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L’inchiesta Click Day bis della Procura di Salerno e della Direzione Nazionale Antimafia sull’immigrazione clandestina svela un giro di affari milionario intorno alla gestione criminale dei flussi di immigrati. La Premier Meloni aveva lanciato un alert a giugno 2024.
Un immigrato poteva arrivare a pagare fino a 8mila euro per avere un falso permesso di soggiorno. Sarebbero circa 2mila gli stranieri che avrebbero utilizzato questo sistema per venire e restare in Italia, tra il 2021 e il 2022, grazie alla complicità di un complesso sodalizio criminale che si avvaleva anche di funzionari corrotti e professionisti, come avvocati e commercialisti, e aveva la sua base in Campania, precisamente a Capaccio Paestum, in provincia di Salerno. Altrettanto false anche le richieste di lavoro presentate poi dagli immigrati. Per un giro di affari attualmente stimato dagli investigatori di circa un milione di euro.
È quanto emerge dall’inchiesta bis sulla cosiddetta truffa del Click Day sull’immigrazione clandestina, coordinata dalla Procura della Repubblica di Salerno, guidata dal Procuratore capo Giuseppe Borrelli, con il vicario Luigi Alberto Cannavale, con il supporto della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo – indagini delegate ai Carabinieri per la Tutela del Lavoro – che ieri ha portato a 46 indagati, con 36 misure cautelari emesse dal gip, delle quali 31 eseguite. Altri 5 stranieri a ieri erano ancora irreperibili. Tra i destinatari delle misure anche Nicola Salvati, tesoriere del Pd della Campania, che è stato sospeso dal partito subito dopo l’inchiesta.
“Questa attività – ha spiegato il procuratore della Repubblica di Salerno, Giuseppe Borrelli – in qualche maniera, e il cattivo funzionamento della normativa sui decreti Flussi, che poi è stata oggetto di intervento legislativo recente, presupponeva una mancata effettuazione di controlli”.
L’alert di Giorgia Meloni su criminalità e immigrazione
La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva acceso i riflettori sulle connivenze tra sistema criminale e gestione dei flussi migratori lo scorso anno, lanciando un alert pubblico sul tema, con particolare riferimento alla Campania. A giugno 2024, la Premier aveva presentato, poi, un esposto al Procuratore Nazionale Antimafia, Giovanni Melillo. L’inchiesta della Procura di Salerno, all’epoca, era già iniziata. Oggi Meloni è tornata sull’argomento, usando parole dure e affermando che l’esito dell’inchiesta “conferma ancora una volta quanto denunciato dal Governo: per anni, la gestione dei flussi migratori è stata terreno fertile per criminali senza scrupoli. Un sistema che speculava sull’immigrazione, sfruttando cittadini stranieri disposti a pagare pur di ottenere un permesso di soggiorno e alimentando un giro d’affari illecito da milioni di euro”. La premier ha anche annunciato una stretta sui controlli sulla gestione dei flussi.
Perché l’inchiesta Click Day si chiama così
L’inchiesta si concentra sulle speculazioni illecite che sarebbero state messe in atto in occasione dei cosiddetti Click Day previsti dai Decreti Flussi, a partire dal 2020. Si tratta, in sostanza, della possibilità per i cittadini extracomunitari di inviare la domanda per avere il visto di ingresso in Italia per motivi di lavoro. Le domande vanno inviate in giorni prestabiliti, appunto i Click Day, da cui il nome. La procedura prevede l’invio telematico delle domande, tramite Spid, alle Prefetture italiane.
In alcuni casi, però, questo l’oggetto dell’indagine, alcune domande sarebbero state compilate con dati falsi, con la complicità di funzionari corrotti, in cambio di soldi pagati dagli immigrati. Altrettanto fittizie sarebbero state le richieste di nulla osta al lavoro, che si sarebbero avvalse di aziende compiacenti, o addirittura create dal nulla a questi scopi, nonché di professionisti e intermediari, sia pubblici che privati. L’inchiesta sulla truffa Click Day è considerata una inchiesta bis, in quanto segue una analoga inchiesta della Procura di Salerno che lo scorso luglio ha portato a 47 indagati.
