“A Como la qualità della vita peggiora, parcheggi sempre più cari, tasse come un Robin Hood al contrario”

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“Appello al territorio per non perdere il treno per il futuro”  è il titolo del lungo documento firmato dai sindacati Cgil Cisl e Uil che “chiedono che Como lavori per il domani di residenti e lavoratori. I cittadini meritano programmazione e politiche che aiutino a scegliere di continuare a vivere nel Lario”. Il documento è molto duro nei confronti dell’amministrazione Rapinese.

Secondo i rappresentanti dei lavoratori: “L’amministrazione comunale non sta compiendo scelte che aiutino a rendere il territorio più attrattivo per i lavoratori, residenza ideale per le famiglie e polo di attrazione per investimenti nell’industria e nella manifattura”.

E ancora: “Como non offre certezze ai propri cittadini né indica la strada ai comuni della provincia. Al contrario l’amministrazione comunale è responsabile di un graduale ma inesorabile peggioramento della qualità della vita dei propri residenti. Parcheggi sempre più cari: questo raccontano le tasche quotidiane di tutti dopo la delibera n. 44 del 21 febbraio dello scorso anno. Raddoppio delle tariffe in molti quartieri (Viale Lecco è solo un esempio), aumenti del 50% nella zona rossa e all’autosilo Auguadri. Il tutto senza alcuna agevolazione per i tanti che, lavorando a Como, sostengono indirettamente l’economia della città, garantendo la manodopera necessaria alle molte attività economiche presenti”.

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Evidendiziano poi: “L’Amministrazione Comunale, con una personale legge di bilancio in forma di delibera di consiglio, ha deciso di imporre, si aggiunge una fiscalità locale che emula Robin Hood facendo esattamente il contrario: addizionale Irpef dello 0,70% uguale per chi ha un reddito annuo di 15.000 euro come per chi ne ha 500.000″.

Insomma, Como: “Deve essere accogliente nei confronti dei propri cittadini, oggi dimenticati nelle scelte comunali e soggetti a un’eccessiva esternalizzazione dei servizi, che rischia di creare contrapposizioni tra l’offerta pubblica e quella del terzo settore“.

Como, città che guarda al futuro.
Questo è quanto la CGIL Como, la CISL dei Laghi e la UIL Lario vorrebbero dire del capo- luogo lariano: vitale distretto del tessile, biglietto da visita dell’Italia per molti turisti, storica nell’artigianato, eccellenza nel mobile e nella sanità.

Eppure, è il presente che sfugge di mano, con decisioni amministrative che, per via dei loro effetti, non riconoscono le giuste ambizioni di un tessuto produttivo e di una cittadinanza che meritano programmazione e ascolto.
È quanto sta accadendo a Como, città in cui, a dispetto dell’allarme lanciato pubblicamente dall’ex Presidente dell’Istat Blangiardo durante l’ultima Giornata dell’Economia Lariana, l’amministrazione comunale non sta compiendo scelte che aiutino a rendere il territorio più attrattivo per i lavoratori, residenza ideale per le famiglie e polo di attrazione per investimenti nell’industria e nella manifattura.

Entro il 1° gennaio 2029, infatti, secondo le stime, l’intero territorio perderà circa 15.000 persone in età lavorativa. Un rischio che si aggiunge a una certezza già odierna: un saldo negativo di pendolari tra coloro che arrivano sul territorio per lavorare e chi si dirige fuori provincia o in Svizzera.

A dispetto della criticità dell’oggi e del rischio del domani, Como non offre certezze ai propri cittadini né indica la strada ai comuni della provincia. Al contrario l’amministrazione comunale è responsabile di un graduale ma inesorabile peggioramento della qualità della vita dei propri residenti.
Parcheggi sempre più cari: questo raccontano le tasche quotidiane di tutti dopo la delibera n. 44 del 21 febbraio dello scorso anno. Raddoppio delle tariffe in molti quartieri (Viale Lecco è solo un esempio), aumenti del 50% nella zona rossa e all’autosilo Auguadri. Il tutto senza alcuna agevolazione per i tanti che, lavorando a Como, sostengono indirettamente l’economia della città, garantendo la manodopera necessaria alle molte attività economiche presenti.

Aumenti che diventano un’ulteriore “tassa sul lavoro” e che impoveriscono le tasche dei la- voratori che si recano a Como.
Inoltre, il rischio pedaggio sulla Milano-Meda – sempre meno rischio e sempre più certezza – si aggiunge al peso economico che grava su chi ogni giorno si sposta per lavoro, restrin- gendo ulteriormente la libertà di movimento dei lavoratori e rendendo ancora meno attrattivo il territorio per chi vi opera e investe.

Tornando alla “sovrattassa” che l’Amministrazione Comunale, con una personale legge di bilancio in forma di delibera di consiglio, ha deciso di imporre, si aggiunge una fiscalità locale che emula Robin Hood facendo esattamente il contrario: addizionale Irpef dello 0,70% uguale per chi ha un reddito annuo di 15.000 euro come per chi ne ha 500.000. Una mancanza di progressività, travestita sotto le false vesti di un’aliquota unica, che penalizza operai, impie- gati, operatori sanitari, insegnanti, ovvero tutti quei lavoratori che potrebbero veder restituiti, in maggiori e migliori servizi, gli introiti negati da queste scelte.

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E si prosegue con una tenace, incessante mancanza di attenzione per il portafogli dei coma- schi: l’imposta di soggiorno, a differenza di quanto previsto dalle modifiche apportate al d.lgs. 23/2011, non viene destinata in alcuna misura a ridurre la TARI per i residenti.
Per finire, gli oneri di urbanizzazione – che, secondo la normativa vigente, possono essere destinati alla manutenzione ordinaria e straordinaria di strade, asili nido e scuole materne, spazi di sosta – nel DUP 2025-2027 sono previsti, negli stanziamenti sulle spese correnti, a quota zero.

Numeri che da una parte rimangono fermi al palo e dall’altra, quella dell’avanzo libero di bilancio, crescono, facendo rima con mancati investimenti nei servizi per i cittadini.

Como, come si diceva all’inizio, deve guardare al futuro. Deve rendersi attrattiva per i lavoratori che, con la loro professionalità nelle aziende locali, mantengono viva l’immagine di una città del progresso. Deve essere accogliente nei confronti dei propri cittadini, oggi dimen- ticati nelle scelte comunali e soggetti a un’eccessiva esternalizzazione dei servizi, che rischia di creare contrapposizioni tra l’offerta pubblica e quella del terzo settore. Deve poter parlare di passi in avanti, non di chiusure, conflitti interni e mancanza di dialogo sociale.

La CGIL Como, la CISL dei Laghi e la UIL Lario fanno appello a tutte le forze produttive, economiche, sociali e politiche del territorio per evitare che, in futuro, di Como si parli solo al passato.

Sandro Estelli CGIL Como
Daniele Magon CISL dei Laghi
Dario Esposito UIL Lario



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