«Nei conflitti commerciali nessuno vince»

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«La Cina ha sempre creduto che non ci sia un vincitore in una guerra commerciale». La reazione di Pechino al primo lancio di nuove tariffe americane sulle merci cinesi è stata diversa da quella del Messico e del Canada. La portavoce del ministero degli Esteri cinese ha ammonito che il suo Paese rimarrà «fermo nel difendere i propri interessi nazionali», e ha minacciato di far ricorso a contromisure se non si troverà un dialogo.

IL FENTANYL

Nel frattempo, però, con un gesto inatteso, ha annunciato l’intenzione di presentare un reclamo all’Organizzazione Mondiale del Commercio (Omc). Ha cioè reagito affidandosi alle istituzioni internazionali, e rifiutando – almeno al momento – lo scontro frontale. Il portavoce del ministero del Commercio del Paese, He Yadong, ha infatti sostenuto che «i dazi non favoriscono gli interessi né della Cina né degli Stati Uniti né del resto del mondo». Donald Trump, che da tempo accusa Cina, Messico e Canada di non fare abbastanza per fermare l’ingresso del fentanyl negli Stati Uniti, ha firmato sabato un decreto che innalza nuovi dazi, che scatteranno domani, per mettere i tre Paesi «davanti alla loro responsabilità di non aver fermato l’ondata di farmaci velenosi negli Stati Uniti». La Cina respinge l’accusa e risponde di essere consapevole che «il fentanyl è un problema per gli Usa» e di avere già «in spirito di umanità e buona volontà, dato sostegno alla risposta americana al problema». Pechino ha anzi insistito di essere tra i Paesi con le politiche più severe nella lotta al narcotraffico e ha piuttosto accusato Washington di voler usare le tariffe come strumento di pressione politica piuttosto che per reale interesse economico. Gli Stati Uniti, fanno notare dalla Cina, dovrebbero «considerare e affrontare i propri problemi, come il fentanyl e altre sostanze, in modo obiettivo e razionale, piuttosto che ricorrere a minacce contro altri Paesi attraverso tariffe». I super-dazi di Trump colpiscono settori chiave dell’industria cinese, in particolare l’elettronica di consumo e i componenti industriali destinati all’esportazione negli Usa. Un discorso a parte vca fatto per l’esportazione di terre rare dalla Cina agli Stati Uniti, fondamentali per l’industria elettronica, che finora tutti e due i paesi hanno cercato di proteggere nel corso dei vari scontri commerciali che hanno ingaggiato negli ultimi anni. Nel frattempo altre aziende stanno rivedendo le proprie strategie. Alcuni imprenditori cinesi, come quelli del settore dell’arredamento e della purificazione dell’acqua, hanno anticipato le spedizioni di merci per prevenire le nuove tariffe, mentre altri stanno valutando il trasferimento della produzione in paesi terzi come il Vietnam, la Malesia o Dubai, nonostante i costi più elevati.

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IL MERCATO

Il rischio di una perdita significativa di competitività sul mercato statunitense è concreto. Alcuni produttori cinesi hanno già sperimentato le conseguenze di tariffe elevate nel primo mandato di Trump, quando hanno subito pesanti perdite. Ora, molti stanno cercando di negoziare con i clienti americani per dividere il peso delle nuove imposte, ma il timore è che i dazi rendano il mercato statunitense sempre meno attraente rispetto ad altri sbocchi internazionali. Ma l’elemento chiave della strategia cinese è al momento il ricorso all’Omc per contestare le misure statunitensi, e trovare una soluzione concordata. La portavoce cinese ha spiegato che il ricorso denuncerà «le pratiche illecite degli Usa» a danno del “Made in China”, con «l’imposizione unilaterale di tariffe».

LA COOPERAZIONE

Una mossa, quest’ultima, che «non solo non aiuta a risolvere i problemi, ma interrompe anche la normale cooperazione economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti». Resta tuttavia il fatto che le procedure di risoluzione delle controversie presso l’Omc possono essere prolungate. Secondo le norme che disciplinano la risoluzione delle controversie, il processo prevede diverse fasi, tra cui consultazioni, l’istituzione di un panel, eventuali appelli e l’attuazione delle decisioni, un iter che può richiedere diversi mesi o addirittura anni per giungere a una conclusione definitiva.

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