Giornata mondiale delle zone umide, l’allarme: «In 300 anni l’Italia ne ha perse più del 75%»

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di
Silvia Morosi

Lo studio pubblicato su «Nature» e l’allarme per la difesa di queste aree ricchedi biodiversità, strategiche nella lotta alla crisi climatica. Le iniziative di Wwf e Legambiente per il 2 febbraio

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Crisi climatica, innalzamento del Mediterraneo e aumento di frequenza e intensità di periodi di siccità minacciano il futuro delle zone umide che, come ogni anno, sono ricordate con una Giornata mondiale («World wetlands day»), il 2 febbraio, nella data in cui ricorre la firma, nel 1971, della Convenzione internazionale di Ramsar. Un’attenzione da non sottovalutare se si pensa che l’Italia – che conta 57 zone umide distribuite in 15 Regioni – secondo un recente studio pubblicato su “Nature”negli ultimi 300 anni (dal 1700 al 2000) ne ha già perse una quota pari al 75%. 

LEGAMBIENTE E L’ATTENZIONE AGLI «SCRIGNI DI CRISTALLO»
A richiamare l’attenzione sul tema sono diverse associazioni, a partire da Legambiente che, raccogliendo i più recenti dati di studi internazionali e nazionali e i contributi dei circoli territoriali, ha pubblicato
il focus “Ecosistemi acquatici 2025”. Nello studio si mette in luce come l’85% delle zone umide sia oggi a rischio scomparsa, insieme a 4.294 specie su 23.496 animali d’acqua dolce iscritti nella Lista Rossa Iucn, richiamando i numeri riportati dall’Ipbes (Global Assessment Report on Biodiversity and Ecosystem Services). Nella ricerca Legambiente ricorda anche quali sono gli “scrigni di cristallo”, ovvero le zone umide più minacciate dalla crisi climatica come il Delta del Po (Veneto-Emilia-Romagna), che nel 2022 ha registrato il peggior periodo di magra idrologica mai riportato; il Lago Trasimeno (Umbria) che nell’estate 2024 ha visto ridurre del 40% la piovosità, con la relativa diminuzione dei livelli delle falde e delle portate delle sorgenti, inferiori ai valori medi; il Lago di San Giuliano (Matera) che nel 2024 ha registrato una riduzione dei volumi d’acqua del 60-70%; il Lago di Pergusa (Enna), importante stazione di sosta per centinaia di specie di volatili durante il viaggio dall’Africa all’Europa. E ancora, le “piscine naturali” della Tenuta Presidenziale di Castelporziano (Roma) dove dal 2000 sono stati persi già il 43% di invasi d’acqua naturali chiusi. 




















































«LE TRE PRORITÀ»
Ricordando i ritardi dell’Italia nell’applicazione della Strategia dell’Ue sulla Biodiversità per il 2030 e della Nature Restoration Law, Legambiente chiede al Governo un impegno nella messa a punto di risorse economiche e interventi su prevenzione, mitigazione e adattamento alla crisi climatica, ma anche nella protezione e nel ripristino degli ecosistemi acquatici e delle zone umide. Richiamando tre priorità: la tutela del 30% degli ecosistemi acquatici e delle zone umide e la protezione in maniera rigida del 10% entro il 2030, accelerando l’istituzione di nuovi parchi e riserve fluviali, a partire da quelli già previsti da leggi nazionali e regionali; la gestione unitaria tra le aree naturali protette e la rete Natura 2000; il ripristino almeno del 20% degli ecosistemi acquatici degradati, dando priorità a interventi Nature-based Solutions. Oltre a conservare la biodiversità, «le zone umide immagazzinano grandi quantità di carbonio, assorbono le piogge in eccesso arginando il rischio di inondazioni, rallentano l’insorgere della siccità e riducono al minimo la penuria d’acqua», ricorda Stefano Raimondi, responsabile biodiversità di Legambiente, che dall’1 al 9 febbraio propone oltre 70 appuntamenti in 17 regioni.

WWF: «SONO GLI ECOSISTEMI CON LA PIÚ ALTA BIODIVERSITÀ»
In occasione della Giornata, anche il Wwf torna in campo come ogni anno con un ricco calendario di eventi che richiamano l’importanza di tutelare questi ambienti, sempre più minacciati dall’espansione delle attività umane, dalla cementificazione, dall’inquinamento, dai cambiamenti climatici. In particolare, appuntamento sabato 1 febbraio e domenica 2 febbraio agli Stagni di Focognano, con uno speciale evento dedicato alle zone umide in Toscana. Domenica 2 febbraio, poi, i volontari del Wwf Bologna terranno delle visite guidate dello Stagno Didattico dei Giardini Margherita dalle 10 alle 12. Sempre domenica torna al Lago di Serenella (Chieti) l’evento “World Wetlands Day”, dedicato quest’anno a “Stagni e aree umide: la ricchezza del territorio”. Ad oggi, ricorda in una nota il Wwf, «sono 172 i Paesi che hanno sottoscritto la Convenzione e sono stati designati più di 2.400 siti Ramsar per una superficie totale di più di 250 milioni di ettari. Le zone umide sono tra gli ambienti più ricchi di biodiversità, ma sono anche gli ambienti più minacciati: sono aree temporaneamente o perennemente allagate e possono essere di origine naturale o artificiale. Sono uno gli ecosistemi con la più alta biodiversità sulla Terra, sostenendo una ricca varietà di specie vegetali e animali».

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