Agricoltura e tecnologie digitali per produrre più cibo per tutti. L’innovazione nei campi e nelle stalle sta facendo passi da gigante, ma occorr… / Fatti / La Difesa del popolo

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Antico eppure modernissimo. E’ il tratto fondamentale del comparto agricolo e del settore agroalimentare: qualcosa che affonda le proprie radici nei millenni passati (e che deve comunque fare i conti con i cicli naturali degli esseri viventi), eppure anche qualcosa che riesce a sfruttare le più avanzate innovazioni tecnologiche a disposizione. Tutto con un solo obiettivo: produrre cibo.

Modernità, dunque, anche nei campi. Da, ovviamente, maneggiare con grande cautela e attenzione: in gioco non c’è solo la produzione di alimenti per tutti, ma anche la compatibilità con l’ambiente e l’equità nei confronti di chi lavora e di chi consuma ciò che viene prodotto.

Che le nuove tecnologie possano davvero migliorare le condizioni della produzione agricola, è cosa certa. Per capire, basta scorrere rapidamente quanto emerso nel corso di Fieragricola Tech, la rassegna di Veronafiere che si è svolta pochi giorni fa e che ha ospitato una serie di focus specifici su digital farming, robotica, smart irrigation, energie rinnovabili e biosolution cioè un po’ tutte le nuove tecniche a disposizione per la produzione agricola moderna.

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E, guardando a cosa c’è a disposizione, non si può che essere d’accordo con una constatazione generale: “L’ingresso nel settore della Big Tech come Google, Amazon e altri player di rilevanza mondiale potrebbe accelerare la diffusione dell’innovazione digitale e superare i problemi di frammentazione e di interoperabilità, cioè di condivisione e comunicazione di informazioni che vengono raccolti in agricoltura e lungo la catena di approvvigionamento. Non sappiamo se e quando si affacceranno al sistema agroalimentare, ma l’impatto sarà dirompente”, come ha sottolineato proprio a Verona Gianluca Brunori, ordinario di Economia Agraria all’Università di Pisa e coordinatore del Comitato consultivo sulla digitalizzazione in agricoltura. Perché anche in agricoltura l’innovazione passa dalla conoscenza dei dati di base sui quali costruire gli interventi più adatti. Con tutto quello che ne consegue, come, per esempio, il nodo della proprietà dei dati agricoli. Un passaggio che in Europa appare essere già in qualche modo risolto. Proprio a Verona, infatti, è stato sottolineato che il Data Act dell’Ue, in vigore da novembre di quest’anno, definisce i soggetti legittimati ad utilizzare i dati su base contrattuale, garantisce il diritto di accesso ai dati generati dall’uso di prodotti o servizi correlati alla loro raccolta.

Ma quanto valgono le tecnologie digitali in agricoltura? Una prima stima parla di circa 10 miliardi a livello mondiale, in crescita costante e con la prospettiva di raggiungere i 30 miliardi nel 2027. Un mercato ricchissimo che attira le mire di molti ma che prospetta davvero grandi vantaggi per tutti. Basta pensare, per esempio, che proprio le tecnologie digitali possono aiutare a fronteggiare in Europa e Nord America la carenza di manodopera specializzata, la possibilità di ridurre gli input e migliorare gli interventi in agricoltura e la necessità di una maggiore tracciabilità dei prodotti.

Molto, ovviamente, si sta già facendo. A Verona, per esempio, la tecnologia dei digital twin (gemelli digitali) –  usata per la prima volta negli anni Settanta durante la missione Apollo 13 che consiste nella creazione di una rappresentazione digitale di una entità fisica – è stata applicata in zootecnia per favorire i processi decisionali nella prevenzione delle malattie, ottimizzare la cura degli animali e la gestione dell’alimentazione, migliorare gli aspetti legati alla salute e al benessere animale, aumentare la produttività, ridurre i costi per gli allevatori, accrescere la sicurezza alimentare e la qualità dei prodotti, gestire in modo più sostenibile i processi produttivi. Gli sviluppi li stanno studiando all’Università di Milano con un gemello digitale di una sala di mungitura. Più semplicemente, in molti casi, è già possibile noleggiare un robot agricolo per capirne la convenienza oppure per rimediare alle carenze di manodopera in alcune fasi colturali. Mentre sono ormai di uso piuttosto comune i droni per effettuare alcune operazioni culturali oppure per controllare lo stato delle coltivazioni e quindi programmare determinati interventi.

Modernità agricola, si diceva, e non – occorre sottolinearlo. Agricoltura da fantascienza. Modernità che, com’è naturale, deve essere ben guidata ma che molto può fare per arrivare meglio all’obiettivo finale: produrre cibo migliore per tutti.





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