il governo la impugna, sentenza decisiva

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Tra ricorsi incrociati e verdetti attesi, le prossime settimane saranno decisive perché dopo che il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, ha deciso di impugnare la Legge della Regione Sardegna numero 20 del 5 dicembre 2024, recante “Misure urgenti per l’individuazione di aree e superfici idonee e non idonee all’installazione e promozione di impianti a fonti di energia rinnovabile (FER) e per la semplificazione dei procedimenti autorizzativi”, il braccio di ferro tra la Regione Sardegna e il Governo, sulla definizione delle aree idonee per gli impianti da fonti rinnovabili, sembra farsi ancora più duro e l’epilogo della vicenda sembra molto incerto, visto che il futuro delle rinnovabili resta appeso a una sentenza.

Analizziamo i profili di illegittimità costituzionale.

Violazione delle competenze legislative statali e del principio di leale collaborazione

La principale contestazione mossa dal Governo riguarda la violazione dell’articolo 117 della Costituzione, che assegna allo Stato la competenza legislativa esclusiva in materia di “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”, nonché la “tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali”.

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La disciplina nazionale sulle energie rinnovabili, in particolare il D.Lgs. n. 199/2021, prevede criteri unificati per l’individuazione delle aree idonee alla realizzazione di impianti FER, garantendo un equilibrio tra tutela ambientale e sviluppo delle fonti rinnovabili.

La legge regionale, tuttavia, introduce parametri difformi e restrizioni più rigide, incidendo sulla definizione delle aree idonee e interferendo con la programmazione energetica nazionale, in violazione del principio di leale collaborazione tra Stato e Regione.

Retroattività normativa e violazione del principio di certezza del diritto

Un altro profilo di incostituzionalità rilevato dal Governo riguarda la retroattività delle disposizioni contenute nella legge regionale, che si applicano anche ai procedimenti autorizzativi già conclusi. Tale previsione si pone in contrasto con il principio di certezza del diritto e con il principio del legittimo affidamento, tutelati dall’articolo 3 della Costituzione.

Restrizioni eccessive e pregiudizio agli obiettivi nazionali ed europei di transizione energetica

La legge sarda introduce criteri estremamente restrittivi per la designazione delle aree idonee, imponendo limitazioni che vanno oltre quanto previsto dalla normativa statale ed europea. In particolare, l’articolo 1, comma 5, e gli allegati della legge prevedono una serie di aree interdette all’installazione di impianti FER, includendo non solo siti protetti a livello nazionale e internazionale, ma anche zone genericamente definite come “aree di riproduzione di specie faunistiche protette” o “contesti con valenza storico-culturale”, senza una chiara delimitazione o motivazione.

Questa generalizzazione rischia di escludere vaste porzioni del territorio regionale dallo sviluppo delle rinnovabili, creando ostacoli alla realizzazione di impianti e impedendo il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione stabiliti dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC).

Legge Sardegna FER in contrasto con il principio di semplificazione amministrativa

L’articolo 3 della legge regionale introduce una procedura particolarmente complessa e vincolante per l’autorizzazione degli impianti FER nelle aree dichiarate non idonee. Secondo il Governo la norma prevede numerosi passaggi amministrativi, imponendo l’unanimità in sede di Conferenza dei Servizi, requisito che potrebbe rallentare o impedire del tutto l’approvazione dei progetti.

Inoltre, la legge consente l’uso esclusivo delle procedure di Autorizzazione Unica (AU) e Procedura Abilitativa Semplificata (PAS), escludendo altre vie procedimentali previste dalla legislazione nazionale. Tali disposizioni si pongono in contrasto con il principio di semplificazione amministrativa sancito dalla legge statale e potrebbero rendere la normativa regionale inefficace e difficilmente applicabile.

Legge Sardegna FER: lo scontro con il Governo rischia di frenare la transizione energetica

L’impugnazione da parte del Consiglio dei Ministri della Legge Regionale della Sardegna, potrebbe avere conseguenze significative sul piano regionale e nazionale. Se la Corte Costituzionale dovesse accogliere il ricorso del Governo, la normativa sarda verrebbe annullata, con il rischio di un vuoto normativo che potrebbe rallentare gli investimenti nel settore delle rinnovabili.

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Sul piano nazionale, la sentenza potrebbe costituire un precedente importante, influenzando l’autonomia delle Regioni nella definizione delle proprie politiche energetiche. Inoltre, eventuali ritardi nell’installazione di nuovi impianti potrebbero incidere sugli obiettivi nazionali di decarbonizzazione e sulla capacità dell’Italia di rispettare gli impegni europei in materia di energia sostenibile.

In conclusione, la decisione della Corte Costituzionale potrebbe determinare un nuovo assetto normativo per il settore, incidendo sulle strategie di transizione ecologica dell’intero Paese.



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