Chi sono i 46 indagati dalla Procura di Salerno
Gli indagati dell’inchiesta Click Day bis sono 46, tra professionisti, funzionari, intermediari e stranieri. Mentre le richieste di misure cautelari sono 36, di cui, come detto, 31 eseguite nella giornata di ieri, lunedì 3 febbraio 2025 nelle province di Salerno, Napoli e Caserta. I destinatari sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, corruzione, falso in atto pubblico e autoriciclaggio. La Guardia di Finanza di Salerno, inoltre, ha eseguito lo stesso provvedimento nei confronti di 5 dei 36 indagati, effettuando insieme ai militari del Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro un decreto di sequestro preventivo di somme di denaro ritenute provento dell’attività illecita.
Coinvolti nell’inchiesta pubblici ufficiali degli Ispettorati Territoriali del Lavoro di Salerno e Napoli. Il loro ruolo sarebbe consistito nel garantire l’approvazione delle domande e l’emissione dei falsi titoli d’ingresso o di soggiorno. Il tutto in cambio di denaro. Alcuni cittadini stranieri, invece, avrebbero assunto il ruolo di “intermediari”, tenendo i contatti con i loro connazionali che volevano venire in Italia. Ci sarebbero poi i datori di lavoro, che, sempre dietro compenso, avrebbero attestato falsi requisiti per l’invio delle domande. Una serie di faccendieri sarebbe stata coinvolta per reperire e formare la falsa documentazione. Coinvolti anche i referenti di patronati che, dietro compenso, nel corso dei cosiddetti click day, avrebbero inoltrato telematicamente le richieste di rilascio di nullaosta al lavoro in favore dei cittadini extracomunitari. Altre persone, invece, sarebbero entrate in gioco per riciclare i proventi illeciti della truffa, anche con l’emissione di false fatture.
Cosa c’entra il tesoriere Pd Nicola Salvati
Nell’inchiesta è stato coinvolto anche il tesoriere del Pd in Campania, Nicola Salvati, sottoposto agli arresti domiciliari. Salvati, di professione commercialista, sarebbe titolare insieme al padre Giuseppe, anche lui tra gli arrestati, di uno studio da commercialista a Poggiomarino, comune della provincia di Napoli, al confine con l’agro nocerino-sarnese. Proprio di Poggiomarino, Nicola Salvati è stato ex sindaco nel 2016. Nel 2023 è stato nominato tesoriere del Pd in Campania, guidato dall’allora sindaco di Poggiomarino Leo Annunziata. L’incarico gli è stato confermato dal commissario Pd Antonio Misiani, che ieri ha firmato la sospensione.
Nell’ordinanza, Nicola Salvati figura tra i commercialisti stretti collaboratori di Raffaele Nappi, indagati perché avrebbero avuto il “compito di formare o ‘aggiustare’ la falsa documentazione necessaria per la presentazione o il buon esito delle istanze o comunque fornire indicazioni al fine di farla ‘correggere’ ai datori di lavoro direttamente interessati nonché di predisporre false fatture di vendita o acquisto, strumentali all’artificioso aumento del volume d’affari propedeutico alla presentazione e finalizzazione delle istanze relative ai decreti flussi ed emersione nonché all’autoriciclaggio delle somme di provenienza illecita”.
Gli viene contestata, quindi, l’associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, alla corruzione, al falso e all’autoriciclaggio. Tutte le parti, ovviamente, avranno modo di chiarire la propria posizione nel corso del prosieguo del procedimento e dimostrare la loro estraneità ai fatti.
Il tariffario per i permessi di soggiorno falsi agli immigrati
Secondo quanto ricostruito dalla Procura, ogni immigrato avrebbe pagato somme consistenti per poter avere il permesso di soggiorno in Italia. Somme che potevano arrivare anche fino a 7-8mila euro. Ai funzionari sarebbero andate cifre tra 500 e 800 euro. Mentre altre somme, di circa 2mila euro, sarebbero andate agli altri soggetti coinvolti nella truffa. Gli investigatori ieri hanno sequestrato circa 80mila euro agli impiegati statali coinvolti.
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