«Adesso basta con la “roulette russa” – Il Golfo 24

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 


Voglio partire dall’ultimo caso, quello di una imminente e possibile demolizione a Ischia di un’abitazione dove vive una bambina di 8 anni affetta da una patologia decisamente grave. Che sensazioni e sentimenti le suscita quello che sta succedendo?

«Quello che sta accadendo ha davvero dell’incredibile. Il mio pensiero è che lo Stato dovrebbe stare vicino e tutelare questi angeli, questi bambini speciali venuti alla luce in mondo di persone crudeli. Perché una cosa del genere può essere definita soltanto una crudeltà: da parte della magistratura, dei funzionari, della politica, nessuno escluso. Indirizzare le ruspe in un’abitazione dove esiste un caso del genere e non a demolire abusi speculativi la ritengo un assurdo. Una volta la Cartabia ha detto chiaramente che in fase di esecuzione il magistrato incaricato in fase di esecuzione avrebbe dovuto raccogliere informazioni presso i Comuni per venire a conoscenza di chi vivesse all’interno di un’abitazione oggetto di demolizione. Io mi domando, se è vero che questo è un iter che andrebbe seguito, come mai si arriva sempre al punto di scoprire che ad esempio in casa c’è un disabile in seconda battuta e mai nella fase preliminare. Perché magari un ente locale non dirotta il giudice verso altre situazioni presente comunque in ogni dove. E questo lo dico con contezza…».

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

Perché?

«Perché sono testimone della situazione che mi è capitata in prima persona con mia nipote. Ricordo come fosse ieri che il dirigente della Digos rimase stupefatto e meravigliato e guardandomi mi chiese: “Ma il magistrato sa chi abita in questa casa?”. Ed io gli risposi che certamente ne era a conoscenza perché anche nella memoria difensiva era stato rimarcato come l’abitazione di mio fratello fosse stata costruita per necessità e proprio per tutelare una bambina disabile e rispondere alle sue necessità. Farlo fu necessario perché il mio congiunto quando si rivolse ai Comuni sottolineando lo stato di necessità si vedeva rispondere sempre picche. Ma ricordo anche un altro caso particolare a Boiano, dove una ragazzina disabile era attaccata alla macchina salvavita e ciò nonostante le ruspe arrivarono e procedettero senza ostacoli come nel mio caso. Ma anche di recente c’è stato un caso decisamente particolare e toccante».

Ce lo può raccontare?

«In un’abitazione viveva una 90enne gravemente malata. Ebbene, voi non ci crederete ma la casa è stata piantonata fino a quando la donna non è deceduta. Una storia che davvero faccio fatica a raccontare, mi lascia di stucco e raggelato. Adesso mi auguro che almeno nel caso della piccola bambina ischitana questa crudeltà possa venire meno e non ci sia appello alla decisione del giudice monocratico relativa alla sospensione tesa a mantenere intatto l’habitat della giovanissima disabile.

Intanto mettiamola così, uso un eufemismo per non essere troppo melodrammatico. Diciamo che il 2025 si è aperto con una serie di presagi tutt’altro che incoraggianti. Quanto c’è da preoccuparsi per le imminenti demolizioni? E poi, le chiedo: anche lei crede, come ad esempio l’avvocato Molinaro, che questa volta la misura sia colma e il governo dovrà trovare, volente o nolente, una soluzione?

«Il governo sarà costretto dagli eventi, perché ormai la pentola è scoppiata. Lo dico da tempo: questa situazione non poteva andare avanti, anche perché abbiamo assistito all’ingresso in campo, a gamba tesa, di questo magistrato, del procuratore capo. Una persona autorevole come Gratteri, evidentemente, ha ricevuto un’informazione errata sulla questione dell’abusivismo edilizio, oppure non ha voluto recepirla. Può darsi che la veda diversamente, ma la realtà lo mette in una posizione discutibile. Se è vero, come ha dichiarato De Luca, che le demolizioni devono riguardare case a rischio o costruzioni legate alla criminalità, allora perché continuiamo a vedere abbattere sempre le stesse case? Da quindici anni assistiamo all’abbattimento delle cosiddette case di necessità, abitate da nuclei familiari che nel 99% dei casi non possiedono altre unità abitative. Abbiamo il coraggio di dire che, fino a prova contraria, a essere colpito è sempre il ‘povero Cristo’. Finché i fatti non dimostreranno il contrario, noi continueremo a vedere la questione in questo modo. E i fatti danno ragione alla popolazione che protesta contro le ruspe, sempre indirizzate verso unità immobiliari che, con una politica giusta, potrebbero essere sanate senza problemi».

Secondo lei, la politica non si muove perché ha una sorta di timore reverenziale nei confronti della magistratura? O perché non percepisce realmente il problema, ovvero che la maggior parte degli abusi sono abusi di necessità? O magari quanto la verità sta nel mezzo?

