In Toscana le bollette dell’acqua più care d’Italia • Nove da Firenze

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Firenze, 5 febbraio – La Toscana ha le bollette dell’acqua più care d’Italia. Lo certifica lo studio di Federconsumatori e Fondazione Istituto studi sul consumo, che ha messo a confronto i costi del servizio idrico integrato nei 20 capoluoghi di regione. Prendendo come parametro una famiglia di 3 componenti con 182 mc di consumo annuo, il costo più alto è a Firenze (763,41 euro), seguita da Perugia e Genova (618,09 e 614,07 euro). Una famiglia di 3 persone con 150 metri cubi di consumo annuo, vedono primeggiare sempre Firenze, con 564,04 euro/anno, seguita da Perugia e Genova rispettivamente a quota 511,79 e 504,28 euro. In fondo alla classifica invece Milano (160,13 euro), Campobasso (191,18) e Napoli (193,64 euro).

“Com’è possibile una tale disparità di tariffe, che penalizza famiglie e imprese?” chiede il capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella “La fotografia che emerge dal report di Federconsumatori e Fondazione Isscon  è una fotografia che non si può evitare di guardare: gli enti locali devono vigilare e intervenire con urgenza sul motivo che spinge le società che gestiscono il servizio idrico ad avere le tariffe più alte d’Italia. Enti locali e società di gestione devono spiegare, dati alla mano, come siano possibili questi numeri, visto che una società come Publiacqua nell’ultimo bilancio disponibile vantava un utile di oltre 20 milioni di euro”.

“Da ieri siamo tutti d’accordo sul fatto che l’acqua toscana sia una delle più care d’Italia ma non siamo tutti d’accordo sulle motivazioni. È paradossale l’atteggiamento del Pd che sul tema degli investimenti alla rete idrica si ostina a voler raccontare una storia lontana dalla verità.

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Vorrei ricordare che i gestori dei servizi idrici, a cominciare da Publiacqua, avevano dei precisi obblighi sugli investimenti che sono stati rispettati solo in parte. Garantire risorse fresche per la rete idrica fu il motivo per cui, circa 20 anni fa, la sinistra (che oggi fa finta di non averlo fatto) scelse di farla gestire da società partecipate. Purtroppo questo assetto si è rivelato subito limitante e fallimentare perché ha messo insieme il controllore e il controllato.I toscani pagano l’acqua più cara d’Italia non perché i Comuni si sono visti tagliare risorse dal Governo o perché sono sottoposti al vincolo del patto di stabilità europeo, ma perché in quelle tariffe ci sono anche le risorse per fare gli investimenti infrastrutturali che purtroppo, non sono stati realizzati.In tutto questo c’è da chiedersi dove il Pd, e in particolare l’assessore Monni, pensa di reperire le risorse per ammodernare la rete idrica e fare investimenti, visto che ha deciso in modo lapidario che la Multiutility non dovrà essere quotata in Borsa: se già oggi le infrastrutture scarseggiano, figuriamoci cosa potrebbe succedere al nostro servizio idrico quando saranno tolte le risorse che provengono dal privato.

Il Pd pensa davvero che i Comuni siano in grado di sostenere finanziariamente gli investimenti necessari? È impensabile che questi enti possano farsi carico dell’ammodernamento degli acquedotti e della rete fognaria.

Il tema della rete idrica si lega a doppio filo con quello del rischio idrogeologico. Il nostro territorio è fragilissimo anche a causa della mancanza di opere infrastrutturali dell’impianto fognario: abbiamo un sistema obsoleto. Basta vedere quello che è successo nella sola Firenze circa una settimana fa, occasione sfruttata ancora una volta dal Pd per incolpare il cambiamento climatico. Non si può dire che quella pioggia non sia stata particolarmente intensa, come non si può attribuire la responsabilità dei disagi – e fortunatamente non ci sono stati risvolti tragici – al solo meteo. Se la sinistra ritiene che il cambiamento climatico sia una minaccia, perché vuole privare questo comparto di importanti risorse economiche?

La verità è che la prevenzione e la messa in sicurezza del territorio sono stati dati per scontati per decenni. Le risorse per contrastare il dissesto e ammodernare la rete idrica sono arrivate, ma sono state messe a terra troppo lentamente, se non parzialmente. Altro discorso merita la questione sull’accelerazione dell’erogazione degli investimenti, anche nazionali: su questo sarebbe necessario fare una battaglia comune ma sembra che molti siano più interessati solo a fare polemiche strumentali al Governo di turno.Di fronte a queste sfide cruciali per il nostro futuro serve una riflessione intellettualmente onesta: occorre un Piano Marshall delle opere di messa in sicurezza del territorio (comprese quelle per la rete idrica) che non possiamo finanziare con la sola fiscalità generale, è indispensabile l’intervento del privato” lo afferma il consigliere regionale di Fratelli d’Italia e Presidente della Commissione d’Inchiesta sull’Alluvione Elisa Tozzi.



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