Pensioni 2025: le criticità della riforma e le contestazioni dei sindacati

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Gli interventi sul sistema previdenziale per il 2025 non ha introdotto sostanziali innovazioni, suscitando forti critiche da parte dei sindacati. Su tutti della Cgil. Il sindacato ha espresso dure accuse nei confronti del Governo Meloni, ritenendolo responsabile di non aver adottato misure adeguate per supportare le lavoratrici e i giovani lavoratori.

Il fulcro delle contestazioni riguarda il mancato superamento della legge Fornero, che non solo è rimasta in vigore, ma ha subito modifiche che ne avrebbero reso le condizioni ancora più gravose. Tra gli aspetti più controversi, l’innalzamento dell’età minima per il pensionamento a settant’anni.

Le critiche del sindacato sulle pensioni 2025

Secondo la Cgil, la legge di Bilancio varata dall’attuale esecutivo determinerà conseguenze significative sul sistema pensionistico, con ripercussioni che si estenderanno per oltre un decennio.

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Il sindacato ha pubblicato un comunicato stampa in cui ha evidenziato i principali punti critici della riforma. Le principali criticità del nuovo sistema pensionistico

Dall’analisi delle recenti disposizioni emerge un quadro piuttosto rigido, che penalizza soprattutto le categorie più fragili. Secondo i dati diffusi dall’INPS, nel 2024 si è verificata una riduzione delle uscite anticipate dal mondo del lavoro rispetto all’anno precedente, registrando un calo del 15,7%. Questo fenomeno è riconducibile a diverse cause, tra cui la minore flessibilità delle nuove misure previdenziali.

Pensioni 2025, critiche anche per Opzione donna, Quota 103 e Ape sociale

Uno degli elementi più penalizzanti riguarda Opzione Donna, una misura che consente alle lavoratrici di andare in pensione anticipatamente. L’accesso sarà precluso a circa il 70% delle potenziali beneficiarie a causa dell’inasprimento dei requisiti. Oltre alle limitazioni sulle categorie aventi diritto, si aggiunge anche un innalzamento dell’età minima necessaria per accedere a questa forma di pensionamento anticipato.

Un’altra misura al centro delle polemiche è Quota 103, che pur essendo stata prorogata, non offre incentivi sufficienti a rendere appetibile l’uscita dal mondo del lavoro. Il sistema contributivo impone infatti assegni pensionistici più bassi, rendendo questa opzione poco vantaggiosa per chi desidera anticipare il pensionamento.

Anche Ape Sociale, strumento pensato per consentire a determinate categorie di lavoratori di uscire dal mondo del lavoro con un certo anticipo, subisce un inasprimento delle condizioni. L’età minima per accedere a questa misura viene aumentata di cinque mesi, passando dai precedenti 63 anni a un’età più avanzata, riducendo così le possibilità di accesso per molti lavoratori in condizioni di fragilità o con carriere lavorative particolarmente gravose.

Le difficoltà per i lavoratori con carriera contributiva pura

Una delle categorie più colpite dalle recenti modifiche è quella dei cosiddetti “contributivi puri”, ovvero coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995 e rientrano interamente nel regime contributivo. Per questi lavoratori l’accesso alla pensione anticipata diventa estremamente complicato, a causa delle soglie minime imposte dal nuovo sistema. Per ottenere l’assegno previdenziale, sarà necessario aver maturato un importo minimo, il che, in molti casi, rischia di tradursi in un allungamento obbligato della permanenza nel mondo del lavoro.

Un ulteriore elemento di preoccupazione riguarda i nuovi coefficienti di trasformazione, che incidono sulla determinazione dell’importo dell’assegno previdenziale. Questo meccanismo, basato sulle aspettative di vita, porta a una riduzione degli importi erogati, penalizzando soprattutto le future generazioni di pensionati.

Alla luce delle problematiche evidenziate, la Cgil ha sottolineato la necessità di una revisione delle politiche previdenziali. Ciò al fine di garantire maggiore equità e sostenibilità per il sistema pensionistico.

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Riassumendo

  • Nessuna innovazione sostanziale: la riforma pensionistica 2025 non introduce cambiamenti significativi, suscitando critiche della Cgil.
  • Maggior rigidità nel sistema: il mancato superamento della legge Fornero inasprisce i requisiti per il pensionamento.
  • Opzione Donna limitata: l’accesso alla misura viene ridotto per il 70% delle potenziali beneficiarie.
  • Quota 103 poco conveniente: prorogata ma senza incentivi, con assegni previdenziali più bassi.
  • Ape Sociale più restrittiva: l’età minima aumenta di cinque mesi, riducendo l’accessibilità alla misura.
  • Richieste di revisione: la Cgil chiede maggiore flessibilità e incentivi per garantire pensioni più sostenibili.



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