Cartelle esattoriali, bocciata la rottamazione quinquies: perché non sarà inclusa nel Milleproroghe

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L’emendamento proposto dal leghista Alberto Gusmeroli è stato definito inammissibile per estraneità della materia: non era perciò pertinente al contenuto del decreto Milleproroghe, che prevede la proroga di misure in scadenza

La Commissione Affari Costituzionali del Senato ha respinto l’emendamento relativo alla rottamazione quinquies inserito nel Milleproroghe, definendolo “inammissibile”. La misura puntava a far entrare in vigore una nuova definizione agevolata per i carichi affidati all’Agente di Riscossione entro il 31 dicembre 2023. Si prevedeva inoltre un piano di dilazione in 120 mesi con rate mensili, che avrebbe permesso al contribuente di saldare i propri debiti con rate più basse e in tempi più lunghi. La decadenza era stata fissata non alla prima rata non pagata, ma dopo otto rate non saldate, anche non consecutive. 

Perché l’emendamento non è passato

L’emendamento proposto dal leghista Alberto Gusmeroli è stato definito inammissibile per estraneità della materia: non era pertinente al contenuto del decreto Milleproroghe, che prevede la proroga di misure in scadenza. Sono emerse inoltre preoccupazioni in merito alla copertura finanziaria, dato che l’emendamento non specificava adeguate compensazioni economiche per le eventuali entrate più basse provocate proprio dalla sanatoria. 

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Possibile alternativa

Nel frattempo al Senato resta il compito di decidere in merito alla riapertura dei termini della rottamazione quater per chi è decaduto, cioè per chi aveva aderito alla sanatoria ma non era riuscito a pagare le rate prima delle varie scadenze. Se dovesse arrivare un ok e la norma venisse inserita all’interno del Milleproroghe questi ultimi potranno tornare ad avere accesso alla definizione agevolata, a determinate condizioni. 




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I numeri sulla rottamazione delle cartelle fiscali

La rottamazione delle cartelle fiscali – cioè la possibilità di chiudere i debiti con il fisco senza pagare multe o mora – piace agli italiani, che ricorrono sempre di più a questa misura. Secondo la relazione finale dell’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, nei primi 11 mesi dello scorso anno ha permesso di incassare 4,6 miliardi. E sono 31,6 i miliardi messi in cassa negli ultimi 8 anni. 



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