il ddl all’Ars per rilanciare il Terzo settore

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Si riaccendono i fari su associazionismo, volontariato e cooperazioni in Sicilia. Dopo le polemiche sulla cancellazione degli 843 enti dal Registro unico nazionale del terzo settore (Runts), appianate con la sospensione momentanea dei decreti, si torna a parlare degli Ets, ma questa volta con una chiave di lettura differente. Approda, infatti, all’Ars la riforma sulla promozione e la valorizzazione degli enti del terzo settore nell’Isola.

Cultura, sport, assistenza, istruzione, ricerca e sanità: sono solo alcune delle area in cui ogni giorno il no profit siciliano agisce erogando servizi e fungendo da collante per una più semplice e agevolata coesione sociale soprattutto per le periferie della grandi città e per i piccoli Comuni delle aree marginali. Un settore sempre più in affanno negli ultimi anni e dal quale non sono mancate le richieste d’aiuto e le critiche rivolte al mondo della politica.

Fabio Venezia

E’ un modo per riconoscere il valore del Terzo settore, in un momento in cui lo Stato e il welfare arretrano nei territori. Nei mesi scorsi abbiamo presentato un apposito disegno di legge che riconosce e sostiene le realtà siciliane del Terzo settore focalizzando l’attenzione sul rapporto fra pubblica amministrazione e associazionismo, istituisce un apposito Tavolo regionale di confronto e di condivisione nonché un Osservatorio regionale delle reti associative e dei centri di servizi per il volontariato. Ci auguriamo che possa essere presto discusso e approvato“. Così ha presentato il ddl Fabio Venezia, primo firmatario del testo e seguito a ruota dagli altri colleghi in casacca Pd.

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La proposta dei dem arriva non solo in un momento abbastanza infuoco in Sicilia, dopo l’incontro dell’assessore alla Famiglia e alle Politiche sociali Nuccia Albano con i rappresentanti delle associazioni e dell’Ordine dei commercialisti di Palermo, ma anche all’interno di un quadro nazionale ben più ampio. Lo scorso weekend, infatti, è partito il tour di venti tappe, promosso dalla segretaria del partito Elly Schlein con l’obiettivo di sensibilizzare e incontrare un tessuto fondamentale del Paese fatto di cooperative sociali, associazioni laiche e cattoliche, mondo del volontariato e della cittadinanza attiva ritenuta ossatura preziosa della coesione sociale, una protezione, in tal senso, rivelatasi essenziale in fasi estremamente complicate come quell’emergenza pandemica e del lockdown.

Adesso, su impulso del ddl, la Regione Siciliana potrebbe mettersi in moto per promuovere le attività degli enti del Terzo settore e dotare quest’ultimi di un riconoscimento normativo chiaro, in modo da poter favorire il rapporto tra pubblica amministrazione ed Ets, con un’attenzione verso i beni pubblici inutilizzati.

Il disegno di legge propone così di favorire “l’integrazione delle politiche pubbliche e delle risorse in funzione dell’innovazione aperta, della qualificazione della spesa e della promozione di ecosistemi stabili all’interno delle comunità“, promuovere e valorizzare le attività di volontariato e la “cultura del dono“, ridurre e semplificare gli “oneri amministrativi gravanti sugli enti del Terzo settore iscritti nel Registro unico nazionale di terzo settore” e assottigliare il “divario digitale nell’ottica di favorire e incentivare l’impiego delle nuove tecnologie per superare le disuguaglianze in termini infrastrutturali e di competenze“.

Il testo prevede anche un’apposita co-progettazione finalizzata all’individuazione dei bisogni e delle problematiche delle comunità locali e all’attivazioni di rapporti collaborativi per lo svolgimento di attività di interesse generale mediante la definizione e la realizzazione di specifici progetti di interventi e servizi finalizzati a soddisfare bisogni definiti, di norma, in esito ad attività di co-programmazione. La Regione, inoltre, potrà sottoscrivere con Associazioni di promozione sociale (Aps) e Organizzazioni di volontariato (Odv), iscritte da almeno sei mesi nel Runts, “finalizzate ad attivare forme di collaborazione per attività o servizi sociali di interesse generale, se più favorevoli rispetto al ricorso al mercato“. Dalla co-progettazione sarà anche possibile indicare anche tutti quei beni pubblici non utilizzati, compresi quelli confiscati alla criminalità organizzata assegnati alle amministrazioni locali, e affidarli agli enti del Terzo settore. L’eventuale canone di concessione verrebbe stabilito tenendo “conto dell’impatto sociale generato in modo durevole nei confronti della comunità di riferimento, nonché dei costi sostenuti dagli enti di Terzo settore per la valutazione di impatto sociale“.

La norma istituisce anche un Tavolo per confrontare, verificare e proporre politiche di interesse. L’assemblea, convocata e presieduta dall’assessore regionale alla Famiglia e alle Politiche sociali, è composta da nove componenti designati dall’associazione degli Enti del Terzo settore più rappresentativa in Sicilia, un rappresentante della Confederazione regionale dei Centri di servizio per il volontariato (Csv), da un soggetto designato dai Csv presenti sul territorio regionale e da un esperto del settore designato dall’Assessore al Welfare, oltre che coinvolgere anche gli assessori regionali competenti in relazione ai temi e agli oggetti da trattare, un rappresentate di Anci Sicilia e delle Camere di Commercio.

Tra i punti fondamentali, infine, la promozione delle articolazioni regionali delle reti associative e il riconoscimento del ruolo dei centri di servizio per il volontariato “al fine di organizzare, gestire ed erogare servizi di supporto tecnico, formativo, informativo per promuovere e rafforzare la presenza e il ruolo dei volontari sul territorio regionale“.



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