20 milioni per curare fuori regione i pugliesi

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La mobilità passiva per la riabilitazione costa ogni anno oltre 20 milioni di euro alla Puglia, con il paradosso che i posti letto nelle strutture pubbliche regionali spesso restano vuoti. I dati sono all’esame del dipartimento della Salute che, lunedì scorso, ha inviato ai direttori generali delle Asl una circolare con la quale ha chiesto di “effettuare una ricognizione” e inviare una relazione entro oggi. Da una prima verifica è emerso che, nonostante ci siano decine di posti letto liberi negli ospedali e nelle strutture pubbliche di riabilitazione, i pazienti vengono dirottati verso i privati o, addirittura, fuori regione.

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I numeri che il dipartimento sta analizzando confermano questa anomalia, basti pensare che nel 2023 sono stati 3.538 i pugliesi che hanno svolto la riabilitazione fuori regione. Con un’alta concentrazione di pazienti ricoverati in strutture, spesso private, di Emilia Romagna e Lombardia: oltre duemila, circa il 60%. Nel dettaglio, per il recupero e la riabilitazione 1.078 pugliesi sono stati assistiti in Emilia Romagna e 1.014 in Lombardia, per una spesa di quasi otto milioni di euro. Oggi i manager delle Asl trasmetteranno al dipartimento Salute i loro report sulle liste di attesa e l’attuale occupazione dei posti letto, con il quadro più chiaro saranno adottati i provvedimenti per stoppare la fuga dei pazienti dalla Puglia.

In una circolare interna, due giorni fa, il direttore del dipartimento Salute, Vito Montanaro, e i dirigenti Antonella Caroli e Mauro Nicastro, hanno sottolineato che “con l’aggiornamento della rete ospedaliera è stato incrementato significativamente il numero dei posti letto di riabilitazione, al fine di raggiungere lo standard massimo” stabilito con decreto ministeriale del 2015. “Le prestazioni di riabilitazione ospedaliera – si legge nel documento – rientrano tra i Drg fuga, per le quali, quindi, si determina mobilità passiva. Le strutture ospedaliere riabilitative rivestono un ruolo sovraziendale e, pertanto, sono tenute a soddisfare i bisogni assistenziali dei pazienti pugliesi, al di là della città di residenza, se si considera, tra l’altro il ricorso alla mobilità passiva”.

Quindi, il richiamo rivolto ai direttori: “Alla luce di quanto sopra esposto – è scritto ancora – si rappresenta la necessità, in coerenza con la normativa vigente in materia, che i pazienti siano indirizzati prioritariamente alle strutture pubbliche ed in subordine, qualora non siano disponibili posti letto presso le citate strutture, alle strutture private accreditate. A tal proposito si richiama la previsione del decreto ministeriale 70/2015, secondo il quale occorre garantire l’occupazione dei posti letto al 90%, soprattutto nelle strutture pubbliche, quale standard necessario per la copertura dei costi fissi (in particolare personale)”. Entro oggi, quindi, tutte le Asl dovranno inviare una breve relazione dopo aver effettuato dei controlli sulle liste di attesa e i ricoveri in corso. Lo scopo è individuare anche le cause di questa anomalia: avere dei posti letto liberi nelle strutture pubbliche e non utilizzarli, finendo per spendere altri soldi per rimborsare i privati o le altre Regioni. “Si raccomanda – è scritto ancora nella circolare – una puntuale osservanza della presente e si chiede di effettuare una ricognizione dei pazienti in lista d’attesa per le prestazioni riabilitative”.

Il caso è stato sollevato dall’assessore al Bilancio, Fabiano Amati, e nasce dalla situazione del centro di riabilitazione di Ceglie Messapica, nel Brindisino, dove risultano essere inutilizzati 33 posti letto. Ma sembra essere soltanto la punta dell’iceberg di un problema più diffuso. “Inoltre, con la presente, considerate le criticità rappresentate agli scriventi dai pazienti, in merito all’assenza, in particolare, di posti letto di neuroriabilitazione, si comunica che ad oggi risulta la disponibilità di posti letto nella citata disciplina presso l’articolazione dell’ospedale “Perrino” di Brindisi – sede di Ceglie Messapica”, evidenziano dal dipartimento Salute nel documento interno. «Nonostante le liste d’attesa e i viaggi della speranza – ha commentato Amati – al Centro di riabilitazione di Ceglie Messapica risultano 33 posti liberi per la riabilitazione intensiva da codice 75, rivolta a pazienti affetti da esiti di gravi traumatismi cranioencefalici ed altre gravi cerebrolesioni acquisite. Come mai tutti questi? Perché si autorizzano ricoveri presso i centri privati convenzionati, senza prima verificare la disponibilità di posti nel servizio pubblico? Che giustificazione hanno da dare le Asl al governo regionale, ai pazienti e delle loro famiglie?».

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