Il Gruppo Hegelmann alle prese con un nuovo sciopero di conducenti

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Altri guai per il Gruppo di autotrasporto tedesco Hegelmann. Dopo aver perso, nel settembre del 2024, una causa legale intentata da nove autisti e dopo lo scandalo del 2021, quando un conducente del gruppo, fermato dalla Polizia belga, aveva dichiarato di essere rimasto per diciassette settimane sul camion, senza stipendio e con pochi euro sul conto per sopravvivere, si trova ora a fronteggiare lo sciopero intentato nei giorni scorsi da dieci autisti provenienti dallo Zimbabwe, fermi in parcheggi tedeschi e francesi. La notizia è stato lanciata, ancora una volta, dal sindacato olandese Fnv e dal suo portavoce Edwin Atema, sempre in prima linea allo lotta allo sfruttamento.

Questa volta è coinvolta la controllata slovacca del Gruppo Hegelmann, Global Transporte Slovakia, che è accusata di mancati pagamenti, trattenute dagli stupendi, intimidazioni, sabotaggi e anche di presunti rapimenti. Il post sulla pagina Facebook di Fnv è infatti accompagnato da alcune interviste agli autisti coinvolti nelle vicende, che si sono lasciati andare in racconti inquietanti. A seguito delle loro denunce e dello sciopero indetto, infatti, il datore di lavoro avrebbe inviato delle squadre incaricate di recuperare i mezzi pesanti. Gli interventi sono stati giudicati come intimidatori e violenti e sono stati filmati dagli stessi autisti con l’aiuto dei propri smartphone.

Sono spaventato e preoccupato per la mia vita” racconta uno di loro mentre riprende dall’abitacolo del suo camion, fermo in un parcheggio di Norimberga, in Germania. “Hanno staccato la batteria del camion dall’esterno e io sono all’interno senza energia. Fa freddo e non posso accendere il riscaldamento. Non ho cibo ma ho paura ad uscire, non so cosa succederà. Sono di fronte al mio camion, mi stanno bloccando la strada, non se ne vanno. Vogliano che mi metta a guidare e che li segua. Ho molta paura per me stesso, per la mia vita perché non so cosa siano capaci di fare.”.

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Il video prosegue poi con la cronaca di quanto avvenuto più tardi, quando una persona è riuscita a prendere possesso del camion e, mentre l’autista era ancora a bordo, si è diretto verso la Repubblica Ceca minacciandolo d’immediato rimpatrio: “È entrato nel camion e ha iniziato a guidare, mi hanno rapito. Mi ha detto che mi avrebbero portato in Repubblica Ceca per essere rimpatriato. Sono riuscito a riprendere dei video mentre tutto questo succedeva, mentre ci muovevamo. Poi qualcuno ha avvisato la Polizia, ci hanno seguito e ci hanno raggiunto sull’autostrada, poi ci hanno fermato”. Secondo fonti tedesche, la Polizia starebbe indagando su questo episodio.

Un altro autista ha invece raccontato di aver firmato un contratto per 1.500 euro netti al mese, ma di ricevere ogni mese uno stipendio più basso a causa di trattenute ingiustificate. Avrebbe chiesto delucidazioni al datore di lavoro, che ha riferito semplicemente che gli ammanchi servivano a ripagare i documenti e l’alloggio riservato all’autista, che peraltro trascorreva nel camion gran parte delle sue giornate libere. Lo stesso autista ha poi raccontato di come le sue lamentele siano state ignorate totalmente, facendogli rimpiangere i rapporti con l’azienda africana in cui aveva precedentemente lavorato.

“Onestamente, in Africa puoi parlare con il tuo capo dei tuoi problemi, l’azienda ti ascolta e cerca di risolvere i tuoi problemi per tempo. Ma qui ho provato a parlare con il mio datore di lavoro, ma non mi hanno ascoltato. Uno dei dirigenti mi ha detto, testuali parole, che non gli importava nulla di me”. Il post pubblicato dal sindacato Fnv si chiude con un messaggio che suona come un vero e proprio attacco alle istituzioni, spesso accusate di chiudere più di un occhio di fronte a queste situazioni di sfruttamento: “è così che l’Europa tratta i suoi lavoratori indispensabili?”.

La questione sta mobilitando anche il sindacato tedesco Ver.di, che in una nota precisa chiede alla politica e alle imprese di prendersi le proprie responsabilità per porre fine “agli abusi palesi nell’autotrasporto”. Ver.di ricorda anche che la Legge tedesca sulla Due Diligence obbliga le imprese a garantire condizioni di lavoro eque lungo tutta la catena di fornitura. La Global Transporte Slovakia, interpellata dal giornale tedesco Frankfurter Rundschau, ha negato tutte le accuse.

Marco Martinelli

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