Agricoltura, il lento declino in Piemonte

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È stato un 2024 difficile per l’agricoltura in Piemonte. Se, da un lato, si è ridotto l’effetto della crisi internazionale delle materie prime dovuta al post pandemia e alla guerra in Ucraina, dall’altro il clima ci ha messo lo zampino. Dopo i periodi di siccità, una primavera piovosa ha compromesso alcune produzioni, colpite da funghi o danneggiate nei germogli.

Il momento non troppo felice non si rispecchia solo nei trattori tornati a manifestare nelle strade, ma nella riduzione del numero di aziende (-5,1%, a fronte del -2,5% annuo del quinquennio precedente). L’Anagrafe della Regione ha riportato, a inizio 2024, l’esistenza di 43.445 realtà aziendali, a gestire una superficie agricola di 898.677 ettari (21 ettari per ciascuna, cioè meno imprese, ma più grandi). Dal 2018 le realtà del settore si sono ridotte di circa il 16% e con esse il numero totale degli addetti, sceso del 2,8%: da 71.641 del 2018 a 69.665 di inizio 2024. Sempre meno famiglie mandano avanti le aziende, di contro è aumentata la quota di operai agricoli a tempo determinato (+1,4%) e indeterminato (+3,5%). Cambia il quadro generazionale: le realtà guidate da giovani fino ai 41 anni sono scese a 5.987 (13,7% del totale), mentre il 33% è costituito da titolari over 65. In lieve diminuzione la percentuale (25,8%, contro il 27,2 del 2018) delle imprese a guida femminile: le giovani al timone sono il 20% (più della media nazionale, 13,7%), mentre le ultrasessantacinquenni costituiscono il 28,5% (33% in Italia).

«Messi a dura prova»

Per Cristina Brizzolari e Bruno Rivarossa, presidente e delegato confederale di Coldiretti Piemonte, il 2024 «ha messo a dura prova il settore, soprattutto per l’impatto significativo che gli eventi climatici, più o meno estremi, hanno avuto sulle colture. L’alternarsi di forte siccità e precipitazioni ha fatto registrare, in particolare sui settori cerealicolo e frutticolo, significativi ritardi nelle semine, con la riduzione del 30% di attività in campo e una rilevante diminuzione della produzione, il 20%». E aggiungono: «Il settore vitivinicolo nel 2024 ha avuto una resa stabile in termini di produzione, pur con una serie di difficoltà nella raccolta, dovute alle continue piogge nella vendemmia». Fra i settori più colpiti, quello delle nocciole: «Fra quelli che ha vissuto maggiori difficoltà, per una precoce caduta dei frutti non ancora maturi e una riduzione della produzione fino al 70%», spiega Coldiretti.

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Nell’incontro per il bilancio di fine annata di Confagricoltura Piemonte, il presidente regionale Enrico Allasia e il direttore Lella Bassignana avevano ribadito che «il cambiamento climatico e l’insorgenza di nuove malattie per colture e animali sono una realtà con la quale occorre sempre più fare i conti». «Il numero delle aziende agricole in Piemonte – hanno detto – da almeno un decennio subisce una progressiva diminuzione, soprattutto per le piccole aziende a conduzione familiare. La tendenza ha mostrato una forte accelerazione negli ultimi sei anni». «Nonostante le difficoltà – ha osservato in una nota il presidente di Cia Piemonte, Gabriele Carenini -, alla fine il comparto regge sulle gambe dei singoli imprenditori, grazie alla loro elevata professionalità e capacità di affrontare le grandi emergenze. Senza agricoltori, non c’è prodotto e chi è costretto a chiudere, in agricoltura, non riapre».

I dati

Gli allevamenti hanno vissuto, invece, un’annata mediamente positiva, nonostante le insidie legate a peste suina africana, blue tongue e afta. Un dato: nel 2024 i dipartimenti di Prevenzione delle Asl hanno eseguito verifiche su salute e benessere animale in 30 mila allevamenti (13 milioni di capi). E 10.901 interventi erano mirati alla gestione della Peste suina. Quanto alle produzioni, secondo l’Osservatorio rurale il 2023 ha visto in calo i seminativi (-1%, con 12.228 realtà specializzate, di cui 1.231 risicole), con notevoli distinzioni: per il secondo anno consecutivo crolla il mais, male anche frumento e orzo mentre tiene il riso. L’area di maggior crescita è quella della frutta a guscio (+18,4%), grazie all’espansione dei noccioleti, ma in generale tutta la frutta ha segno positivo con l’eccezione delle mele nel 2024. Il valore economico totale del settore agricolo piemontese è quantificato dall’Istat in 5 miliardi di euro. Spiccano i cereali (+29% nel 2023, ma con un annunciato calo di prezzi nel 2024), malgrado i problemi del mais (-19,7%), dovuti all’eccesso di piogge dopo la semina e alla riduzione di superficie seminata, a vantaggio di colture meno «esigenti». E l’Osservatorio rileva una contrazione per il vino (-15,9% di valore), «a causa della scarsa produzione dovuta alle annate troppo calde e asciutte». I dati ufficiosi 2024 parlano, però, di ritorno su buoni livelli (+15% di uva raccolta). La frutta fresca resta la principale quota nell’export, ma sconta le incognite del mercato per i conflitti in Ucraina e Medio Oriente.



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