Come l’integrazione dei lavoratori stranieri nel mondo del lavoro italiano passa attraverso la garanzia di condizioni di lavoro sicure e salutari.
Negli ultimi anni, il nostro Paese ha assistito a una crescita costante del numero di lavoratori stranieri, provenienti principalmente da nazioni extra-UE. Secondo l’ultimo rapporto del Ministero del Lavoro, sono oltre 2,3 milioni le persone di origine straniera che oggi contribuiscono al nostro PIL. Settori come i servizi alla persona (sanità , pulizie, assistenza), l’agricoltura, l’ho.re.ca. e le costruzioni vedono una forte presenza di manodopera straniera, diventando sempre più multiculturali.
Lavoratori stranieri e sicurezza sul lavoro
Per garantire che tutti i lavoratori, indipendentemente dalla loro nazionalità , operino in un ambiente sano e sicuro, è fondamentale superare le barriere linguistiche e culturali che spesso ostacolano la comprensione delle norme di sicurezza sul lavoro. Il decreto legislativo 81 del 2008, infatti, tutela tutti i lavoratori, compresi quelli provenienti da altri Paesi, equiparandoli ai cittadini italiani.
I lavoratori stranieri sono, infatti, più esposti a rischi infortunistici a causa di diversi fattori: difficoltà di comunicazione, bassa percezione del pericolo e scarsa conoscenza delle procedure di sicurezza. Informazione e formazione sono strumenti per mettere tutti i lavoratori nelle condizioni di svolgere la propria attività in modo sicuro e tutelare la loro salute.
Manodopera straniera nella logistica
Anche il settore della logistica si poggia sempre più sulla manodopera straniera. Dalle grandi piattaforme alle piccole imprese di trasporto, la presenza di lavoratori provenienti da diversi Paesi è ormai un dato di fatto. Per far fronte a questa domanda, molte aziende hanno fatto ricorso a manodopera straniera, attratta da salari competitivi e dalla possibilità di un’occupazione stabile. Se da un lato questa multiculturalità arricchisce il tessuto produttivo, dall’altro pone sfide in termini di sicurezza e integrazione.
I lavoratori stranieri impiegati nel settore logistico sono spesso concentrati in mansioni operative, come lo scarico e il carico delle merci, il picking e il packing. La provenienza varia a seconda delle esigenze del mercato del lavoro locale, ma si registrano spesso concentrazioni di lavoratori provenienti da Paesi dell’Est Europa, del Nord Africa e dell’Asia. In molti casi, i lavoratori stranieri possiedono un basso livello di scolarizzazione e scarse competenze linguistiche.
Per garantire la sicurezza dei lavoratori stranieri nel settore logistico, un primo passo potrebbe essere offrire corsi di formazione sulla sicurezza in lingua madre o con l’ausilio di interpreti, focalizzando l’attenzione sui rischi specifici del settore. I lavoratori stranieri potrebbero essere coinvolti nella definizione delle misure di sicurezza e promuovere una cultura della prevenzione. In parallelo, il consiglio è quello di condurre valutazioni dei rischi che tengano conto delle caratteristiche dei lavoratori stranieri e delle loro mansioni. Senza dimenticare di fornire ai lavoratori le attrezzature di protezione individuali necessarie e verificare che vengano utilizzate correttamente.
Riferimenti normativi
Il Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro (d.lgs. 81/2008) tutela anche i lavoratori immigrati, garantendo che godano degli stessi diritti di tutti gli altri dipendenti. L’articolo 1 del decreto, infatti, assicura un livello di protezione uniforme su tutto il territorio nazionale, indipendentemente dal genere, dall’età o dalla provenienza. Le amministrazioni pubbliche, come previsto dall’articolo 11, sono tenute a promuovere iniziative specifiche per migliorare la tutela dei lavoratori immigrati nei luoghi di lavoro.
Inoltre, la normativa italiana impone alle aziende di effettuare una valutazione dei rischi (art. 28) che tenga conto di fattori come lo stress, la gravidanza, il genere, l’età e la provenienza dei lavoratori. Per quanto riguarda l’informazione e la formazione (artt. 36 e 37), i contenuti devono essere comprensibili per tutti i dipendenti, anche per quelli di origine straniera. Per questo motivo, la legge prevede che venga verificata la comprensione della lingua utilizzata durante queste attività .
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