Mattarella argine contro Musk e Putin

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«La pace non è un dono gratuito della storia. Statisti e popoli, per conseguirla, devono impegnarsi». Ma il prezzo della pace, della sicurezza, potrà mai essere «la minaccia dell’uso, se non la pratica, della violenza?». È lo snodo cruciale, quello attorno al quale ruota tutto l’ultimo discorso di Sergio Mattarella, ulteriore e lucidissima analisi politica che lo colloca nella scena internazionale come uno dei più efficaci pensatori, e difensori, del costituzionalismo democratico. Cosa, e chi, lo allarmi è chiarissimo. Non da ora Mattarella ha individuato l’ involuzione che per le democrazie liberali rappresentano gli oligarchi monopolisti dell’innovazione tecnologica alla Elon Musk.

Non c’è bisogno di fare nomi, di nominare il presidente della Federazione Russa che ha invaso l’Ucraina, o quello degli Stati Uniti che ha minacciato l’invasione di Panama e della Groenlandia, la deportazione in massa dei migranti “illegali” come degli abitanti di Gaza. Non c’è bisogno di fare nomi e cognomi neppure quando ricorda quanto fu fallace e sbagliata la «strategia dell’appeasement» perseguita con Hitler a Monaco nel 1938: alle viste di qui a soli dieci giorni c’è un’altra “conferenza di pace”, convocata proprio a Monaco, su un’altra invasione, quella dell’Ucraina, perpetrata da quello che Mattarella considera alla stregua di un nuovo Hitler. Perché «l’aggressione all’Ucraina è della stessa natura» di quella ai Sudeti nel ‘ 38, ed è stata operata da quel Vladimir Putin con il quale gli Stati Uniti a guida trumpiana hanno già avviato l’appeasement. E poi, ci ricordiamo quale era il progetto di Hitler per l’Europa? «Al posto della cooperazione, il criterio della dominazione”. La cui diretta conseguenza furono “le guerre di conquista».

Ma non c’è bisogno di fare nomi e cognomi soprattutto perché in questione non è questa o quella personalità- alle quali pure, come nel caso di Elon Musk, il riferimento è chiarissimo. In questione è il nuovo ordine mondiale. I tasselli, i segnali, la volontà politica con la quale oggi si mira disgregare quella pace – quel “Settantennio di Pace”- faticosamente costruita alla fine della Seconda Guerra Mondiale, grazie agli organismi multilaterali a cominciare dalle Nazioni Unite – da cui oggi proprio come allora si minaccia di ritirarsi- con la precisa volontà politica di “salvare le future generazioni dal flagello della guerra”. Volontà iscritta in trattati e carte istitutive di organismi che, guarda caso proprio come la Costituzione degli Stati Uniti, proclamano “We the people”, noi popoli. Non “noi nazioni”. Mai “noi nazioni”.

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Il guaio, e la tragica novità rispetto al 1938, è che sulla scia di leader politici che credono che pace e sicurezza possano affermarsi con minacce e violenze si insinuano i “neo feudatari del Terzo Millennio”, gli “usurpatori delle libertà democratiche” che aspirano a vedersi “affidare signorie nella dimensione pubblica”, anche privatizzando ciò che è invece dominio pubblico, “come il cyberspazio, e lo spazio extra-atmosferico”. Ma quando Mattarella li bolla come “novelli corsari” ( e chissà quanto non sia questo un ironico riferimento al Francis Drake di Elisabetta I nell’Inghilterra del XVII secolo), dal folto stuolo delle tecno- oligarchie che oggi si propongono, con l’avallo del potere politico, di eterodirigere una democrazia paradigmatica per l’intero Occidente qual è quella americana, emerge chiara la figura di Elon Musk. Mattarella scandisce pure che «la Luna e gli altri corpi celesti non sono soggetti ad appropriazione da parte degli Stati», e lo fa citando i trattati internazionali che lo prescrivono.

Di tutti gli «usurpatori delle libertà democratiche», Musk è indubbiamente l’arci-tipo. Oggetto degli strali presidenziali sin da quel «l’Italia è in grado di badare a se stessa nel rispetto della propria Costituzione» con il quale Mattarella rispose pubblicamente al tycoon che aveva twittato contro i giudici rei di aver disapplicato il decreto Meloni per la deportazione dei migranti in Albania.

I successivi strali presidenziali anti- Musk, poi, si può anche smettere di contarli. In mezzo, la per ora sopita querelle sull’affidare alle aziende di Musk la cybersecurity militare italiana: ventilata nei giorni del sequestro in Iran di Cecilia Sala, la cui liberazione è stata agevolata proprio da Musk che fece da mediatore per l’incontro con Trump nel quale Meloni ha avuto il via libera americano alla liberazione dell’iraniano Abedini (avvenuta applicando un articolo del codice penale italiano), è poi apparentemente svanita nel nulla. Chissà, forse qualcuno si è ricordato che il capo delle Forze Armate italiane è Sergio Mattarella.

Da allora, senza mai nominare il “DOGE”, i moniti non sono mancati : il richiamo ad “evitare che pochi gruppi possano condizionare la democrazia” è ripetuto più volte, da novembre in poi. Anche rivolgendosi alle Alte Cariche per gli auguri di Natale, anche accennandone nel discorso di fine anno agli italiani. Ma, in un crescendo, fino al discorso del 19 gennaio ad Agrigento col monito contro “le tecnologie che pretendono di monopolizzare il pensiero piuttosto che promuovere la conoscenza”. E fino al discorso di Marsiglia, nel ricevere la laurea Honoris causa dell’università di quella città.

È del presente che Mattarella va parlando, dei venti di guerra che soffiano dall’Ucraina a Gaza – e l’Europa sta nel mezzo- e della corsa al riarmo di oggi dopo decenni in cui una “nuova architettura di sicurezza mondiale” venne costruita a colpi di distensione e di riduzione degli armamenti. Ed è del presente che parla anche mentre ripercorre la tragica sequenza che portò il mondo alla Prima e alla Seconda Guerra Mondiale. Un monito fortissimo sull’oggi. Perché in ballo c’è l’ordine mondiale -“internazionale”, lo definisce Mattarella- che è per sua natura dinamico, “subordinato ad equilibri influenzati da tensioni politiche ed economiche”. Un monito sull’oggi, sperando che non diventi il nostro domani.



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