesso in gita insieme, uscivamo spesso portandola con noi e addirittura quando io e mio marito si accompagnava le figlie a scuola – ha testimoniato la padrona del cane – A casa tutti si prendevano cura di lei. Era molto amata e la consideravamo un membro della nostra famiglia»:

Una sentenza importante

Si tratta di una sentenza molto importante dei  giorni scorsi a firma del giudice Giulia Simoni del Tribunale di Prato  perché ha riconosciuto la sofferenza della famiglia e quindi il danno morale, che fa parte dei danni non patrimoniali risarcibili. 

Negli anni la cosiddetta giurisprudenza in tema di «animali d’affezione» è cambiata e questa sentenza ne traccia il solco e con un risarcimento anche consistente. Fino a poco tempo fa nelle aule venivano riconosciuti solo i danni patrimoniali ma poi, dopo recenti pronunce della Cassazione che hanno sottolineato il valore affettivo di cani e gatti in particolare per una famiglia (anche sulla base di tutta una serie di interventi della comunità scientifica e di battaglie per i diritti animali delle diverse associazioni) che va  ben oltre alla mera intestazione dell’animale all’anagrafe canina.

La storia

Per la famiglia pratese tutto ha inizio il 27 luglio del 2021 quando la cagnolina, che godeva di ottima salute, è stato lasciata, previo accordi economici, alla pensione per cani di Calenzano, a cui la famiglia di Prato si era già rivolta in passato. Il gestore però nel frattempo è cambiato. 

La proprietaria, dopo aver pagato l’anticipo concordato, è andata in vacanza per due settimane con la sua famiglia. Il 9 agosto al suo ritorno la donna prova a mettersi in contatto col gestore della pensione per cani, perché la mattina successiva deve andare a riprendere la cagnolina. L’indomani è invece  la polizia municipale a contattare la donna per avvisarla che l’animale è morto

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L’intera famiglia arriva sul posto e trova gli agenti. La polizia municipale comunica alla famiglia di aver trovato quella stessa mattina, verso le 7, nel giardino della pensione, la cagnolina priva di vita, nella stessa posizione in cui si trovava in quel momento, senza spiegare perché non fosse stata ricoverata durante la notte nel suo box, come da accordi. 

L’animale a quel punto viene trasportato all’Istituto zooprofilattico di Scandicci per l’esame che consentirà di chiarire le cause del decesso. Intanto, come prima cosa, parte una denuncia per maltrattamento di animali contro il gestore per le scarse condizioni igieniche della struttura

La famiglia però vuole vederci chiaro e presenta due denunce, una di tipo penale e l’altra di tipo civile. Il procedimento penale è ancora in corso ma nel processo civile, terminato nei giorni scorsi, sono emersi molti particolari della triste vicenda. 

Il cane infatti secondo l’autopsia è morto per disidratazione   almeno 48 ore prima della chiamata del gestore alla polizia municipale. Ma non solo. La vicenda, se vogliamo, è ancora più triste perché in realtà il cane era stato visitato da  una veterinaria (che volontariamente si occupa di visite in canili e pensioni per animali) che aveva constatato le pessime e improvvise condizioni di salute del cane  e aveva prescritto subito cure e farmaci già il 7 agosto. Ma niente era stato fatto dal gestore. Giorni prima si era allontanato abbandonando il cane al suo destino e non lo avrebbe nemmeno curato al suo ritorno nonostante le chiare indicazioni del veterinario. Da tutte queste risultanze processuali è scaturita la condanna del gestore.

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