Quali sono le prospettive dei dazi di Donald J Trump sul mercato del design?

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Donald J Trump vede la politica come un business e le nazioni come aziende. E così, ricalcando con estremo fervore le tattiche di un presidente di fine Ottocento come William McKinley, da quando è entrato alla Casa Bianca ha promesso dazi su dazi da imporre ai partner commerciali. Le prime minacce sono arrivate ai vicini, il Canada a nord, dove sono iniziate campagne di boicottaggio sui prodotti Made in Usa e dove il governo rischia di cadere, il Messico a sud, dove le tariffe vengono usate in cambio di aiuto a gestire il confine, per limitare al massimo gli ingressi di immigrati irregolari. Ma anche l’Europa trema, e con lei il teatro Strehler di Milano dove questa settimana è stato presentata la prossima edizione del Salone del Mobile. Per il settore è l’evento clou dell’anno, il momento in cui, per una settimana, la città si trasforma per gli amanti del design grazie a una fiera attorno alla quale orbitano eventi ogni minuto del giorno, a suon di presentazione di prodotti e installazioni extra-ordinarie (quest’anno Bob Wilson e Paolo Sorrentino). C’è il rischio di veder ridurre le esportazioni oltre l’Atlantico, con dazi imposti sulle importazioni di merce straniera che potrebbero raddoppiare se si decidesse di rispondere pan per focaccia all’aggressività trumpiana.

Il valore degli scambi commerciali dell’Italia con gli Usa, al 2023, è di 102 miliardi di dollari – di questi 67 miliardi di euro sono le esportazioni italiane nel territorio statunitense. E così se si festeggia in vista di un 63esimo Salone già benedetto dal sindaco Beppe Sala, c’è anche chi aspetta piccoli terremoti. “La città e il Salone del Mobile hanno in comune il guardare sempre avanti, sapersi aprire alle tendenze che ci proiettano nel futuro”, ha detto Sala. Ma il futuro, vista la politica piena di soprese e di eccessi di Trump, è ancora pieno di nebbia – ironico se si pensa che quest’anno la fiera ha un focus speciale sulla luce. Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo ha commentato: “I fragili equilibri oltre confine, le crisi economiche di Germania e Francia, il possibile ingresso di prodotti cinesi nei nostri mercati come conseguenza della paventata introduzione dei dazi americani, sono variabili che metteranno a dura prova le aziende nei primi mesi del 2025″, e quindi il Salone diventa fondamentale, in quanto “più potente chiave di accesso per il business del settore”.

Lo scorso anno le esportazioni del comparto arredamento verso gli Usa hanno avuto una crescita del 3,5%. Se si fermano è un problema. “I dazi sono sicuramente una preoccupazione. In questo momento noi abbiamo la presidenza dell’Associazione europea dei produttori di arredo, European Furniture Industries Confederation, e per noi è molto importante in questo momento stare uniti come Europa”, ha detto la presidente del Salone, Maria Porro. Mentre a livello globale le esportazioni si erano leggermente abbassate rispetto al 2023, con un piccolo ribasso nei mercati tradizionali vista la situazione geopolitica. Niente di preoccupante, anzi, per molti – “nonostante la situazione” – è stata mostrata parecchia “resilienza” per il settore. Declino in paesi come Francia e Germania, le cui economie e governi non vanno benissimo, ma un aumento costante in nazioni “nuove” come Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita con percentuali di crescita oltre il 20 percento. Pure la Cina sembra sempre di più un’opportunità per il settore, anche se in questo caso le percentuali ondeggiano ogni anno in base alla situazione economica del Paese orientale. E proprio la Cina potrebbe essere il vero competitor se dovessero essere applicate le tariffe minacciate dalla Casa Bianca. Le regolamentazioni europee su questioni di sostenibilità e sicurezza sono molto più rigide di quelle di Beijing, e quindi i prodotti cinesi potrebbero fare concorrenza, espandendosi in Europa e ignorando gli USA. È chiaro per molti che se la tempesta dei dazi si abbatterà sull’Europa, il settore arredo dovrà iniziare a cercare mercati alternativi a quello statunitense ed evitare di esser mangiato dalla competizione cinese.

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Ma c’è anche dell’ottimismo e chi, come l’Ad di Poliform Giovanni Anzani, dice che le tariffe “sono ininfluenti, per il nostro settore, assolutamente. Perché comunque andiamo a servire una clientela alta, per cui quel 10% di aumento dei nostri prodotti non influirà in alcun modo sulle esportazioni. Da quel punto di vista, non sono preoccupato”. Intervistato dalla Provincia di Como, Anzani si aspetta un boom di ordini nel 2025 perché, se l’anno scorso “l’America si è fermata per le elezioni”, ora torna a comprare. “A gennaio abbiamo fatto il record degli ordini venuti dagli Usa”, ha detto. Nel caso di dazi selettivi da parte degli USA, molti sperano che le buone parole spese da Trump nei confronti di Meloni proteggano certi settori – alimentari, moda, e, appunto, arredamento e design. Il loro rapporto amichevole potrebbe creare un ponte Washington-Roma, come auspicato dall’ex presidente del consiglio Mario Monti. Saranno pronti i ricchi di Miami a pagare un po’ di più per un divano di design?



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