Gli investimenti in energie rinnovabili consentiranno all’Africa di crescere

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 


Quando l’elettricità è finalmente arrivata nel villaggio, la prima cosa che Mwajuma Mohamed ha acquistato è stata una televisione. La donna vive a Matipwili, una comunità di circa duecento case a tre ore di auto da Dar es Salaam, la città più grande della Tanzania. 

Mohamed ha raccontato al New York Times che meno di dieci anni fa, piccoli pannelli solari le hanno permesso di accendere la televisione, le lampadine, lo smartphone. Un privilegio ancora negato a circa seicento milioni di africani, il quarantatré per cento della popolazione del continente. Di questo tema si è discusso proprio a Dar es Salaam: il 27 e il 28 gennaio 2025, più della metà dei leader africani hanno partecipato a un vertice per negoziare il più grande investimento per la produzione di energia elettrica nella storia dell’Africa.

L’iniziativa, che prende il nome di “Mission 300”, è stata lanciata lo scorso anno dalla Banca mondiale e dalla Banca africana di sviluppo. L’obiettivo è fornire elettricità entro il 2030 a trecento milioni di africani, cioè ad almeno la metà delle persone che non hanno ancora il lusso della televisione (e molto altro). Per farlo, servono investimenti. E per farlo in linea con l’Agenda 2030 dell’Onu, servono fonti energetiche rinnovabili. 

Prestito personale

Delibera veloce

 

Secondo Reuters, i negoziati in Tanzania hanno cominciato a sbloccare finanziamenti che dovrebbero raggiungere i novanta miliardi di dollari, coinvolgendo banche multilaterali di sviluppo, istituzioni finanziarie, imprese private e filantropi. I prestiti saranno concessi a tassi d’interesse inferiori a quelli di mercato, un aspetto cruciale poiché i finanziatori internazionali tendono spesso ad applicare tassi molto più elevati in Africa rispetto al resto del mondo, adducendo maggiori rischi.

Per ora, al summit di Dar es Salaam, le banche di sviluppo hanno promesso trentacinque miliardi di dollari. La metà degli investimenti andrà al settore dei pannelli fotovoltaici indipendenti dalle reti elettriche nazionali (solar mini-grid). Si tratta di piccoli moduli solari dotati di batterie di accumulo, che riescono a fornire energia anche alle comunità più remote. Il presidente della Banca mondiale, Ajay Banga, ha descritto l’iniziativa come un ponte necessario all’unione tra sviluppo economico, stabilità sociale e diritti umani. «Senza elettricità, non abbiamo niente. Non c’è lavoro, assistenza sanitaria, formazione», ha affermato. 

Nonostante le dichiarazioni ambiziose, molti osservatori del settore energetico africano hanno espresso scetticismo. Alcuni hanno citato proprio la Tanzania – Paese che ha ospitato il vertice – come caso esemplare di una situazione complicata. Nel 2015, un terzo degli abitanti del Paese dell’Africa orientale non aveva accesso all’elettricità. Dieci anni fa, la Tanzania sembrava il mercato ideale per il più grande sviluppatore mondiale dei pannelli solari mini-grid, l’azienda statunitense Husk Power Systems. 

Da qualche anno, però, la società ha abbandonato il Paese perché il governo le ha imposto di vendere l’elettricità allo stesso prezzo della compagnia elettrica nazionale, che però gode di ingenti sovvenzioni pubbliche. Husk Power Systems ha quindi deciso di svendere le proprie infrastrutture: alcuni impianti sono rimasti intatti, ma inutilizzati; altri sono stati smantellati e venduti come pezzi di ricambio.

Con l’uscita dell’impresa americana, migliaia di persone – tra cui Mwajuma Mohamed e la sua famiglia a Matipwili – sono rimaste senza energia elettrica. La televisione comprata dalla donna veniva alimentata da una mini-rete di celle solari targata Husk Power Systems. «Quando abbiamo avuto l’elettricità, ci siamo sentiti finalmente normali», racconta al NY Times mostrando la casa buia, i pannelli solari coperti di polvere e la televisione riposta nella scatola della confezione.

Senza nominare direttamente l’impresa, il ministro dell’Energia della Tanzania, Doto Biteko, ha dichiarato che alcuni operatori del settore del fotovoltaico applicavano prezzi ingiustamente alti, causando un aumento dell’inflazione. «Non vogliamo mettere in difficoltà nessuno, ma spetta al governo decidere cosa sia meglio fare per il Paese», ha detto. 

I finanziatori riuniti a Dar es Salaam hanno cercato di affrontare il problema. Una prima soluzione è quella per cui i prestiti della Banca mondiale e della Banca africana di sviluppo sono vincolati a riforme normative che consentano ai fornitori privati di competere più liberamente con le utility statali. La Tanzania e altri dodici Stati hanno firmato questi accordi. Altri diciotto sono pronti ad aderire nei prossimi mesi.

L’altra metà degli investimenti raccolti con il programma “Mission 300” sarà destinata all’espansione delle reti elettriche tradizionali, alimentate principalmente da idroelettrico e combustibili fossili. Sebbene la generazione di elettricità sia ancora in parte dipendente dalle fonti fossili, alla base dell’iniziativa c’è il crollo dei costi associati ai pannelli fotovoltaici: conseguenza della crescita della produzione cinese di celle solari economiche e di alta qualità. Oggi il fotovoltaico è più conveniente sia in termini di costi, sia di tempi di costruzione rispetto a una diga o una centrale elettrica

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

Dopo la chiusura della piccola rete autonoma di pannelli solari di Matipwili, al villaggio sono stati installati i pali elettrici dell’infrastruttura nazionale. A gestire la rete – che però fornisce elettricità a solo un quarto della popolazione – è Tanesco, l’utility statale. Come quasi tutte le compagnie elettriche africane, la società opera in una situazione di perdita economica e scarsa manutenzione delle infrastrutture, con frequenti e prolungate interruzioni di corrente. 

«Con Husk Solar Power potevamo acquistare un pacchetto a prezzo fisso e usare tutta l’energia che volevamo, così molte persone hanno potuto avviare attività lavorative e redditizie», ha detto Gesenda Mwise Gesenda, presidente del villaggio di Matipwili. «Con Tanesco, il costo dell’energia è tre volte di più e il servizio peggiore».

L’esperienza di Matipwili dimostra perché i finanziatori puntano sempre più sull’elettrificazione decentralizzata. «In molte aree prive di rete elettrica, estenderla non è né conveniente né vantaggioso, rispetto a una mini-rete di pannelli solari», ha detto Ashvin Dayal della Rockefeller Foundation, ente coinvolto nell’iniziativa “Mission 300”. I finanziatori del progetto hanno avvertito i governi africani che il denaro da solo non basta a risolvere il problema e che – per attrarre investimenti ben oltre i trentacinque miliardi finora stanziati – è fondamentale che gli Stati approvino riforme normative nel settore dell’energia.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Source link