«Gaetano, la realtà è che oggi il mondo politico è distante dalle esigenze dei territori. Lo dico con dispiacere, dato che al governo c’è la mia area politica: ho sempre sostenuto che il problema si sarebbe potuto risolvere solo con il centrodestra al potere. Tuttavia, i fatti attuali mi danno torto. Storicamente, il centrosinistra ha sempre evitato di affrontare la questione, anzi, ha spesso ostacolato ogni tentativo di soluzione. Oggi esistono alcuni emendamenti e disegni di legge proposti, ma in modo disorganizzato e poco incisivo. Conosco la questione da quindici anni, l’ho vissuta sia dal punto di vista del popolo che da quello delle istituzioni. In passato c’era una volontà politica di risolvere il problema, ma forse mancavano i numeri per farlo. Oggi la politica campana manca di figure come Nitto Palma e Carlo Sarro, in grado di far comprendere ai non addetti ai lavori che aprire i termini del condono del 2003 o aiutare chi ha commesso un abuso di necessità non significa favorire l’illegalità, ma piuttosto sostenere le fasce sociali più deboli. Il problema allo stato attuale non viene affrontato compiutamente e in modo serio, e questo mi fa rabbia. Basta guardare la vicenda delle 6 unità abitative di Monteruscello, nell’area flegrea, evidenziata anche dal telegiornale satirico Striscia la Notizia. Lì si stanno demolendo edifici che erano stati legittimati dal Comune. Il condono non è valido per quelle 6 unità? Bene, ma allora perché le altre unità abitative dello stesso parco sono ancora commerciabili? O forse il problema non esiste finché non arriva una sentenza definitiva?»

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Il rischio è quello che in molti hanno denunciato: si gioca una sorta di “roulette russa”, dove vedersi abbattere la casa diventa una questione di pura fortuna. Non trova?

«Ed è proprio questo il punto. Una situazione del genere dimostra in maniera inequivocabile e lapalissiana che non siamo un Paese civile. Il diritto alla casa non può dipendere dall’arbitrio di un magistrato, di un funzionario comunale o di un politico. Se deve esserci una demolizione, deve avvenire nella massima trasparenza, cosa che manca da quindici anni e che continuiamo a chiedere invano. Forse quella trasparenza ce l’avrebbe garantita il DDL Falanga, che stabiliva una priorità negli ordini di demolizione, partendo dalle costruzioni pericolose e da quelle realizzate da esponenti della criminalità organizzata. Oggi Gratteri sostiene che si procede in base alle denunce ricevute. Ma che ragionamento è? E se alcune denunce fossero state fatte per vendetta o per altri motivi? Io non nego che l’abusivismo sia illegale, ma è altrettanto vero che lo Stato, con la sua latitanza, ha permesso per cinquant’anni che questa situazione degenerasse. Ora è arrivato il momento di mettere un punto».

Una soluzione potrebbe essere quella di equiparare la sanzione accessoria della demolizione alla condanna penale, dichiarandola prescritta dopo sette anni e mezzo. Potrebbe funzionare o vede altre alternative?

«Sì, potrebbe essere una strada percorribile. Un’altra soluzione interessante è stata introdotta proprio sull’isola d’Ischia con l’articolo 25, ideato dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega durante il loro governo. Anche in quel caso, però, è servito un terremoto per intervenire. L’idea più giusta sarebbe equiparare i tre condoni esistenti a quello del 1985, che ha criteri più ampi di accettabilità. Parliamo di eventi avvenuti vent’anni fa: ormai è assurdo trattare diversamente chi ha costruito nel 1980 e chi lo ha fatto nel 2003. Inoltre, molti hanno già pagato cifre elevate per ottenere il condono. La legge dovrebbe tutelare chi ha costruito per necessità e regolamentare la questione con equità. Anche l’urbanistica italiana, regolata da norme obsolete del 1931, ha bisogno di essere completamente ripensata».

A chiudere, cosa la rende ottimista e cosa, invece, la preoccupa di più?

«Mi rende ottimista il fatto che ormai tutti abbiano capito che è in atto una demolizione selvaggia. La gente ha preso coscienza che non ci si può più nascondere. Ciò che mi preoccupa, invece, è la classe dirigente, che ormai non mi ispira più fiducia. Per questo sto lavorando alla creazione di un movimento politico e di un’associazione che riunisca le famiglie colpite da questo problema e quei politici che, negli ultimi vent’anni, hanno dimostrato serietà e impegno. Serve una politica che difenda veramente questa popolazione. Perché mentre noi chiediamo da vent’anni una soluzione, vediamo la politica intervenire subito per salvare gli interessi di Milano. E allora, tra un grattacielo di 30 piani e una casa di 30 metri quadri, io scelgo di salvare quest’ultima».

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link