L’operazione dei Carabinieri dopo la scoperta delle discariche abusive nelle province di Taranto, Matera e Cosenza. Disposti 9 arresti
Eseguiti dai Carabinieri nove arresti per un traffico illecito di rifiuti nelle province di Bari, Taranto, Trani/Barletta, Brindisi, Caserta, Napoli, Avellino, Cosenza, Matera, Campobasso, Viterbo e Potenza. Facevano parte di un’organizzazione che, con una falsa autorizzazione per un’impresa di Onano, nel Viterbese, millantava la disponibilità di un impianto autorizzato al trattamento dei rifiuti per movimentare ingenti quantità di rifiuti industriali, provenienti dalla Puglia e Campania e dirette per lo smaltimento illegale nella stessa Puglia e in Calabria, Campania e Basilicata. Qui venivano smaltiti o previo sversamento sul suolo o abbandonati all’interno di capannoni in disuso.
I Carabinieri del Gruppo per la Tutela dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica di Napoli, unitamente ai Carabinieri dei Comandi Provinciali territorialmente competenti, hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 9 soggetti, ritenuti responsabili a vario titolo del reato di associazione a delinquere, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, impedimento al controllo e gestione illecita di rifiuti.
L’attività criminale ha consentito alle persone indagate di incassare profitti illeciti per circa 1.000.000 (un milione) di euro, somma di denaro di cui è stato disposto il sequestro per equivalente. Nel corso della citata operazione, venivano inoltre sequestrate tre società di trattamento/recupero rifiuti di Giugliano (NA), Onano (VT), San Martino Valle Caudina (AV), tre capannoni industriali, in Pulsano (TA) e Cassano allo Ionio (CS), due terreni agricoli in Villapiana (CS), 25 automezzi (rimorchio e motrice).
I nomi degli arrestati
Agli arresti domiciliari sono stati posti: Raffaella Amoruso di Bisceglie, Raffaele Arzillo di Caserta, Paolo Bisceglia di Bisceglie (BAT), Claudio Botticelli di Albano Laziale, Emanuele Calvelli di Leporano (TA), Giuseppe Dimaggio di Pulsano (TA), Lorenzo Francese, di Cassano allo Ionio, Stefano Alfonso Friolo, di Pulsano, Giovanni Incampo, di Altamura. Oltre ai soggetti colpiti dal provvedimento cautelare, ci sono ulteriori 34 persone coinvolte e deferite all’Autorità Giudiziaria. L’applicazione della misura cautelare nei confronti degli indagati, autisti, organizzatori dei trasporti, intermediari e gestori formali e di fatto delle società responsabili, è finalizzata ad impedire il reiterarsi dell’attività criminale, attraverso ulteriori illeciti abbandoni di rifiuti e ad evitare l’alterazione delle fonti di prova attraverso la predisposizione di documentazione volta a dimostrare il preteso regolare smaltimento dei rifiuti.
L’ordinanza cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Lecce, in accoglimento della richiesta depositata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, fa riferimento a un’indagine condotta dai Carabinieri del NOE, il Nucleo Operativo Ecologico di Lecce, Bari e Napoli, che ha avuto inizio nel giugno del 2023 e si è protratta per diversi mesi, interessando diverse regioni del territorio nazionale. La vicinanza con la Campania, principale area di provenienza dei rifiuti, e la vastità e l’orografia del territorio pugliese hanno contribuito notevolmente al perpetrarsi di tali traffici illeciti.
Dall’analisi delle modalità degli sversamenti, gli investigatori del Noe, coordinati dalla Dda leccese, hanno focalizzato l’attenzione su una ben nota organizzazione criminale, dedita allo smaltimento di rifiuti speciali di origine campana. Infatti, sin dall’inizio delle investigazioni, si è appurato che i rifiuti speciali, codici EER 191212 e 150106, organizzati in balle reggiate, composte prevalentemente da scarti provenienti dal trattamento dei rifiuti speciali/industriali e frazione indifferenziata di RSU, nonché scarti tessili, dopo essere stati raccolti e trasportati, venivano smaltiti abusivamente presso terreni ovvero in capannoni abbandonati.
A Pulsano in provincia di Taranto , a Villapiana e Cassano allo Ionio, in provincia di Cosenza, a Ferrandina nel Materano e sono stati individuati i siti di abbandono degli ingenti quantitativi di rifiuti, oggetto dell’illecito traffico. I traffici si basavano sulla classificazione fittizia dei rifiuti da parte degli impianti di produzione, con redazione di falsa documentazione indicante siti di destino inesistenti, che consentisse di giustificare il trasporto dei rifiuti e il successivo illecito abbandono in siti abusivi, di volta in volta individuati.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link