Le accuse di Mantovano a Lo Voi: è grave, rivelato un segreto di Stato

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di
Fulvio Fiano

Caso Caputi, al Copasir l’audizione sulle verifiche dell’Aisi emerse in un’inchiesta

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È un «reato grave», che contempla anche un «illecito disciplinare», quello commesso dal procuratore capo di Roma Francesco Lo Voi «rivelando un segreto di Stato» riguardo agli accertamenti dell’Aisi sul capo di gabinetto di Giorgia Meloni, Gaetano Caputi. Lo ha sostenuto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti, Alfredo Mantovano, ascoltato ieri per quasi due ore dal Copasir.

Davanti al Comitato parlamentare per la sicurezza Mantovano era chiamato a spiegare perché l’Agenzia dell’intelligence civile aveva tra i suoi «target» l’uomo di fiducia della premier e quali sono «gli atti caratterizzati da elevata sensibilità» in forza dei quali gli allora vertici della stessa Aisi — il direttore Mario Parente e il vice Giuseppe Del Deo — hanno autorizzato i loro uomini a compiere ricerche nella banca dati dell’Agenzia delle Entrante Punto Fisco sul nome di Caputi. Passaggi sui quali resta il segreto dell’audizione ma che — come filtra da palazzo San Macuto — sono diventati lo spunto per Mantovano per rilanciare le accuse a Lo Voi, già nel mirino del governo per la gestione del caso Almasri.




















































La vicenda Caputi era emersa a margine delle indagini sulla diffamazione che il capo di gabinetto sostiene di aver subito dal quotidiano Domani. Alla ricerca delle fonti sui suoi presunti conflitti di interesse, i pm capitolini erano risaliti alle verifiche effettuate sul suo nome da parte degli 007 e ne avevano chiesto conferma al Dis, il dipartimento che coordina i servizi, guidato allora dalla poi dimissionaria Elisabetta Belloni: «Ove non sussistano ragioni ostative», era la formula usata da Lo Voi nella richiesta a sua firma. La risposta ricevuta dal procuratore, su carta intestata del Dis, è poi stata allegata agli atti messi a disposizione dei giornalisti indagati, che li hanno rivelati. Tre gli accessi al database, il 23 gennaio e il 4 e 25 settembre del 2023. Due di questi brevi, sei minuti ciascuno, il terzo durato un’ora.

Divenuto pubblico il caso una settimana fa, Palazzo Chigi aveva precisato con una nota che «la Presidente del Consiglio e il sottosegretario Mantovano non hanno mai chiesto di spiare nessuno, tantomeno il capo di gabinetto del presidente». Poi l’irritazione per aver rivelato il documento dei servizi che la legge vuole restino riservati. Era stato Bruno Valensise, subentrato a Belloni, a spiegare che le verifiche su Caputi erano state autorizzate da Del Deo «per confermare o smentire i rumors su figure che tentavano di accreditarsi ai massimi livelli del governo (Caputi, ndr) per affari di un certo livello».

Sulla linea tenuta da Lo Voi è stata già invocata dalla maggioranza un verifica del ministero della Giustizia, il cui titolare, Carlo Nordio, è indagato con Mantovano, Meloni e il ministro dell’Interno Piantedosi per il rimpatrio del torturatore libico Almasri su un volo di Stato. Il fascicolo al Tribunale dei ministri era stato trasmesso proprio da Lo Voi.

A palazzo San Macuto Mantovano ha riferito anche della guerra sotterranea che sembra agitare i servizi. È di ieri la notizia che il vicedirettore dell’Aisi Carlo De Donno querelerà per diffamazione l’hacker Samuele Calamucci, che lo chiama in causa nel suo interrogatorio da indagato nell’inchiesta sulla «squadra Fiore» assieme all’ex agente segreto Carmine Gallo.


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